Genealogia della morale. Scelta di frammenti postumi (1886-1887)
pagina 69
Seconda dissertazione 69 impastata e resa cedevole, ma anche dotata di una forma. Ho usato la parola « Stato »: va da sé a quale intendo, con ciò, alludere: – un qualsiasi branco d’animali da preda, una razza di conquistatori e di padroni che, guerrescamente organizzata e con la forza di organizzare, pianta senza esitazione i suoi terribili artigli su una popolazione forse enormemente superiore di numero, ma ancora informe, ancora errabonda. In questo modo ha inizio sulla terra lo « Stato »: penso che sia liquidata quella fantasticheria che io faceva cominciare con un «contratto». Colui che può comandare, che è naturalmente « signore », che si fa innanzi dispotico nell’opera e nell’atteggiamento – che co-sa mai ha a che fare con contratti! Con tali esseri non si fanno calcoli, sopraggiungono come il destino, senza un motivo, una ragione, un riguardo, un pretesto, esistono come esiste il fulmine, troppo terribili, troppo repentini, troppo persuasivi, troppo « diversi » per essere soltanto odiati. L’opera loro è un’istintiva plasmazione di forme, espressione di forme, sono gli artisti più spontanei, più inconsapevoli che esistano – insomma esiste qualcosa di nuovo, dove essi appaiono, una concrezione di dominio che vive, nella quale parti e funzioni sono circoscritte e messe in connessione, nella quale non trova posto alcuna cosa in cui non sia prima immesso un « senso » in vista del tutto. Essi ignorano che cosa sia colpa, responsabilità, scrupolo, questi organizzatori nati; regna in loro quel terribile egoismo di artisti che ha uno sguardo bronzeo e nell’« opera » si sa giustificato in anticipo per tutta l’eternità, come la madre nel figlio. Non sono costoro quelli nei quali è allignata la « cattiva coscienza » – lo si comprende fin dal principio – tuttavia, senza di loro, non sarebbe cresciuta, questa brutta pianta, essa sarebbe assente se sotto il peso dei loro colpi di martello, della loro violenza di artisti non fosse stato eliminato dal mondo, o per lo meno dalla vista e, per così dire, reso latente un enorme quantum di libertà. Questo istinto della libertà reso latente a viva forza – lo abbiamo già capito – questo istinto della libertà represso, rintuzzato, incarcerato nell’intimo, che non trova infine altro oggetto su cui ancora scaricarsi e disfrenarsi se non se stesso: questo, soltanto questo è, nel suo cominciamento, la cattiva coscienza. |
Titolo: Genealogia della morale
Autore: Friedrich Nietzsche
Traduttore: Perretta V.
Editore: Newton Compton
Prezzo: € 4.90
Collana: Grandi tascabili economici
Edizione: 3
Data di Pubblicazione: Gennaio 2012
ISBN: 8854134635
ISBN-13: 9788854134638
Pagine: 156
Reparto: Filosofia > Etica e filosofia morale