I due vigili di Giuseppe Orlandini


A cura di Gordiano Lupi

I due vigili è una farsa senza pretese che si prefigge il solo scopo di divertire il pubblico, cercando di impartire un minimo di educazione stradale. La sigla di testa è un disegno animato stilizzato con alcune foto di Franco e Ciccio nel ruolo di poliziotti municipali, ma la trovata originale sono i nomi degli interpreti scritti in diagonale su strisce pedonali bianche. Vediamo semafori accesi, segnali di divieto di sosta e indicazioni di arresto di colore rosso che anticipano i nomi del cast tecnico. La pellicola caratterizza subito i ruoli: Franco Lo Cascio è l’inflessibile “bounty killer della polizia comunale” che multa tutti e non perdona nessuno, mentre Ciccio Merendino è “il tenerello”, sempre disposto a perdonare e a non far pagare le infrazioni. Franco e Ciccio sono due vigili urbani motorizzati, paragonati ai mitologici Castore e Polluce, tutori dell’ordine e custodi del codice della strada. Vediamo subito un comico processo a un automobilista reo di aver spernacchiato Franco (si era soffiato il naso) durante una multa. Alla fine il solerte avvocato dell’accusa finisce lui per fare le pernacchie a Franco quando lo multa per divieto di sosta. La pellicola va avanti come un contenitore di scenette da avanspettacolo, sembra una parodia de Il vigile (1961) di Luigi Zampa, soprattutto per la comica inflessibilità di Franco e quando abbiamo l’incontro con Isabella Biagini, che ricorda la scena Sordi – Koscina.  “Il codice della strada è il mio santo. Sono targato CdS: Codice della Strada”, afferma il comico siciliano. Multa la Biagini per bollo scaduto, una straniera, il collega Ciccio per uno stop non funzionante e persino il sindaco di Roma per divieto di sosta. La fortuna di Franco è che l’ospite inglese del sindaco gradisce la sua inflessibilità, così viene promosso e finisce su tutti i giornali. Da citare le ripetute battute di Franco nei confronti della fidanzata giudicata “troppo nuda”, una sorta di condanna della moda della minigonna.
Quando entra in scena Umberto D’Orsi, capitano dei vigili urbani multato da Ciccio che decide di diventare severo per avere lo stesso successo del collega, il film si vivacizza. I due vigili si fanno ingannare da una banda di rapinatori scortandoli verso la fuga invece di arrestarli. Vengono appiedati e affidati al 50° reparto, capitanato da Umberto D’Orsi che si vendica per la multa e per il ritiro della patente. Finiscono alla discarica a sorvegliare la nettezza urbana, vengono impiegati per far cessare schiamazzi nei condomini, seguono lavori stradali e devono andare nei quartieri poveri a riscuotere contravvenzioni. Si mettono sempre più nei guai denunciando alla moglie – senza volerlo – l’amante del capitano e subito dopo lo fanno sapere anche al marito della donna. Tra le scenette più divertenti ricordiamo la riunione politica segreta tra comunisti e cattolici sventata da Franco e Ciccio che credono di avere a che fare con malfattori. Finiranno in manicomio. Ancora più bella è la sequenza ambientata in borgata con Franco che mostra doti da attore drammatico quando si commuove di fronte a una famiglia di finti poveri e nasconde diecimila lire nel divano perché possano pagare la multa. Finirà male, nonostante le buone intenzioni, cacciato di casa e senza la somma dovuta. Franco e Ciccio si riscattano facendo arrestare la banda di rapinatori che avevano involontariamente aiutato. Il finale è da pochade, intriso di comicità slapstick con un buffo inseguimento tra un camion della nettezza urbana e i malfattori. La foto scattata per la stampa vede i nostri eroi coperti da immondizia ma raggianti per aver ritrovato il loro posto da vigili urbani motorizzati. “Di fiori ci coprono! Eroi siamo!”, dice Franco. Bellissima la battuta finale: “A me pare di essere quel pesce. L’alice nel paese delle meraviglie”. Solo Franco potrebbe pronunciare una simile freddura. La parola FINE è ripresa sotto un cartello di divieto di sosta. Molto originale.
