I due evasi di Sing-Sing di Lucio Fulci


A cura di Gordiano Lupi

I Due Evasi di Sing-Sing è un film scritto da Marcello Ciorciolini, che sarà un regista importante per implementare il fenomeno del Franco e Ciccio movie. Trovata divertente nei titoli di testa con gli attori presentati come se fossero dei veri detenuti, con schede segnaletiche e impronte digitali. Fulci ama molto questo film, lo ritiene il suo lavoro comico più riuscito, molte scene, soprattutto di boxe, sono davvero ben fatte. Tra gli interpreti le affascinanti Gloria Paul e Alicia Brandet, come donne dei nostri eroi. Arturo Dominici, Enzo Andronico, Nino Terzo, Lino Banfi e Mimmo Poli sono la factory di Franco e Ciccio, immancabili presenze di contorno delle loro pellicole. Lucio Fulci li definisce gli elettrodomestici di Franco e Ciccio.
Franco e Ciccio sono i cugini Bacalone, reclusi nel carcere di Sing-Sing a causa della loro maldestra attitudine a cacciarsi nei guai. Si comincia con la sequenza da avanspettacolo della mancata esecuzione, davvero esilarante, con Franco che prima implora di vedere suo figlio prima di morire per poi confessare: “Ancora non è stato concepito, ma se mi date la possibilità…”. I nostri eroi staccano la corrente e affrontano impavidi la sedia elettrica, ma alla fine scoprono che sono destinati a morire in una camera a gas con una pastiglia di cianuro.
I toni sono da farsa carceraria, una parodia gustosa del prison-movie drammatico, in gran voga negli States. Il film è surreale al punto che i due condannati non muoiono, Franco per la paura fa l’uovo (!), infine restano chiusi nella camera a gas il direttore del carcere e alcuni secondini. Esecuzione fallita e carcerieri salvi per miracolo. Franco scrive un memoriale per lasciare qualcosa ai posteri: “Le mie prigioni e quelle di mio cuggino”. Il film scorre in flashback grazie a questa invenzione di sceneggiatura.
Vediamo Franco e Ciccio al lavoro in un bagno termale mentre salvano il boss Attanasia (Dominici) durante uno scontro a fuoco con il mafioso Tristano (Lorenzon) e i suoi uomini. Questa parte ricorda le comiche del muto, identiche sequenze tratte dai film di Charlie Chaplin, con Franco che stende mafiosi grazie ai secchi che porta sulle spalle. Attanasia è un boss potente e rispettato, in grado di cambiare i programmi della televisione con una telefonata, di uccidere rivali e nemici a distanza e di invitare a casa ballerine del piccolo schermo. Franco entra nelle grazie del boss, che decide di farlo diventare un campione di pugilato, comprando tutti gli incontri fino alla finale del campionato mondiale. Siamo nella parte migliore del film, una parodia del cinema pugilistico, ben ambientata nel mondo della boxe. Franco Franchi è un pugile imbranato e fifone, caratterizzato con smorfie e gag visive, insieme a lui apprezziamo uno scalcinato manager come Ciccio Ingrassia, prodigo di consigli. La comicità è genuina, slapstick, da cartone animato, sembra di trovarsi in un fumetto di Popeye di identico argomento pugilistico.
Lucio Fulci ricostruisce molto bene l’ambiente del pugilato, la palestra, il ring, gli incontri, l’atmosfera agonistica, riscrivendo tutto in chiave comica. Citiamo il pugno proibito di Franco per via del guantone pieno di monete vinte alla slot-machine del boss, le corse sul ring per evitare i cazzotti e il rivale incollato al pavimento che oscilla mentre il nostro eroe lo evita. Franco esce indenne per puro caso da alcuni tentativi di attentato, quindi vince anche l’incontro che dovrebbe perdere, contro il terribile Cassius Piston (Mack). Vediamo un giovanissimo Lino Banfi (con i capelli!) nei panni di un assistente del pugile che piange in pugliese per la sua probabile morte, che non si verifica. L’incontro con Cassius è comica allo stato puro, Franco usa i capelli del nonno come amuleto e confonde l’avversario convinto che gli sia spuntata la coda. La guerra tra bande dopo la vittoria imprevista si scatena in un set cinematografico, dove i boss si uccidono a vicenda e Fulci fa un po’ di metacinema, svelando alcuni trucchi di scena.
