DICIASETTE
Da Felice Bartolomeo a Tito.
La prima volta con Tito. Era una scatola chiusa, una finestra da aprire, forse di meraviglie da far uscire, un sogno di vaniglia. Si videro a casa sua su appuntamento, oramai aveva l’agenda. Era un appartamento e dovette far silenzio anche quando camminava per non farsi spiare dai vicini. Aveva un vestito scintillante e luminoso. Appena entrata in casa si strusciò scollandosi il vestito e seducendolo con le cosce rosse e schiaffeggiate da Tito. Gli disse: siediti!
Tito ubbidì ai suoi comandi come se fosse un carabiniere. Danzò come una Giove chiedendole di spogliarsi… con quei tacchi e quel filo di tanga, era solamente da impazzire. Margherita prese la sua testa e lo abbassò vicino a un imbuto per assag¬giarne la consistenza e da qui sfilò la cravatta, sbottonò la camicia e incominciò a muovere il bacino in oscillazione sulla sua bocca. Non voleva possederlo, ma farli accendere una sigaretta.
La scena era atmosferica, con quella luce che appena usciva dai buchi delle tapparelle e quella pinguedine sul ventre. Era sulla poltrona mentre assaporava il profumo raffinato dei suoi petali. Era desiderata, non lo faceva capire, anzi il contrario. Dopo un’ora intensa di profonda agilità incantevole decise di iniziare, abbassò la zip. Era oggetto di piacere felino, costruzione in essere, mandava al manicomio Tito. Era selvaggia, accattivante, avvincente, svelta, vera, una musa. Aveva le giuste tonalità come le note di un pianoforte, e pin pin sul corpo. Quell’essere stregato dal male di farlo non si trova in mille donne ma in rari gioielli preziosi, un po’ come trovare dell’oro in una cassaforte. Chi è donna parte con i preliminari senza chiedere cosa fare … si è liberi di scambiarsi, di cercarsi e all’improvviso eliminarsi dalla stona, da quell’album di fotografie. Che cosa vuole una donna? Vuole il piacere di una frase, l’astuzia di uno stronzo, i dettagli
Io, PERÒ..
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