Recensione: Jonas Jonasson – Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve


Divertente, surreale, coinvolgente, un libro davvero molto intelligente.
“Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve” è il libro perfetto per superare il blocco del lettore.
Narra le vicende di Allan Karlsson, che alla vigilia del suo centenario decide di fuggire dal luogo dove è stato recluso: una casa di riposo. Allan non ha un piano, non ha una meta e colpa di una valigia grande e pesante, gli avvenimenti si susseguono casualmente, come sono casuali gli incontri con i suoi compagni di avventura: peripezia inusuale con intoppi di tutti i generi e nel mezzo omicidi e morti casuali, surreale in tutte le sue sfaccettature, ma proprio questo affascina il lettore.
In realtà Il centenario che saltò dalla finestra la definirei una biografia di Alla Karlsson, narrata con sbalzi temporali tra presente e passato e i tanti flashback che riportano avvenimenti storici con descrizioni bizzarre di personaggi come Truman, Franco, Mao e Stalin.
A mio avviso questo libro è proprio una bella ricerca stilistica dove fantasia e storia si trovano a viaggiare abbinati a colpi di scena e cambio continuo di sfondo.
Una narrazione divertente che non annoia mai, un libro che fa riflettere molto sulla terza età e quando essi possono vivere la vita da veri protagonisti nonostante, spesso, gli impedimenti e/o limitazioni fisiche.

Titolo: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve
Autore: Jonas Jonasson
Prezzo copertina:
Editore:Bompiani
Collana:Tascabili narrativa
Traduttore:Podestà Heir M.
Data di Pubblicazione:marzo 2018
EAN:9788845296758
ISBN:884529675X
Pagine:452

Citazioni tratte da: Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve

Con ai piedi le sue pantofole pisciose (quando urinano, gli uomini d’età avanzata raramente riescono a raggiungere un punto che vada più in là delle proprie scarpe), il vecchio si incamminò per la sua strada.

La vendetta non è una bella cosa. La vendetta è come la politica: si accanisce fino a quando il brutto diventa peggio e il peggio diventa ancora peggio.

Non ‘è niente di più hot di una macchina che dimostra la metà dei suoi chilometri.
“Guardati dai preti, figlio mio. E da quelli che non bevono acquavite. La categoria peggiore, poi, sono i preti che non bevono acquavite.”
“Guardati dagli ubriaconi. Avrei dovuto farlo anch’io.”
Crescendo, il ragazzo aveva elaborato una sua idea al riguardo. Secondo lui preti e politici erano della stessa pasta, indipendentemente dal fatto che fossero comunisti, fascisti, capitalisti o chissà cosa. Condividere pienamente l’opinione paterna per cui la gente come si deve non beveva succo di frutta, e quella materna per cui non bisognava perdere la testa anche se si era alzato un po’ il gomito.

In fatto di fede aveva sempre pensato che, non avendo certezze, tanto valeva tirare a indovinare.

…partendo dal presupposto un po’ limitativo che se non si aveva niente da dire era meglio non dire niente.

…la verità era molto più semplice da sostenere del suo contrario.

Talvolta capita che si dia fiato alla bocca mentre il cervello è ancora spento…

“Ma cosa significa essere innocenti? Dipende dal modo in cui si vedono le cose.”

La sua esistenza era stata eccitante ma niente durava in eterno, a parte l’idiozia umana.

Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro

 

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