Recensione film “Free to run” di Pierre Morath
Una passione chiamata corsa
Una volta non era “cool”, la gente ti additava, i cani abbaiavano, le auto ti miravano, i vigili non capivano. Oggi è molto “fit”, i passanti si scostano, i raduni sono planetari e se non lo fai i medici ti minacciano. E comunque un giorno Tom Hanks creò Forrest Gump. Popolo dei runner di terra, di cielo e di mare ecco il vostro inno. Dal dopoguerra a oggi, dai boschi al Bronx, questa è la gloriosa storia di ascesa del free running come pratica salutista, agonistica, perfino eversiva (in fondo la metafora di Gump) nelle testimonianze dei pionieri, oggi vecchietti, peraltro magrissimi e in forma (c’è anche l’episodio della Switzer strattonata dal direttore di gara della maratona di Boston che non voleva una donna). Società, commercio, adetica, solidarietà. Bella storia.
Silvio Danese
Titolo originale: Free to run
Nazione: Svizzera, Francia, Belgio
Anno: 2016
Genere: Documentario
Durata: 90′
Regia: Pierre Morath
Sito ufficiale:
Cast: Bobbi Gibb, Kathrine Switzer, Noel Tamini, Fre Lebow, Steve Prefontaine, Franck Shorter