Ci sono giorni di un passato individuale anche remoto, in relazione ai canoni che governano la vita umana, che si imprimono nella memoria e che, se richiamati, ci riportano con assoluta e cristallina precisione a quanto in quel momento di quella data stavamo facendo o a dov’eravamo. Ciò avviene anche per alcuni eventi sportivi epocali – lo sport ha in fondo una valenza epica, quasi sovradimensionale talora. Italia-Brasile 3-2 del 5 luglio 1982 ha tale portata.
Sembrava una sconfitta annunciata, fu invece un trionfo clamoroso, che ci avrebbe proiettati alla conquista del terzo Mondiale della nostra storia calcistica. Per arrivare alla finalissima dovevamo dunque abbattere il colosso verdeoro, una équipe costituita da straordinari campioni, definiti dalla stampa specializzata come marziani: Sócrates, Zico, Falcão, Junior, Toninho Cerezo, Éder… Ma un uomo con il numero 20 sulla maglia sbucò dal nulla per infilare tre palloni nella porta delo stordito Valdir Peres: il compianto Paolo Rossi.
L’epopea che è quel match viene magnificamente raccontata da Davide Enia nel suo Italia-Brasile 3 a 2, il ritorno, in scena al Piccolo Teatro sino al 20 novembre. Iperboli, parabole, metafore, riferimenti all’attualità, salti in un passato ancora più antico, sagge e colte digressioni immerse in un linguaggio popolare, in un suggestivo e meraviglioso pastiche italo-palermitano, si susseguono in un’opera bella, limpida e a tratti misteriosa, poiché anche di destini si parla.
Davide Enia è uno splendido mattatore che sa alternare e mescolare con sapienza i registri narrativi e sentimentali, ora convulso e fiammeggiante come i fuochi d’artificio ora quieto e piano quando intervalla, parallelamente all’intervallo della partita, il racconto del dramma della Dinamo Kiev, trasformata in Start, che osò sconfiggere nell’Ucraina occupata la squadra dei nazisti in una partita che avrebbero dovuto perdere perché fosse dimostrata la superiorità della razza ariana. Invece l’orgoglio spinse i componenti della leggendaria squadra a vincere. Anche questa fu Resistenza. E non fu presa bene dai nazisti.
1-0, 1-1, 2-1, 2-2, 3-2 e il quarto gol di Antognoni, regolarissimo, annullato per un inesistente fuorigioco. Poi una delle parate del secolo con Dino Zoff che inchioda il colpo di testa imperiale e imperioso di Oscar sulla linea di porta. Un miracolo… della volontà! Davide Enia sulla sua sedia o in piedi, nel salotto della sua dimora palermitana, trascorre dalla gioia alla disperazione, in un’altalena infinita di emozioni: fra vis comica e tensione, paura, ansia, catarsi, si restituisce tutto il pathos di quella infinita partita, tanto simbolica per il nostro immaginario, nonché una sorta di allegoria della vita.
Perfetto anche l’accompagnamento musicale, con il fuori programma, nel bis, di uno scatenatissimo rock in cui il buon Davide palesa eccellenti doti canore. Sempre sorprendente!
La ripresa di questo bellissimo spettacolo avviene a quarant’anni da quel match e a venti dal suo debutto. “Una partita epica che offre lo spunto per rievocare il ricordo, intriso di gioia, di quella vittoria, insieme a non poche domande: cosa resta oggi delle voci e delle gesta dei tanti protagonisti di quella avventura? E quanto siamo cambiati, noi e il mondo, da allora?”. Paolo Rossi è morto troppo presto, cosi come il Dottor Sócrates, chiarissimo esemplare di un calcio intelligente e non avulso dalla realtà socio-politica. Stupendo anche l’excursus su Garrincha, alegria do povo brasiliano, ala destra fenomenale, il volo di un uccello storto, libero ed elegante, una finta irresistibile, di più… micidiale, un tiro imprevedibile, la più grande ala della storia, un poeta del gioco con la sua zoppia divenuta punto di forza, campione del mondo 1958 e 1962 e morto in solitudine, povero e alcolizzato. Per sempre nella fantasia e nei sogni con la sua ingenuità, la bontà, la classe senza pari.
“Un anniversario speciale, in occasione del quale Davide Enia ha deciso di tornare a confrontarsi con il testo originale, riproponendolo in una nuova versione: il mondo è cambiato, diverse sono le urgenze, i vuoti urlano più dei pieni, si profila un conflitto sociale durissimo, la pandemia e il lockdown hanno rimesso in discussione il teatro, la sua urgenza, il suo fine. Italia-Brasile 3 a 2 opera su un doppio binario: la coscienza collettiva e la coscienza intima. La partita della Nazionale contro il Brasile diventa uno strumento liberatorio, il suo ricordo è intriso di gioia. Ma c’è anche qualcosa che appartiene a una dimensione più profonda, legata a doppio filo con l’essenza del teatro stesso: il rapporto tra i vivi e morti. La presenza degli assenti continua a vibrare da questa parte della vita, e i tanti protagonisti di questo testo oggi non ci sono più: è morto Pablito Rossi, è morto Enzo Bearzot, è morto Sócrates, è morto Valdir Peres, è morto lo zio Beppe (uno degli spettatori domestici di quell’afosissimo 5 luglio 1982 palermitano, nda)”. “Eppure i loro occhi – commenta Enia – le loro voci, le loro gesta continuano a ripresentarsi come presenze vive, scena dopo scena, parola dopo parola, gol dopo gol, schiudendo le porte dell’inesprimibile, invitando ad abbandonarci al mistero, permettendoci di scorgere ciò che brilla nel buio e non fa male”.
90 minuti + recupero visionari e, nel contempo, palpabili come materia concreta, che vale la pena di vedere, la balconata e la platea del teatro come un educatissimo e composto stadio, ma oltremodo vibrante dentro, tutti immersi in un’esperienza altamente emozionale, nel segno della condivisione.
Alberto Figliolia
Italia-Brasile 3 a 2, il ritorno, di e con Davide Enia. Piccolo Teatro Grassi, via Rovello 2 , Milano (M1 Cordusio). Sino al 20 novembre.
Musiche in scena: Giulio Barocchieri, Fabio Finocchio. Luci: Paolo Casati.
Suoni: Paolo Cillerai.
Produzione: Teatro Metastasio di Prato, Fondazione Sipario Toscana. Collaborazione alla produzione: Fondazione Armunia Castello Pasquini Castiglioncello-Festival Inequilibri.
Orari: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30; mercoledì e venerdì, ore 20.30; domenica, ore 16. Lunedì riposo.
Durata: 90 minuti più recupero.
Prezzi: platea 33 euro, balconata 26 euro.
Informazioni e prenotazioni: tel. 0221126116, sito Internet www.piccoloteatro.org Milano.