Citazioni tratte da: Eleanor Oliphant sta benissimo di Gail Honeyman
«…la solitudine è caratterizzata da un desiderio intenso di portare a conclusione quest’esperienza; qualcosa che non si può realizzare con la pura forza di volontà, o semplicemente uscendo di più, ma solo sviluppando delle relazioni intime. È molto più facile dirlo che farlo, soprattutto per le persone la cui solitudine deriva da uno stato di perdita, di esilio o di pregiudizio, che hanno motivo di temere o sospettare, oltre che desiderare intensamente, la compagnia altrui.
«…quanto più una persona diventa solitaria, tanto meno diventa capace di navigare le correnti sociali. La solitudine le cresce attorno, come muffa o pelo, un profilattico che inibisce i contatti, a prescindere dall’intensità con cui li si desiderino. La solitudine è accrescitiva, si estende e si perpetua. Una volta che vi si è conficcata, non è per nulla facile da rimuovere.»
Olivia Laing, La città solitaria
Tutti gli studi dimostrano che le persone tendono a trovarsi un compagno più o meno attraente quanto loro, e la norma è «chi si assomiglia si piglia».
Morirai molti anni prima di quanto moriresti altrimenti, probabilmente di cancro o di disturbi cardiaci. Per un po’ non vedrai gli effetti sul cuore o sui polmoni, ma te ne accorgerai dalla bocca – malattie alle gengive, denti che cadono – e hai già la caratteristica pelle opaca del fumatore, piena di rughe premature. La composizione chimica delle sigarette comprende cianuro e ammoniaca, lo sai? Vuoi davvero assumere simili sostanze tossiche di tua spontanea volontà?
Una questione filosofica: se un albero cade in una foresta e non c’è nessuno a sentirlo, fa rumore? E se, di tanto in tanto, una donna completamente sola parla a una pianta in un vaso, è pazza da legare? Sono sicura che sia perfettamente normale parlare da soli ogni tanto. Non è che mi aspetti una risposta. Sono consapevole del fatto che Polly è una pianta da appartamento.
Le cose che ho visto non possono essere non-viste. Le cose che ho fatto non possono essere disfatte.
Anche se è bello provare cose nuove e tenere la mente aperta, quello che conta è solo rimanere fedeli a ciò che si è veramente.
Suppongo che una delle ragioni per cui siamo in grado di continuare a esistere nell’arco di tempo assegnatoci in questa valle verde e azzurra di lacrime è che, per quanto remota possa sembrare, c’è sempre la possibilità di un cambiamento.
Sin dall’inizio la giornata non prometteva nulla di buono. Polly, la pianta, era morta quella mattina. Sono perfettamente consapevole che suona ridicolo, eppure quella pianta era l’unico legame vivente con la mia infanzia, l’unica costante tra la vita prima e dopo l’incendio, l’unica cosa – a parte me – che era sopravvissuta. Avevo creduto che fosse indistruttibile, avevo dato per scontato che ci sarebbe stata sempre, con le foglie che cadevano sostituite da foglie nuove.
Non potevo continuare a passare accanto alla vita, sopra, sotto, attorno. Non potevo continuare a vagare per il mondo come uno spettro.
Non c’era speranza, le cose non si potevano riparare. Io non potevo essere riparata. Al passato non si poteva sfuggire, né lo si poteva disfare.
Se qualcuno ti chiede come stai, si aspetta che tu risponda BENE. Non devi dire che la sera prima ti sei addormentata piangendo perché erano due giorni di fila che non parlavi con un’altra persona. Devi dire: BENE.
Ai giorni nostri la solitudine è il nuovo cancro, una cosa vergognosa e imbarazzante, così spaventosa che non si osa nominarla: gli altri non vogliono sentire pronunciare questa parola ad alta voce per timore di esserne contagiati a loro volta, o che ciò possa indurre il destino a infliggere loro il medesimo orrore.
Titolo: Eleanor Oliphant sta benissimo
Autore: Gail Honeyman
Prezzo copertina: € 17.90
Editore: Garzanti
Collana: Narratori moderni
Traduttore: Beretta S.
Data di Pubblicazione: maggio 2018
EAN: 9788811672364
ISBN: 8811672368
Pagine: 344