Recensione: Fabio Carapezza – La piantagione dei cervelli


Interessante distopia quella di Carapezza in La piantagione dei cervelli.
Conosco Carapezza per aver letto i suoi lavori precedenti e sicuramente è per questo motivo che ogni volta ho aspettative maggiori, e devo ammettere che anche questa volta non ne vengo delusa.
L’uomo in La piantagione dei cervelli, vive sotto la Volta che lo protegge dalle radiazioni ionizzanti del sole causa, altrimenti, di morte; un uomo quello che descrive l’autore monitorato in tutte le sue azioni e movimenti ed educato all’obbedienza.
Amicizia diversa da guerra: amicizia può anche diventare guerra, dove non c’è ordine. Ordine è perfezione, perfezione non crea problemi, obiettivo vita nel mondo è non avere problemi.
Una schiavitù controllata dalla tecnologia avanzata: Il Complessum che da novant’anni garantisce ordine e pace.
Si cercò una nuova forma di governo planetario per riportare la pace e ricostruire la Terra sfruttando le ultratecnologie.
Venne il Complessum e si sostituì a Dio.
Per garantire la sopravvivenza a ogni individuo, sottrasse la libertà a chi fu disposto a cederla nel nome della sopravvivenza stessa.
Tutti.
Kira una bimba curiosa e speciale, con la voglia  di esplorare il mondo al di fuori della Volta e il padre attiveranno quella che sarà la ribellione a tutta questa perfezione meccanizzata per la libertà di respirare aria, di sbagliare, di vivere la vita per come andrebbe vissuta.
Gli argomenti trattati da Carapezza sono diversi e importanti quali: la salvaguardia del nostro pianeta, la capacità di mantenere la nostra libertà rispettando noi stessi e l’ambiente in cui Viviano. Abitiamo un momento storico che ci ricorda come e quanto abbiamo maltrattato il pianeta  che ci ospita e quanto sia forte la necessità di uscire dal nostro “pianeta futuro” se continuiamo a maltrattarlo, tutto questo mi porta a una riflessione: come alcune realtà non siano proprio distanti dal distopico di Carapezza.
Gli uomini sotto la Volte di La piantagione dei cervelli mi riporta alla mente un’opera teatrale in tre atti di Karel Capek, R.U.R. opera che dà la paternità alla parola Robot; Capek in R.U.R. immagina una società basata sul lavoro dei robot semi-umani, mancanti solo dell’anima. Nel libro di Carapezza tutti gli abitanti sotto la volta sono spersonalizzati già dalla nascita, depilati tramite laser, in modo da essere simili gli uni agli altri e depotenziati nel cervello perché così facilmente manipolabili.
Ciò che salta all’occhio durante la lettura del libro è l’Amore, quello con la A maiuscola, quello di un padre per la propria figlia e viceversa.
Forse dovremmo comprendere che oggi creiamo l’eredità che lasciamo alle nuove generazioni, ai nostri figli, e ciò che accade in questo presente non lascia scampo se non a un futuro catastrofico.
L’autore affronta tutto ciò con una scrittura lineare e senza fronzoli, il libro non annoia e soprattutto fa riflettere. Una lettura che consiglio vivamente!

Titolo: La piantagione dei cervelli
Autore: Fabio Carapezza
Prezzo copertina: € 15.00
Editore: bookabook
Data di Pubblicazione: marzo 2022
EAN: 9788833235998
ISBN: 8833235998
Pagine: 175

Citazioni tratte da: La piantagione di cervelli

C’é qualcosa di cui i potenti hanno una folle paura: la diffusione del sapere, strumento di dominio che è pericoloso dispensare alle masse. ( pag 10)

Amicizia: consuetudine al reciproco affetto che presuppone solidarietà in caso di bisogno. Amicizia uguale ad aiuto. (Pag 18)

Amicizia diversa da guerra: amicizia può anche diventare guerra, dove non c’é ordine. Ordine è perfezione, perfezione non crea problemi, obiettivo vita nel mondo è non avere problemi. (pag 19)

L’ uomo compie opere mirabili nel bene ma anche nel male: si può parlare di bellezza agghiacciante nella devastazione che è capace di provocare. (pag 23)

Non c’è niente di peggio che vivere rassegnati in una gabbia dove sei libero di volare, ma resta pur sempre una gabbia. (pag 27)

Avere paura è umano, provarne troppa significa rinunciare alla vita. (pag 29)

Con i soldi si può comprare tutto, soprattutto la coscienza. (pag 63)

Talvolta i cambiamenti non sono in meglio e nell’incertezza bisognerebbe restare con quello che si ha, anche se non è molto. (pag 68)

L’occhio della mente indaga meglio di quello del corpo. Non ho bisogno di vedere ciò che intuiscono. (pag 133)

… senza leader, nel bene o nel male, i popoli non sono in grado

Katia Ciarrocchi
© Redazione Lib(e)roLibro

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