A cura di Gordiano Lupi
Mario Mattòli gira un film omaggio del teatro di rivista, ben sceneggiato da Steno e Marchesi; in pratica un film a episodi mascherato, un contenitore di numeri musicali, balletti, coreografie e sketch piuttosto divertenti, interpretati dai migliori fantasisti e comici del tempo. La trama si sviluppa partendo dal paesino di Viggiù (cinquemila abitanti in provincia di Varese) dove Carlo Campanini, comandante dei pompieri, ha due problemi: una bella figlia Fiamma (Silvana Pampanini) che vuol fare la soubrette e una canzone di successo come I pompieri di Viggiù. Campanini guida i componenti dei vigili del fuoco a Milano, deciso a interrompere la rivista I pompieri di Viggiù ma anche intenzionato a riportare a casa la figlia. I vigili del fuoco dietro le quinte del palcoscenico sono il filo conduttore della storia, collegano alcuni numeri sexy, canzonette romantiche e siparietti comici. Il vero scopo dei pompieri è quello ammirare bellezze seminude che in provincia non è facile vedere, per questo motivo la solerte moglie Ave Ninchi redarguisce il marito. I nostri pompieri abbandonano il proposito di far smettere di recitare attori e ballerine, ma si lasciano ammaliare – insieme al pubblico – dal teatro di rivista. Il padre desiste del riportare a casa Fiamma e la lascia libera di seguire la sua vocazione.
I pompieri di Viggiù è un film moderno e brillante che per le parti comiche non risente del tempo passato, ma risulta datato per gli inserti melodici di gusto anni Cinquanta (Sentimental, Wanda Osiris che canta scendendo la scalinata…). La trama è una scusa per fare la storia del teatro di rivista, omaggiato da alcune scenette indimenticabili, tra tutte quella che vede Totò innamorato di Isa Barzizza, moglie di un venditore di stoffe (Castellani) sull’orlo del fallimento e convinto che esistano gli spiriti. Totò corteggia la donna proprio mentre sta arrivando il marito, quindi – secondo le buone regole della pochade – dovrebbe nascondersi. Non trova di meglio che fingersi manichino, dando il via a una serie di qui pro quo, smorfie e situazioni comiche esilaranti. Totò diventa bersaglio di schiaffoni, persino di improbabili colpi di pistola, ma alla fine si finge l’anima del padre, estorcendo allo sciocco marito stoffe, giacche e persino baci dalla moglie. Totò torna per uno sketch finale come direttore della banda, una parte che Franco Franchi imiterà nei futuri film (Ma che musica maestro su tutti) e in televisione. Totò conclude dando il via alla Marcia dei Bersaglieri e a una divertente passerella finale. Proprio lui consiglia a Carlo Campanini di non interferire sulla vita della figlia e di farle seguire la sua vocazione, invece di sposarla a un fidanzato con la faccia da fesso. Tra le altre scenette comiche citiamo la bravura di Nino Taranto come topo d’albergo e come poliziotto siciliano intento a multare bellezze al bagno in costumi discinti. Mario Mattòli anticipa la commedia balneare, la commedia sexy, persino il musicarello e confeziona un prodotto divertente che in certi momenti sfida la solerte censura.
I pompieri di Viggiù è un film molto citato. Nella pellicola Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, quando la sala prende fuoco, nella piazza del paese si sta proiettando proprio il film di Mattòli. Edoardo Bennato cita la pellicola nella canzone C’era una volta e Ascanio Celestini ne La Rivoluzione. Ennio Flaiano scrive nel 1949: “L’errore dei critici è volerlo considerare un film, in realtà è un documentario che anticipa in Italia le gioie della TV”. Morando Morandini aggiunge: “Sotto questo profilo, la pellicola è un capolavoro involontario di reportage, una preziosa antologia dell’avanspettacolo nell’Italia del dopoguerra. Il titolo è quello di una popolare canzone di Arnaldo Fragna. Terzo incasso nella stagione 1949 – 50”. Due stelle è il giudizio critico, ma cinque stelle è il responso del pubblico. Contraddiciamo il noto critico, perché se di antologia si tratta è del teatro di rivista e non dell’avanspettacolo, che è ben altra cosa. Pino Farinotti concede due stelle e afferma che “le vicende del corpo pompieri di Viggiù servono solo a legare tra loro numeri musicali e sketch comici”. Paolo Mereghetti, invece, è entusiasta. Ben tre stelle anticipano una lunga nota critica: “Un film corale… uno straordinario documentario sul mondo della rivista, girato come se fosse un musical hollywoodiano (anche se con minor ricchezza di mezzi) e montato con un bel ritmo, tra abbondanza di belle ragazze molto poco vestite (almeno per i tempi) e frequenti gag sui temi d’attualità”.
Le riviste del 1948 dalle quali vengono prelevati parti comiche e numeri musicali: Nuvole, E così era il mondo, Al Grand Hotel, Buon Appetito. Molte le canzoni: Canto campestre e Sentimental (Wanda Osiris), I pompieri di Viggiù (Carlo Dapporto), Qui… sotto il cielo di Capri (Ariodante Dalla), Perché non sognar (Jole Cacciagli). Ottime le musiche e le scenografie. Bravi gli attori di secondo piano come Ave Ninchi, Carlo Croccolo, Alfredo Rizzo. Belle e seducenti Silvana Pampanini e Isa Barzizza. Un film da rivedere.
Regia: Mario Mattòli. Soggetto e Sceneggiatura: Marcello Marchesi, Steno. Produttore: Dino De Laurentiis. Fotografia: Aldo Tonti. Montaggio: Giuliana Attenni. Musiche: Armando Fragna. Scenografia: Alberto Boccianti. Interpreti: Carlo Campanini, Totò, Silvana Pampanini, Ave Ninchi, Carlo Croccolo, Dante Maggio, Aldo Tonti, Ughetto Bertucci, Alfredo Rizzo, Leopoldo Valentini, Augusto Caverzasio, Ernesto Almirante, Dolores Palumbo, Mirella Gailardi, Ricky Denver, Totò Mignone, Isa Barzizza, Mario Castellani, Wanda Osiris, Carlo Dapporto, Laura Gore, Guido Morisi, Leho, Manet, Nino Taranto, Carlo Taranto, Enzo Turco, Elena Giusti, Adriana Serra, Franchina Cerchiai, Stella Nicolich, Magda Gonnella, Harry Fiest, Ariodante Dalla, Gregorio Di Lauro, Rosetta Pedrani, Geo Dorlis, Miriam Gori, Odoardo Spadaro.
Per vedere la scenetta del manichino: http://www.youtube.com/watch?v=yPyi0-LK_KA
Gordiano Lupi
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