L’ironia di Maigret
Nel 1933 Georges Simenon, autore ormai noto per sua fortunata serie di polizieschi con protagonista il commissario Maigret, consapevole delle sue qualità di narratore, decide di cimentarsi con altri generi, insomma di diventare uno scrittore più maturo e più autorevole. Per far questo deve sbarazzarsi di quell’ingombrante investigatore non scrivendo più di lui e, dato che il momento delle scelte decisive è arrivato, abbandona addirittura quell’editore che fino ad allora aveva pubblicato i suoi lavori e si affida a un mostro sacro, quale era e quale è ancora, Gallimard. L’abbandono però di un personaggio che gli ha tenuto compagnia e che gli ha dato anche fama deve essere stato tuttavia doloroso, tanto è che decide che è sempre possibile farne ancora oggetto di pubblicazione, però limitatamente a racconti da far apparire sulla stampa periodica. Ed è appunto di quel periodo il fiorire di tante prose brevi che, riunite a gruppi di 4 o 5, a volte anche più, vengono riproposte da Adelphi. Peraltro, questo taglio non definitivo con Maigret farà sì che in seguito il corpulento commissario ritorni oggetto di produzioni più consistenti, ovvero di romanzi.
Assassinio all’Etoile du Nord, unitamente ad altre prose brevi, risale appunto a quel periodo di transizione; peraltro tutti e quattro i racconti sono accomunati dal fatto che il commissario è diventato l’ex commissario, essendo andato in pensione. A onor del vero, e mi scuso per l’imprecisione, il primo (Assassinio all’Etoile du Nord) vede ancora Maigret al Quai des Orfèvres, a a 48 ore dal suo definitivo congedo, allorché, nel suo ufficio, ha l’imprudenza di rispondere a una telefonata, avviando e concludendo quella che sarebbe stata la sua ultima indagine ufficiale.
In Tempesta sulla Manica l’ex commissario, in villeggiatura con la moglie in un alberghetto in riva al mare, aiuterà un collega a risolvere un non facile caso di omicidio; con La signorina Berhte e il suo amante avrà modo di sfoderare ancora una volta la sua fine indagine psicologica e di favorire l’unione fra un uomo e una donna che si amano; infine in Il notaio di Chateauneuf si vedrà costretto, suo malgrado, nelle intricate vicende della famiglia di un notaio.
I quattro racconti sono anche accomunati da una sottile vena di ironia con l’ex commissario che sembra fare la parodia del commissario Maigret, gigioneggiando, ma mettendo in ombra, oltre che altri poliziotti, anche ogni personaggio, fatta eccezione per la moglie, tuttavia sempre disponibile a farsi da parte per accontentare il marito.
La lettura risulta veramente gradevole, anche perché non è raro sorridere, con questo ingombrante protagonista che non ha nessuna intenzione di fare la vita del pensionato, pronto a cogliere le occasioni che gli si presentano per rientrare, sia pure ufficiosamente, nei panni del grande investigatore.
Titolo: Assassinio all’Étoile du Nord e altri racconti
Autore: Georges Simenon
Prezzo copertina: € 10.00
Editore: Adelphi
Collana: Gli Adelphi. Le inchieste di Maigret
A cura di: E. Marchi, G. Pinotti
Traduttore: Di Leo M.
Data di Pubblicazione: ottobre 2013
EAN: 9788845928345
ISBN: 8845928349
Pagine: 176
Georges Simenon, nato a Liegi nel 1903, morto a Losanna nel 1989, ha lasciato centonovantatre romanzi pubblicati sotto il suo nome e un numero imprecisato di romanzi e racconti pubblicati sotto pseudonimi, oltre a volumi di «dettature» e memorie. Il commissario Maigret è protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, tutti pubblicati fra il 1931 e il 1972. Celebre in tutto il mondo, innanzitutto per le storie di Maigret, Simenon è anche, paradossalmente, un caso di «scrittore per scrittori». Da Henry Miller a Jean Pauhlan, da Faulkner a Cocteau, molti e disparati sono infatti gli autori che hanno riconosciuto in lui un maestro. Tra questi, André Gide: «Considero Simenon un grande romanziere, forse il più grande e il più autentico che la letteratura francese abbia oggi»; Walter Benjamin: «… leggo ogni nuovo romanzo di Simenon»; Louis-Ferdinand Céline: «Ci sono scrittori che ammiro moltissimo: il Simenon dei Pitard, per esempio, bisognerebbe parlarne tutti i giorni».