Recensione film “Euforia” per la regia di Valeria Golino
La fratellenza firmata Golino
Tra due fratelli ricongiunti per una malattia, l’euforico è Scamarcio/Matteo, manipolatore e promiscuo manager di eventi artistici, il taciturno musone è Mastandrea/Ettore, prof cauto e riservato. Sono le componenti di una sola personalità quando la sorte decide se siamo dentro o fuori, colpiti o salvi. Seconda prova da regista per Golino, dopo il convincente Miele, è ancora un dramma del dissidio etico in cui la malattia e la morte servono a interrogare la vita, la spiritualità e la fratellanza, la spavalda dimenticanza e la dolorosa percezione del destino, con qualche exploit umoristico (il siparietto sul “come” dei gay, la visita a Medjugorj). Golino ha le idee chiare sui conflitti da distribuire nelle diverse energie dei due attori (spicca Scamarcio nel miglior ruolo di carriera), sui contesti sociali, la luce, i tempi di percezione, sapendo forse di rischiare, nel suo sguardo, di trovarsi in una paradossale forbice tra Antonioni e Ozpetek, con un pericoloso savoir-faire alla Sorrentino che si affaccia, spesso respinto. Benvenuta allora tra le nostre migliori cineaste: Nicchiarelli, Bispuri, Rohrwacher.
Silvio Danese
Titolo originale: Euforia
Nazione: Italia
Anno: 2018
Genere: Drammatico
Durata: 115′
Regia: Valeria Golino
Cast: Riccardo Scamarcio, Valerio Mastandrea, Isabella Ferrari, Valentina Cervi, Jasmine Trinca