A cura di Gordiano Lupi
I due parà è una coproduzione italo – spagnola gestita a dovere da Lucio Fulci che non perde l’occasione per fare un discorso politico a base di antiamericanismo e di delusione rivoluzionaria. Si tratta di un film comico ma è evidente la matrice anarcoide di un uomo libero, contrario a ogni tipo di regime dittatoriale.
La scena iniziale vede Franco e Ciccio Impallomeni citare i primi anni di vita artistica dei due attori siciliani, soprattutto quella di Franco Franchi, per molto tempo comico della posteggia sicula. Ciccio è il presentatore, mentre Franco è un finto fachiro indiano che siede sui chiodi, mangia fuoco e vetri. “Anche per oggi non si mangia”, è la considerazione quotidiana I due cugini si rendono conto che facendo gli artisti di strada non racimolano denaro, perché i siciliani osservano indifferenti e al momento di pagare si defilano. Per questo i due cugini decidono di cercare fortuna in America, ma invece che a New York finiscono nella Repubblica Sudamericana di Santa Prisca, sconvolta da una rivoluzione contro il feroce dittatore Limar (Robert Camardiel). Franco e Ciccio si trovano coinvolti in una serie di attentati contro la vita del dittatore, che riesce sempre a farla franca, nonostante la guerriglia portata avanti da Baffudos e Sbarbadas cerchi di eliminarlo. I guerriglieri di Fulci sembrano una buffa parodia dei rivoluzionari cubani (Barbudos), ma l’ambientazione pare più messicana che caraibica, anche se il film è realizzato in studio e gli esterni sono pochissimi. Le Sbarbadas sono la colonna femminile dei rivoluzionari e conferiscono alla storia un tocco di femminismo. Alberto D’Orsi è l’ambasciatore degli Stati Uniti, uomo della Casa Bianca che ha costruito il dittatore e cerca di difenderlo dai rivoluzionari, ma gliene capitano di tutti i colori. Alla fine lo vedremo ricoperto da fasce e garze per essere caduto più volte in trabocchetti pieni di famelici coccodrilli. Franco e Ciccio vengono usati dal dittatore come pedine per i suoi giochi, vestiti da parà e catapultati nel campo del Baffudos. La trama non è così importante, perché la pellicola vive una serie di colpi di scena che portano i due cugini sui vari fronti, prima dalla parte di Limar, poi dei Baffudos, infine a prendere il posto del dittatore, dando vita a gag che ricordano Il grande dittatore (1940) di Charlie Chaplin, per poi lasciare Santa Prisca alle Sbarbadas e raggiungere un posto tranquillo: il Vietnam!
I due parà è la pellicola numero 52 interpretata da Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, confezionata in un mese di lavoro a costi contenuti, debutta per Natale e riscuote un buon successo di pubblico. Il film anticipa temi che saranno ben più espliciti ne Il dittatore dello stato libero di bananas (1971) di Woody Allen, secondo lavoro da regista dell’attore nordamericano, il primo scritto con Mickey Rose.
I due parà è una farsa anti imperialista, una perla comica nella cinematografia italiana anni Sessanta, un continuo susseguirsi di gag fisiche e verbali, travestimenti, esecuzioni che non vanno a buon fine, combattimenti da comiche e satira dei film di spionaggio. La parodia è ai massimi livelli, sia quando sbeffeggia le dittature, che quando ironizza sui rivoluzionari divenuti tiranni, per finire con la guerra del Vietnam. Sono molte le gag che meritano di essere ricordate all’interno di una pellicola a metà strada tra un comico – bellico e una spy story grottesca. Vediamone alcune. Franco Franchi che mangia filo spinato all’amatriciana e frittata di lampadine condita con polvere di ferro. La mancata impiccagione al campo dei Baffudos, grazie al salvataggio delle Sbarbadas, ma soprattutto perché i due cugini dimostrano di essere siciliani cantando una canzone popolare. Notevole la gag del pranzo che Franco divora in un baleno quando è invitato dal generale. Franco e Ciccio vestiti da generali rischiano la vita dopo il trionfo della rivoluzione: uno dei momenti più esilaranti li mostra come finti manichini. Ottima la comica da avanspettacolo al tavolo di un bar insieme a Enzo Andronico, proprietario schiaffeggiato e trattato da servo. Ciccio viene proclamato dittatore con il nome di Ciccio I, Franco diventa il braccio destro, ma si abbandona a sogni di grandezza e di tanto in tanto siede sullo scranno presidenziale. Maria Silva è la bella che seduce il dittatore di turno, a tutti dice le stesse parole, il suo scopo è quello di restare la favorita di chi ha il potere (“Sei il dittatore più bello del mondo, ma sei più bello in pigiama”). Franco imita Mussolini nelle espressioni del volto quando giunge il suo momento di fare il dittatore e cita a più riprese Charlie Chaplin. Alberto D’Orsi è sempre più malconcio come ambasciatore USA, ma nel finale sono le donne che vanno al potere, anche se il regista fa dire a Ciccio: “Una cosa è certa: gli americani comandano sempre”. L’aereo che porta i due comici lontano da Santa Prisca non raggiungerà un posto tranquillo, come loro vorrebbero, ma il Vietnam sconvolto dalla guerra. Polemica pacifista e antiamericana, condita dalla smorfia di Franco che esprime la sua preoccupazione.
