Recensione film “Final Portrait – L’Arte di essere Amici” per la regia di Stanley Tucci
NELLO STUDIO DI GIACOMETTI
Dentro la leggenda di Alberto Giacometti, più che nella biografia dello scultore più testardo, etereo e insoddisfatto del ‘900. Tucci, l’attore, fa opera di regia immaginando nel cavernoso studio parigino, passaggi e rifacimenti del ritratto del critico James Lord (l’Hammer di “Chiamami col tuo nome”).
Circondato dalle sue flebili e immortali statue, visitato da prostitute sotto gli occhi della moglie, indifferente ai milioni di franchi che getta nei sacchetti, Giacometti fa e rifa giorno dopo giorno nella somiglianza perfino un po’ stucchevole di Rush. Tanta fiducia nell’idea che la ripetitività possa raccontare un’arte mentre si arriva appena a uno spunto. Forse da vedere rileggendo gli “Scritti” di un ricercatore «talmente in cammino che sembra impossibile raggiungere la meta».
Silvio Danese
Titolo originale: Final Portrait
Nazione: Regno Unito, Francia
Anno: 2017
Genere: Biografico, Drammatico
Durata: 90′
Regia: Stanley Tucci
Cast: Geoffrey Rush, Armie Hammer, Clémence Poésy, Tony Shalhoub, James Faulkner, Sylvie Testud, Philippe Spall