La poliziotta (1974) di Steno è debitrice di alcune situazioni legate a questa pellicola. La scena dei baraccati finto poveri si ripresenta con un’impietosita Mariangela Melato che si trova di fronte una famiglia molto numerosa. Pure l’inflessibilità del vigile, la multa al superiore, la vendetta nei confronti di una poliziotta affidata a compiti sempre più degradanti, sono desunti da I due vigili. Va da sé che le intenzioni sono ben altre e che La poliziotta resta un’ottima commedia con ambizioni di denuncia sociale. La poliziotta fa carriera (1976) di Michele Massimo Tarantini e i due sequel che verranno prodotti, invece, tornano sul piano della farsa spingendo sul versante sexy.
La critica non distrugge I due vigili. Paolo Mereghetti assegna una stella e mezzo: “La solita farsa, ma nella scena in cui visita i baraccati finto poveri Franchi rivela le sue potenzialità di grande attore drammatico”. Morando Morandini concede due stelle e arriva a tre per il giudizio del pubblico: “Nono film nello stesso anno. Ma l’esercizio fa il maestro e i due comici più lavoravano e più rendevano sciolta e spiritosa la loro recitazione”. Secondo il nostro conteggio nel 1967 i due comici siciliani girano solo otto film, ma va bene lo stesso, la catalogazione è sempre incerta. Conferma le due stelle anche Pino Farinotti ma si limita a riportare una sintetica trama.
La pellicola è un contenitore di pubblicità indiretta: tutti bevono acqua Pejo e gli avventori dei bar ordinano Stock 84. Segno dei tempi. L’idea del film è del veterano Giorgio Bianchi (1904 – 1967), che muore senza vedere il prodotto finito, autore di commedie interessanti nel periodo 1940 – 1967. I suoi ultimi film da regista sono Assicurasi vergine (1967) e Quando dico che ti amo (1967). Il regista è Giuseppe Orlandini (1922), uno specialista alla guida della coppia sicula, dopo aver cominciato con la commedia sentimentale Tutti innamorati (1959), Lo squadrista (1962) e alcune commedie di poche pretese (La pupa, 1963 – La ragazzola, 1965 – Gli infermieri della mutua, 1969). Sono cinque i film diretti con protagonisti Franco e Ciccio: I due vigili (1967), I due crociati (1968), I due maggiolini più matti del mondo (1970), Il clan dei due borsalini (1971) e Continuavano a chiamarli… er più, er meno (1972).

Regia: Giuseppe Orlandini. Soggetto: Giorgio Bianchi. Sceneggiatura: Roberto Gianviti. Montaggio: Enzo Micarelli. Aiuto Regista: Massimo Castellani, Stefano Rolla. Fotografia: Benito Frattari. Costumi: Berenice Sparano. Arredamento: Carlo Gervasi. Musiche: Carlo Rustichelli. Direttroe di Produzione: Marcello Papaleo. Organizzatore generale: Nicolò Pomilia. Realizzato da Giorgio Bianchi per la Rizzoli Film. Interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Umberto D’Orsi, Franco Giacobini, Luciana Scalise, Rosita Pisano, Britt Garland, Mario Frera, Dada Gallotti, Vincenzo Maggio, Dominique Badon, Luca Sportelli, Anna Lelio, Giorgio Sciolette, Luciano Bonanni, Antonio Nardo, Mario Pennisi, Riccardo Franci, Armandino, Enrico Marciani, Valentino Macchi, Oreste Palella, Mario Cappuccio, Giuseppe Pollaci.

Per vedere alcune sequenze: http://www.youtube.com/watch?v=iRflcYLUKbU

Gordiano Lupi
www.infol.it/lupi
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http://cinetecadicaino.blogspot.com/

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