GLI ITALIANI DI ALLENBY 1


itaA cura di Biagio Ferrara

Italiani nel Sinai ed in
Palestina nella Grande Guerra

L’11 dicembre 1917, il Generale Edmund H. Allenby, Comandante in Capo delle Forze di Spedizione in Egitto, entra a Gerusalemme attraversando la Porta di Giaffa, una delle sette porte che si aprono nella cinta muraria fatta costruire da Solimano nel 1534, da dove si accede al Santo Sepolcro ed alla Moschea di Omar.
Come segno di rispetto per i Luoghi Santi, Allenby smonta da cavallo e a piedi senza nessuna Bandiera e nessun segnale di trionfo entra in città
Sul viale sono schierati reparti di varie etnie dell’Impero Britannico, più un plotone di Fanti francesi ed uno di Carabinieri e Bersaglieri.
Alla testa del corteo, preceduto a distanza, da due Ufficiali inglesi, il Generale Allenby è affiancato dal T.Col. francese De Piepape e dal T. Col. italiano D’Agostino.
Nel seguito vari personaggi, tra i quali il Maggiore T.E. Lawrence (il ben noto Lawrence d’Arabia).

Su di un podio nelle pressi della Porta, Allenby sempre affiancato da De Piepape e D’Agostino legge un messaggio di amicizia in inglese, tradotto in francese, arabo, ebraico, russo e greco e riceve un frugale saluto dalle autorità civili e religiose. La cerimonia dura non più di quindici minuti. Dopo di che Allenby, stavolta a cavallo, lascia la Città pronto a riprendere l’avanzata verso Damasco.
A Roma suonano le campane, come pure nella cattedrale cattolica di Londra.
Dal 1 maggio1239, allorché Federico II aveva lasciata Gerusalemme, dopo poco meno di sette secoli, i Luoghi Santi tornavano sotto tutela cristiana.
Gli ebrei di tutto il mondo vedono l’evento come l’alba di una nuova era. Ed anche gli arabi, intolleranti del dominio turco, sono soddisfatti.
Allenby era giunto nel Sinai al posto del Gen. Murray che aveva fallito il tentativo di prendere Gaza
Il 5 novembre 1914 Francia e Gran Bretagna avevano dichiarato guerra all’Impero Ottomano, seguite dall’Italia il 21 agosto 1915.
Dopo il clamoroso insuccesso del tentato sbarco a Gallipoli, difesa dalle truppe agli ordini del Colonnello Mustafà Kemal il futuro Ataturk fondatore della Repubblica Turca, i britannici decidevano di attaccare gli Ottomani dall’Egitto verso Palestina e Siria.
Nell’aprile 1917, il Governo della Gran Bretagna, ben impressionato dal valore delle truppe italiane sul fronte del Carso, aveva richiesto al Governo italiano un contingente militare formato da reparti di fanteria, cavalleria, artiglieria ed una componente aerea da affiancare all’armata britannica nel Sinai in vista dell’imminente offensiva su Bersheeba e Gaza. Data l’avversione al progetto da parte del Gen. Cadorna, allora comandante in capo dell’Esercito Italiano, fu inviato solamente il “Distaccamento Italiano di Palestina” (Palestine Italian Detachment) composto da un solo battaglione di bersaglieri (provenienti da Tripoli, in Libia), e da alcune decine carabinieri, del quale i primi soldati arrivarono in Egitto il 19 maggio 1917. Il Distaccamento era stato via via accresciuto portandolo ad una consistenza finale di circa 600 uomini ed assumendo la denominazione di Corpo di Spedizione Italiano in Palestina. Quasi identica forza aveva il Corpo di Spedizione Francese.
Ai reparti italiani è affidata la difesa sia della linea ferroviaria costiera che da Porto Said porta i rifornimenti al fronte e sia del nodo ferroviario tra Giaffa e Gerusalemme ambedue soggetti a continue scorrerie.
Il generale Allenby, “soddisfatto per la buona condotta degli italiani”, sollecita il Comando di Roma per l’invio di due divisioni, richiesta che viene, in un primo tempo, accolta con entusiasmo dal Ministro degli Esteri Sidney Sonnino, che ha sempre appoggiato l’idea di un grande Corpo di Spedizione Italiano in Medio Oriente, respinta poi dal nuovo Capo di Stato Maggiore, il Generale Armando Diaz, in quanto “tutti gli uomini” gli sono necessari sul fronte veneto.
Successivamente, però, grazie alle pressioni del presidente del Consiglio dei Ministri Vittorio Emanuele Orlando, viene deciso l’invio di due battaglioni (900 soldati) “formati da residenti italiani in Egitto”
Ai primi di ottobre1918, quando ormai gli inglesi hanno conquistato anche Damasco, il governo italiano, con il Ministro Sidney Sonnino, per giustificare le mire sul bacino carbonifero di Adalia, promesso con gli accordi di Londra, annuncia di volere inviare in Palestina una brigata di 6 000 uomini. Ma non farà in tempo. Il governo francese, più accortamente, già nel mese di agosto ha portato il suo contingente ad oltre 7.000 uomini giustificando così le pretese su Siria e Libano

Intanto il 26 settembre 1918 la bandiera italiana con altre sventola su Aleppo di Siria.

Dopo la conquista di Damasco il governo ottomano si convince a cedere: il 30 ottobre firma l’Armistizio di Mudros, che conclude di fatto la guerra in Vicino Oriente. In questo modo, si concludono circa 600 anni di dominio ottomano nella zona.
Tutti i reparti italiani in Palestina ed Egitto, dislocati a Porto Said, Giaffa e Sarona, verranno fatti rientrare in patria nell’agosto del 1919, mentre un ultimo distaccamento dei carabinieri a piedi di stanza a Gerusalemme e denominato “Distaccamento Italiano Carabinieri di Gerusalemme” rimarrà come guardia d’onore al Santo Sepolcro ed a protezione della nostra delegazione consolare fino al 10 marzo 1921.

Biagio Ferrara

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Un commento su “GLI ITALIANI DI ALLENBY

  • augusto 43

    L’articolo rispecchia perfettamente l’autore,
    che io conosco e ammiro: Don Biagio è un perfetto gentiluomo
    anglo-napoletano. E’ ,come sempre , originale ( questi
    fatti non li conosceva praticamente nessuno),documentato,
    scritto in un linguaggio che è una via di mezzo tra la
    storia e la prosa d’autore. E’ scorrevole, essenziale,
    sicuramente interessante, con la consueta critica d’amara
    ironia che contrassegna tutti i suoi “impareggiabili” pezzi
    di storia. Gli italiani hanno avuto buoni e valorosi soldati,
    ma pessimi generali e politici di scarsa visione, per non dire
    peggio.