Recensione film “Hannah” per la regia di Andrea Pallaoro
RAMPLING LA MATTATRICE
Dal cagnetto al part-time come governante, dal figlio ingrato all’appuntamento in piscina, l’esistenza semplice e rituale di un’anziana va in pezzi quando il marito esce dalla sua vita per scontare un periodo di detenzione per un fatto ignobile. Fin troppo ripiegato su se stesso, nello sforzo di lasciare al cuore del pubblico il disorientamento di Hannah/Rampling tra casa vuota e dure visite in carcere, è in fondo un cast-movie, un’attrice la cui performance contiene soggetto, sceneggiatura, stile di regia, e sembra più rumoroso del suo silenzio. Quando si dice che un interprete è strumento musicale e suona se stesso. Secondo lungometraggio del dotato Pallaoro, buon esordiente con “Medeas” (2013), formato negli Stati Uniti. Ha dato a Rampling l’occasione della Coppa Volpi all’ultima Venezia.
Silvio Danese
Titolo originale: Hannah
Nazione: Italia, Belgio, Francia
Anno: 2017
Genere: Drammatico
Durata: 95′
Regia: Andrea Pallaoro
Cast: Charlotte Rampling, André Wilms, Luca Avallone, Jean-Michel Balthazar