La canzone intonata dai Baffudos ricorda i temi della rivoluzione cubana: “Viva la revolución, viva la riforma agraria, viva i Baffudos!”. La critica politica non tralascia i rivoluzionari perché cita La fattoria degli animali di George Orwell: “Quando andremo al potere saremo uguali agli altri, ma io come dittatore sarò più uguale”. Tra i caratteristi ricordiamo Tano Cimarosa nei panni del guerrigliero, Lino Banfi come soldato di Limar e Francesca Romana Coluzzi vestita da Sbarbudas.
Vediamo una carrellata di giudizi critici, quasi tutti positivi.
Paolo Albiero e Giacomo Cacciatore nel fondamentale Il terrorista dei generi – Tutto il cinema di Lucio Fulci (2004) affermano: “I due parà è un film anomalo nel panorama dei Franco & Ciccio movies: dietro al consueto copione – che prevede i comici nelle vesti di tonti alle prese con equivoci e qui pro quo – il regista, indomito e spietato osservatore del suo tempo, tesse sottovoce, con il linguaggio di una satira semplice ma graffiante, un apologo su politica e ideologia, o meglio, su quando la politica è senza ideologia (gli americani e il dittatore) e l’ideologia è senza politica (i rivoltosi)”. Morando Morandini assegna ben due stelle alla pellicola: “La sceneggiatura di Metz e Sollazzo offre più di uno spunto satirico contro l’escalation dell’intervento USA nel Vietnam”. Marco Giusti (Stracult): “Grandissimo Franco & Ciccio movie, di una comicità paurosa. Fulci dirige da maestro i nostri eroi”. Pino Farinotti concede due stelle, ma con poco entusiasmo: “Solite avventure del duo siculo che partecipa a un golpe in Sudamerica”. Paolo Mereghetti è il meno convinto, ma concede una stella e mezzo: “Macchinosa farsa parapolitica che vorrebbe ironizzare sugli USA e la loro politica estera ma si riduce a qualche numero circense (come nel prologo siciliano), con Franco Franchi che sciorina il suo repertorio di smorfie e facile comicità (mangia vetri e chiodi spacciandosi per un fachiro). Tanto per sottolineare il dilettantismo dell’operazione, all’inizio del film il personaggio di Franchi è chiamato Pasquale e poi – più tradizionalmente – Franco”.
Il nostro giudizio da spettatori lontani dal pregiudizio è che siamo di fronte a una farsa intrisa di elementi satirici ancora capace di far sorridere nonostante il tempo passato. La critica all’imperialismo e alla deriva rivoluzionaria in senso dittatoriale è più che mai attuale.
Regia: Lucio Fulci. Soggetto e Sceneggiatura: Amedeo Sollazzo, Vittorio Metz, Lucio Fulci. Fotografia: Tino Santoni. Musica. Piero Umiliani. Montaggio: Pedro del Rey. Scenografia: Adolfo Cofiño. Produzione: IMA Productions (Roma) e Ágata Films S.A. (Madrid). Interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Umberto D’Orsi, Luciano Bonanni, Robert Camardiel, Maria Silva, Monica Randall, Francesca Romana Coluzzi, Tano Cimarosa, Lino Banfi (Pasquale Zagaria), Ignazio Leone, Luis Peña, Enzo Andronico, Piero Morgia, Emilio Rodriguez, Franco Morici, Linda Sini, Chiara Bermejo.
Per avere un assaggio del film: http://www.youtube.com/watch?v=cgWgjcyT3Cc
Gordiano Lupi
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