Recensione: Gianrico Carofiglio – La manomissione delle parole


È stato un gioco. Un gioco personalissimo e, in qualche misura, inevitabilmente arbitrario, di cui parte essenziale sono stati libri degli altri. Ho giocato a smontare e rimontare le parole come certi bambini fanno con i giocattoli. Con lo stesso spirito: per vedere cosa c’è dentro, perché capire come funzionano, per sperimentarne usi diversi. Senza eseguire le istruzioni.
 E quello che conta non è il singolo risultato, ma l’idea stessa che questo gioco possa essere giocato, la consapevolezza che ci sono e potranno esserci parole nuove – perché rinnovate – ed esatte. Parole precise, che ci mostreranno nuovi oggetti, nuove idee, nuovi territori, da percorrere parlando, leggendo, scrivendo. Scegliendo. Immaginare un linguaggio significa, sempre, immaginare una forma di vita. Scrivere è, sempre, un’esplorazione allo stesso tempo di sé e del mondo, un viaggio di scoperta, una ricerca di senso, il gesto politico e rivoluzionario di chiamare le cose con il loro nome.
Scrivere e essere qui. (pag 123)

La manomissione delle parole è un libro scritto da Gianrico Carofiglio, pubblicato per la prima volta nel 2011, l’autore dopo 10 anni ne ripubblica la versione rivisitata e ampliata dal titolo “La nuova manomissione delle parole”.
La manomissione delle parole è un’analisi approfondita sul potere delle parole e su come queste possono essere artefatte per influenzare la percezione degli altri.
Le parole servono a comunicare e raccontare storie” ma spesso sono utilizzate in modo improprio. Carofiglio affronta un viaggio interessante mostrando come le parole siano manipolate in vari contesti: dai media alle aule giudiziarie, e mostra come questa manipolazione influenzi le percezioni e le opinioni degli individui.

Invece il nazismo si insinuava nella carne e nel sangue della folla attraverso le singole parole,  le locuzioni, la forma delle frasi ripetute milioni di volte, imposte a forza alla massa e da questa accettate meccanicamente e inconsciamente.(..)
Le parole come minime dose di arsenico, dall’effetto lentamente, inesorabilmente tossico: questo è il pericolo delle lingue del potere e dell’oppressione, e soprattutto del nostro uso – e riuso- inconsapevole e passivo. (pag40)

Il libro narra una serie di esempi concreti dell’ alterazione delle parole, tra cui la manipolazione della lingua per nascondere la verità o per influire sulle opinioni pubbliche. Carofiglio sottolinea l’importanza di essere consapevoli delle parole che usiamo e del loro potere sulla nostra percezione del mondo.

oltre duemila anni, il poeta polacco. Czeslaw Milosz, “Chiunque detenga il potere può controllare anche il linguaggio, e non solo con le proibizione della censura, ma cambiando il significato delle parole”. (pag 44)

Il libro di Gianrico Carofiglio analizza il potere delle parole e come queste possono essere manipolate. Sostiene che le parole che usiamo condizionano i nostri pensieri e influenzano la nostra percezione del mondo che ci circonda.
Il libro offre un’analisi approfondita e ben documentata sul tema, ma è scritto in modo chiaro e accessibile, rendendolo comprensibile anche per i non specialisti del settore. Inoltre, Carofiglio invita alla riflessione sull’immenso potere delle parole e come queste possano influenzare il nostro quotidiano. Leggere questo libro offre un’interessante prospettiva sulla relazione tra parole e pensiero e sicuramente è un’esperienza che invita a cambiare il modo di vedere/pensare il quotidiano.

Titolo: La nuova manomissione delle parole
Autore: Gianrico Carofiglio
Prezzo copertina: € 15.00
Editore: Feltrinelli
Collana: Varia
Data di Pubblicazione: 3 novembre 2021
EAN: 9788807493065
ISBN: 8807493063
Pagine: 160

Citazioni tratte da: La manomissione delle parole

Mi ha sempre affascinato l’idea che le parole-  cariche di significato e dunque di forza – nascondano in sé un potere diverso e superiore rispetto a quello di comunicare, trasmettere messaggi, raccontare storie. L’idea, cioè, che abbiano il potere di produrre trasformazioni, che possano essere, letteralmente, lo strumento per cambiare il mondo. (pag 15)

Il poeta greco Ghiannis Ritsos ha detto che le parole sono come “vecchie prostitute che tutti usano, spesso male”: e al poeta tocca restituire la loro verginità. (pag 15)

Gustavo Zagrebelsky ha detto: “Il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia e dell’uguaglianza delle possibilità. Poche parole e poche idee, poche possibilità e poca democrazia; più sono le parole che si conoscono, più ricca e la discussione politica e, con essa, la democrazia. La vita democratica”. (pag 17)

La povertà della comunicazione, insomma, si traduce in povertà dell’intelligenza, in doloroso soffocamento delle emozioni. (pag 18)

“I limiti del mio linguaggio significano i limiti del mio mondo” ha scritto Ludwig Wittgenstein: la caduta del linguaggio – si può arrivare a dire – è la caduta dell’uomo. (pag 20)

“ Una volta detta una cosa, è fatta, e devi accettarne le conseguenze”. (pag 23/24)

D’altra parte, scriveva Primo Levi, “quante sono le menti umane capaci di resistere alla lenta, feroce, incessante, impercettibile forza di penetrazione dei luoghi comuni?”. (pag 42)

Ogni rivoluzione nasce da un no: “allo status quo, agli interessi costituiti, al conformismo, al dominio o addirittura alla dittatura”. (pag 99)

“Nell’esperienza, assurda, la sofferenza è individuale. A principiare dal moto di rivolta, essa ha coscienza di essere collettiva, è avventura di tutti”. (pag 99)

“Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino; noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana, e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria, sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento. Ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita”. John Keating, il protagonista del fil L’attimo fuggente. (pag 106)

“Il modo migliore in cui uno scrittore può servire la rivoluzione e scrivere il meglio che può”. Senza imbrogli, senza scorciatoie, dicendo la verità. Gabriel García Márquez (pag 107)

La parola ha in sé, nella sua radice, un potere vastissimo: essa crea e definisce la nostra rappresentazione del mondo, e dunque il nostro mondo, così come siamo capaci di conoscerlo.
Allo stesso modo, l’atto della scelta trasforma la potenza in atto e dà forma a ciò che è indefinito. E,  nel definirlo, trasforma, cambia il mondo. Sia esso il nostro modo privato e interiore o quello esterno, in cui entriamo in rapporto con i nostri simili. (pag 110-111)

Riflettere sulla scelta dei senza scelta è un modo.- forse il modo più efficace – per capire il significato profondo della parola e cogliere la sua centralità etica. (pag 112)

Scelta è il contrario di rinuncia, di conformismo e di vigliaccheria.
Scelta è il contrario di vergogna.
Scelta è il contrario di indifferenza. (pag 117)

Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro

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