Recensione film “Il vizio della speranza” per la regia di Edoardo De Angelis
TRA LE MACERIE DELL’UMANITÀ
Con il secondo film, dopo la parabola dello sfruttamento delle siamesi cantanti di Indivisibili, si profila il cinema secondo De Angelis, un recettore delle macerie umane ai margini della società italiana che rasenta la parodia di un Pasolini bruno sporco e cattivo. Alla foce del Volturno, sulla costa di costruzioni dismesse, rottami e immondizia, Fatima, una volta bambina violentata, decide di fuggire dalla meretrice che sfrutta prostitute nigeriane e fa commercio vendendo i loro neonati. Ma come dice l’implacabile negriera (una verace Gonfalone): «Questo vizio della speranza…». Nonostante la visione umanistica del degrado, questo inferno via via si carica di simbolismi infruttuosi che tolgono peso proprio all’impegno civile del film. Restano le sequenze disperate del fiume-mare dantesco.
Silvio Danese
Titolo originale: Il vizio della speranza
Nazione: Italia
Anno: 2018
Genere: Drammatico
Durata: 90′
Regia: Edoardo De Angelis
Cast: Pina Turco, Massimiliano Rossi, Marina Confalone, Cristina Donadio, Marcello Romolo