Recensione DocuFilm: Jeff Koons. Un ritratto privato


Neo-pop, kitsch, surreal-dada. Si può dire tutto e il contrario di tutto quando si parla di Jeffrey (più noto come Jeff) Koons. Controverso, provocatorio, geniale, multiforme, anima critica del sistema, iconico, iconoclasta senza sembrarlo, maestro dei colori e dei materiali, prosecutore della commistione fra arte e mercato, come fu per Andy Warhol, visionario…
Ispirazione artistica e casi biografici ben compongono il docufilm Jeff Koons. Un ritratto privato di Pappi Corsicato (produzione di Nexo Digital per il progetto La Grande Arte al Cinema), che sarà sugli schermi cinematografici italiani dal 23 al 25 ottobre. Una vita peraltro molto ricca di eventi e complicata, quella di Jeff, con una pletora (8) di figli amatissimi, fra cui Ludwig, nato dall’unione con l’ex pornodiva ed ex parlamentare italiana Ilona Staller, in arte Cicciolina, e Shannon, da lui conosciuta quando lei era già adulta, in quanto era stata data in adozione dalla madre biologica che non aveva voluto sposare Koons. La pellicola sonda in profondità i modi artistici di Jeff Koons, ma ne esplora anche il lato prettamente umano, nello specchio della famiglia. Arte e famiglia: i due vettori dell’avventura esistenziale dell’artista di York.
Un viaggio affascinante nei meandri psicologici e creativi di un facitore d’arte, che, nonostante esiti e apparenze (anche acide, ma sovente di sorprendente delicatezza e un’invincibile armonia), ha uno stile di lavoro (e una sua “bottega”) da artefice rinascimentale. “Il film racconta le dinamiche nascoste dietro la persona, l’artista e il marchio Koons. Passando dall’America all’Europa e al Qatar attraverso varie decadi, il film sarà un’occasione unica per capire l’uomo che ha preso gli oggetti di uso quotidiano prodotti in serie e li ha trasformati nella più alta forma d’arte, elevando il loro status da ordinario a sublime”.
A restituirci il Koons segreto, parso molto affabile nel docufilm, oltre alle interviste con lui stesso le testimonianze della moglie, dei figli, della sorella Karen, di critici, galleristi, artisti, studiosi (Mary Boone, Jeffrey Deitch, Massimiliano Gioni, Antonio Homem, Dakis Joannou, Stella McCartney, Andy Moses, Norman Rosenthal, Scott Rothkopf, Julian Schnabel, Linda Yablonsky).
Si parte dalle radici, a York, in Pennsylvania – il padre di Jeff era un commerciante di mobili e arredatore d’interni – tanto importanti nella genesi dell’artista, la cui vocazione era sin da subito palese. “Una giovinezza rivissuta attraverso cimeli quotidiani, spesso denigrati come kitsch, che l’artista è riuscito a trasformare nella base del suo trionfo: oggetti come giganteschi palloncini gonfiabili a forma di animale e statuine Hummel in porcellana. Sarà l’occasione per Jeff Koons di raccontarsi e per noi di indagare quanto la sua calma e il suo volto pubblico riflessivo corrispondano alla realtà. E per scoprire come un adolescente abbia deciso di diventare artista dopo aver scoperto le opere di Marcel Duchamp e Salvador Dalì”. Poi New York, con il lavoro come broker per mantenersi, risparmiare e reinvestire nella propria arte e nei propri sogni. Dagli aspirapolvere nelle teche alle sculture e installazioni gigantesche, dalla serie The Equilibrium – palloni di basket che paiono fluttuare in teche di vetro, similacquari, ricolme di acqua distillate e cloruro di sodio, una riflessione sull’equilibrio psicologico e sociale – ai calchi in alluminio, dalle sculture della serie Luxury and Degradation ai lavori in porcellana (Michael Jackson and Bubbles) e alla copertina di un album di Lady Gaga. Un marchio di originalità senza pari (al netto dei detrattori) e sapendo utilizzare una molteplicità di mezzi e materiali (pigmenti, plastica, gonfiabili, marmo, metalli e porcellana).
Di grande effetto e suggestione la colonna sonora che accompagna le immagini, opera di Enrico Gabrielli, polistrumentista e figura musicale di straordinaria versatilità.
L’arte di Koons, andando oltre le considerazioni dei valori venali di mercato, procede, con il suo lavoro di rimodellamento estetico e di riflessione etico-filosofica, nel segno della pacificazione e dell’armonia. E, fatto non secondario, diverte pure. Indubitabilmente diverte.

Alberto Figliolia

 

Share This:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.