A cura di Augusto Benemeglio
1.Radici abruzzesi
“I volti dell’amore” , edizioni Terra d’Ulivi ,2013, di Rossana Mezzabarba Nicolai è una silloge che, -come scrive la stessa autrice in epigrafe ,- sono “vibrazioni dell’anima”. Poesia fluida, essenziale, che si fa canto , ed ha il tempo andante del paradiso. Versi di vita familiare , da nido , intimisti , densi di nostalgie , che hanno un nitore , una dolcezza una tristezza, una malinconia , una musicalità vagamente pascoliana , versi icastici , leggeri , che lasciano passare la luce ( “ Ora ch’è sera/anche il tuo sguardo conosce/ l’oro del tramonto…”) . Rossana scrive da sempre, da quando era ragazzina con gli occhi profondi e lievi che cercavano uno “spazio altro”. E’ vissuta a pane e cultura , quel sovrappiù – diceva Tagore – su cui è costruita la civiltà dell’uomo. Nella sua famiglia , abruzzese da molte generazioni , poesia , canto lirico e pittura erano nutrimento costante dello spirito , un po’ le scusanti dell’esistenza; il padre era un eccellente pittore , i nonni materni erano patiti della musica lirica , e profondamente innamorati della loro terra. Da bambina la conducevano nei paesaggi dell’anima , nei boschi, sulle rive dei fiumi , dove tutto è un’architettura di suoni istantanei, un’orchestra di sussurri e voci , dove c’erano fabbriche d’aria buona e di silenzi , e lo spazio , tutto lo spazio intorno a lei ,si faceva musica di sogno: “immagini, sensazioni/sentimenti/ s’affollavano /in un brivido d’amore/…e il tempo pareva fermo/incantato/ tra vicoli vetusti,/ fra le mura di pietra/negli anfratti /ancora caldi di nidi… Immagini, voci e suoni che fanno parte della sua memoria antica , sono in lei come eredità perpetua . Non a caso , Rossana ha una bella voce da contralto , e una vena lirica, che riesce ad esprimere con gentilezza , forza , fatica , pazienza e fedeltà , le doti da monumento dei suoi avi abruzzesi . Da tutto ciò , e da altro materiale del suo vissuto quotidiano , insieme ad una componente inconscia , sedimentata nella sentina dell’anima , e rielaborata , nasce la sua poesia , arricchita dalla sua costante ricerca estetica e stilistica che dà forma e contenuto originali alla sua poetica. Rossana cerca la parola giusta , col giusto colore e calore , l’esatta leggerezza , cerca l’umile riga di tristezza che fa velo nel suo cuore. Cerca quell’oasi pastorale “cui attingere /nelle stagioni aride”, cerca l’anima dei cani nei “cuccioli dagli occhi smarriti”.
2.L’Ulivo .
La poesia di Rossana rimane un idillio , una promessa di fede solitaria nel cuore della separazione delle cose ; e allora ecco che anche quando tutto sembra incrinarsi, compromettersi in modo irreversibile ,un tunnel senza via d’uscita ,c’è questa risalita dell’anima , questo prodigioso ricupero del senso della vita, un attimo , uno spiraglio , un lampo che racchiude tutto lo spazio che possiamo abbracciare con la mente, per ritrovare nella memoria un albero antico che impazziva di gioia e di vento, o un parto di tenerezza e di speranza , tra un’alba seppellita e un’aurora perduta (Lei già si tingeva/del rosa dell’aurora/e lui la contemplava/come fosse la prima volta;/attornol’aria/era tutto un canto”) . Rossana comincia a pubblicare nel 1984 e il suo è un “Diario di palpiti segreti” . Si parla di tono elegiaco , estrema musicalità, icasticità, di grande senso del ritmo , di poesia ardente, appassionata, sincera , che però non indulge al sentimentalismo, non si piange addosso, una poesia che si accende in scansioni e ritmi del tutto personali e si fa universale. “Nella galassia della vita/ spesso non siamo altro /che naufraghi smarriti / aggrappati ad un isola / fiammiferi in attesa / di una mano che li accenda ,/ stoppini che ardono dalla voglia/ di diventare fiaccole”. Fiaccola d’amore lei lo è sempre stata per il proprio compagno di una vita intera , il marito , a cui ha dedicato una delle poesie più belle di tutta la raccolta, L’Ulivo ( “Sei radicato in me/ed io in te;/siamo oggi/ l’annoso, fecondo ulivo/dalle chiome d’argento/che adorna/il campo della vita,/albero di tanti nodi/rafforzati dal tempo”) …
3.Roxane