Il memoriale di Franco si conclude con l’arresto e finisce di raccontare l’antefatto della prigione. La storia procede come un carcerario parodistico. Nino Terzo è un divertente secondino che con il suo caratteristico tartagliare grida: “In c… in c… in cella!”. Franco risponde: “Salute!”. In prigione ritrovano Lo sfregiato (Bendandi), scagnozzo di Tristano, che vorrebbe ammazzarli, ma poi li usa per scavare un cunicolo e finisce nei guai perché la galleria porta dritta nell’ufficio del direttore. Franco e Ciccio evadono dal carcere, cercano le prove della loro innocenza, ma i soli che potrebbero salvarli si uccidono a vicenda.
Abbiamo il tempo di ammirare le grazie di Gloria Paul in uno spogliarello ammiccante e la bellezza platinata di Alicia Brandet, sempre molto castigata. Il numero da avanspettacolo dei boveri negri che incontrano due ubriachi è memorabile. Il finale è divertente. Franco e Ciccio vengono di nuovo catturati, ma un bel giorno giunge la notizia che sono liberi perché è stata appurata la loro innocenza. Niente da fare. I due cugini non ci credono e per timore di essere giustiziati si barricano in cella. Non si lasciano convincere neppure dalla telefonata del Pentagono. Pernacchie per tutti. Passa il tempo, i cugini Bacalone sono due vecchietti con la barba bianca, ma continuano a spernacchiare chi cerca di farli uscire di galera. Fulci conclude: “Come l’uomo di Alcatraz e l’Abate Faria, un giorno qualcuno parlerà dei due di Sing-Sing”.
Un film ottimo, girato in un perfetto bianco e nero, divertenti mento allo stato puro, ben oltre la misera stella che concede Paolo Mereghetti. Una commistione di parodie di tre sottogeneri in gran voga: mafia-movie, prison-movie e boxe-movie. Segnaliamo come piccole perle di comicità le gag sul ring e la parte in cui il maldestro Franco vince un incontro che per contratto doveva perdere. Marco Giusti su Stracult apprezza la pellicola: “Il film di Franco e Ciccio che Fulci preferisce tra quelli da lui diretti. Non ha torto. Non solo è visivamente affascinante, con un bianco e nero da vecchia comica, ma offre al duo un numero classico e magistrale di boxe da urlo, dove Franco, dietro consigli del suo manager Ciccio, riesce a vincere proprio un incontro che doveva assolutamente perdere. Delizioso”. Pino Farinotti concede due stelle ma si limita a riassumere la trama. Morando Morandini conferma due stelle, aggiunge che per il pubblico sono tre, apprezza le musiche di Morricone. Tra le curiosità, a parte il maestro Morricone (ribattezzato nei titoli Moriconi) alla colonna sonora, anche l’inventore dell’esotico-erotico Bitto Albertini, responsabile di una stupenda fotografia in bianco e nero. Da rivedere.

Regia: Lucio Fulci. Soggetto: Marcello Ciorciolini. Sceneggiatura: Marcello Ciorciolini, Lucio Fulci. Architetto: Saverio D’Eugenio. Scenografo: Giuseppe Ranieri. Costumista: Vera. Effetti Speciali: Sergio Canevari. Musiche: Ennio Morricone (nei titoli Moriconi!), edizioni musicali Firmamento. Montaggio: Ornella Micheli. Fotografia: Adalberto (Bitto) Albertini. Organizzatore Generale: Antonio Colantuoni. Direttore di Produzione. Jacopo Comin. Interpreti: Franco Franchi, Ciccio Ingrassia, Arturo Dominici, Gloria Paul, Alicia Brandet, Attilio Dottesio, Omero Gargano, Poldo Bendandi, Renato Terra, Vittorio Bonos, Freddy Mack, Livio Lorenzon, Enzo Andronico, Nino Terzo, Lino Banfi, Mimmo Poli.

Gordiano Lupi
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