Nel mosaico irto e frastagliato della sua vita, anche quando si fa tenerezza e dolcezza estrema , con un sottofondo i malinconia ; la sua non è mai poesia di disimpegno , anzi i suoi versi sono tessere incendiarie e gocce di ristoro, angosce e meraviglie incancellabili , che non baratterebbe con niente e nessun’altra cosa. La poesia è per lei soprattutto amore, e prende voce dal silenzio. Del resto talora basta una “pausa” per sedurre fino alla riflessione; e in quelle pause vi sono solitudini simultanee che fanno innamorare( Distesi, l’uno accanto all’altra/la mano appoggiata/sul tuo cuore/quale ferma, rinnovata promessa,/ogni suono s’acquieta//ed io sento soltanto/i nostri palpiti:/l’amore prende voce/ dal silenzio”)…La poesia è per lei , in una sola parola, salvezza, ma anche bellezza , una pennellata di magia che smuove i tasti dell’ anima , o le corde colorate dell’arpa, che ciascuno di noi ha dentro di se. Però il poeta dev’essere come un palombaro che scende giù, giù, nel proprio ego per trovare un Tu, con cui vegliare insieme , una Unione che dia senso colore e valore all’esistenza: “Vegliare insieme/i palpiti del giorno/nel quotidiano incontro con la vita..” Ma ecco che le parole si fanno farfalle , anzi la poesia stessa è “La farfalla” un nulla rivestito di carne e sogni , un attimo fuggente. Le parole si fanno archi , suoni , e fluiscono come note musicali per nominare la sfumatura di sentimento, la gioia, il dolore, il passaggio dal buio alla luce, la nostalgia, lo stupore, l’incanto di un’eco che diventa un nome lontano , che rievoca una delle massime figure romantiche della storia della letteratura , che ha il suo stesso nome, Roxane , un nome ormai sperduto nel tempo , che sta alla balaustra di una notte stellata in bilico, un’acrobazia di stelle poggiate su un niente, che da un momento all’altro ti piovono addosso come in quelle notti di San Lorenzo, quando tutte le cose sembrano si mettano a piangere di desiderio: Cos’è un bacio? //un …apostrofo rosa sulla i di “ti amo”, un segreto soffiato in bocca…un frammento di eternità…”.
4.Colloqui inattesi
Vedi il vecchio papa all’altare e ti commuovi, e poi vedi centinaia di migliaia, milioni di persone che si scambiano il segno della pace nella Grande Immensa Piazza di San Pietro . gente che impara a difendere la pace e la gioia dello spirito, della fede e della libertà e tu, nonostante sofferenze angosce muri di pietra e sentieri spezzati , senti ri-nascere la speranza in quella tua anima che è Un giardino segreto che si deve aprire a tutti . La poetessa cerca “una nuova umanità / che accenda nel mondo lumi di speranza Dice : “Mi stanca il cicalare /convulso del giorno/che ha fretta di morire/ l’asmatico orologio/ ghigliottina del tempo/ la solitudine , compagna preziosa per i poeti e il silenzio…” La poesia significa per lei abitabilità spirituale , ma la gente continua a smarrirsi reciprocamente tanto nello spazio quanto nell’anima ,e nessuno raggiunge la sua meta. Tuttavia Rossana continua a credere che la poesia sia soprattutto questione di cuore e che bisogna “sentire il mondo /come un cuore di spugna” . Apollinaire diceva che tutti i governi del mondo ogni giorno ammazzano un poeta per non sapere cosa fare. All’eroe assassinato uno scultore innalza una statua di nulla. In effetti il poeta vero è spesso un rompiscatole, una sorta di profeta che va tacitato in qualche modo, almeno questo era il concetto dei poeti ai primi del novecento. Ma verso la fine del secolo Eugenio Montale disse che la poesia era ridotta a fogna perché aveva perso quel fantasma dell’armonia e il senso del mistero. Non esiste poesia senza l’antichissima sofferenza dell’uomo , e l’eco delle sue grida estinte. Non ci potrà mai essere poesia senza le occasioni di meraviglia, di dolore e sogno. Che altro si chiede a un poeta? Colloqui inattesi con la realtà, lampi di rivelazione non riducibile a dogma. Certo , la fede nel nostro mondo , o meglio nella possibilità di viverci e di migliorarlo, dobbiamo trovarla in noi. Diciamolo , la vita reale è un’altra cosa, e tuttavia la poesia ci può dare la speranza di una preghiera, quasi di un inno, e bisogna curarla come una pianta che dà buoni frutti quale premio della nostra dedizione, come “L’albicocco” dalle “foglie a cuore”.
5. Acchiappare l’anima
Scrive Alessandro Baricco che la creazione è un viaggio, un paesaggio che sta sempre ai margini del caos, e ti fa magari anche storcere il naso, perché noi siamo fatti anche di macerie e fango , ma quando vieni fuori da questo viaggio interiore, capisci che è quella la vera creazione , e che è una cosa rara e fantastica, irripetibile. Tu , Rossana, sei riuscita ad acchiappare la tua anima ,ed è magari l’unica cosa che sei riuscita a fare nella vita. Ma ne è valsa la pena. Era quella la cosa essenziale. In fondo questa è l’aspirazione di ogni vero poeta . Ma potremmo anche dire che il tuo rapporto con la poesia è “Una lunga storia d’amore”…ma con un finale ancora tutto da scrivere.
Roma, 18 aprile 2013 Augusto Benemeglio