1. Medico e umanista
Emilio Belli, singolare figura di medico e umanista, ha un cuore vero, unico, grande, raro, ed è per questo che è amato da tutti i suoi pazienti e , in genere, dalle persone che lo conoscono. Il suo recente ritorno a Verbicaro, la sua amatissima terra di Calabria , che lo accolse fin da bambino come un proprio figlio, è stato salutato come un vero e proprio trionfo, un peana, una rinascita. Ma anche a Casal Palocco, la zona “in” della periferia di Roma, a un respiro dal mare, dove risiede abitualmente da quasi cinquant’anni , il dottor Belli è una figura molto nota, amata, carismatica, che ha lasciato di sé tracce d’anima generosa, voce chiara, giardino di memorie.
2. Spuma di mare e cenere
Egli possiede la grazia impalpabile di un sogno che si agita dentro di sé, talora al limite dell’incubo , nella sua giovinezza è stato anche accanito giocatore ai cavalli e ne ha anche posseduti , senza che abbiano fatto grandissime gare . E allora li ha fatti trionfare nella poesia: “Cavalli selvaggi /sono i miei pensieri/ e non li posso fermare/ Corrono /per le plaghe dell’essere/incessantemente./Il sogno li esalta”
Nella sua voce poetica c’è sempre qualcosa di salso , di mare , come rimembranza del suo Jonio , un’onda di risacca, che porta con se spuma e cenere , un’onda che si fa voce profonda, che viene e va , ma sempre con la certezza di un un ritorno, con la certezza della prosecuzione di un cammino nell’inchiostro della storia, che è sua personale , ma – come tutta la poesia quando è tale – diviene collettiva, universale, appartiene a tutti.
3.Il mestiere di poeta non esiste
La poesia, infatti, è per Emilio l’amante fedele, violenta ed esplosiva, che si fa attendere e desiderare dal suo cuore ardente , che batte sotto il suo camice bianco come un irrinunciabile destino, anche se lui stesso tende a minimizzare e scrive che ciascun uomo può essere poeta: ”Non esistono i poeti, esistono, invece , uomini presi da momenti di ispirazione. Vi è l’insondata miniera dello spirito in cui ognuno, illuminato dal sentimento, può cercare e trovare pietre di valore o presunte tali”.
Ma in realtà scrivere anche un solo verso non è facile, occorre qualcosa che vada oltre l’ispirazione, un costante studio di tecnica e di artigianalità, come in ogni mestiere che si rispetti, anche se nessuno ha capito finora quale sia il mestiere del poeta.
4.Le scusanti dell’esistenza
Emilio sa benissimo che le parole nascono da una fonte indecifrabile , senza forma preordinata e senza nessuna verità acclarata, parole che trovi nei mille volti, mille occhi, mille labbra, mille amori reali o immaginari che hai veduto o sognato , o nei fiori, nelle piante, nelle strade, nelle albe e i tramonti delle diverse epoche che hai attraversato ( “mi sono visto in un tramonto marino/ la distesa ondosa ,/indistinta della riva,/ è la mia esistenza / che viene a cercarmi da lontano”), epoche in cui hai temuto di tutto . Che anche il cielo potesse infrangersi, crollare su di noi , e che la terra fosse inghiottita dalle acque, una sorta di nuovo diluvio universale o di apocalissi in cui tutto si rovesciava : “Mi sono ritrovato /solo/nudo/su un iceberg/ alla deriva///Suoni il tamburo ognuno/sotto le stelle/ se vi son mondi o dei/ sbigottiranno// I ricordi /sono mortaretti esplosi/ e giocattoli polverosi/buoni per uno starnuto/ A chi mi vorrà/ mostrerò subito/ le mi cicatrici /così questa mia vita /lama sottile nel mistero/attimo di luce/tra due immensi nulla)
E in quegli scorci di visioni apocalittiche il poeta Belli non ha avuto rimpianto o timore alcuno per se stesso, ma solo per tutto ciò che giustifica un’esistenza, la nostra esistenza, ovvero: l’arte, la poesia, la bellezza, la parte spirituale di noi stessi che spesso lasciamo marcire, o sommergiamo sotto tante cose inutili, banali, kitches. E l’uomo tutto ciò, – ci dice Belli, – ancora non l’ha capito, non l’ha realizzato nella propria coscienza: “Peccato / per i versi muti/nella muffa delle carte/ Peccato per le note non suonate/Peccato / per la donna non capita/Peccato per i frutti della terra di Calabria/ inutilmente offerti ai lati della strada” In questi pochi versi, scelti non a caso, è racchiusa tutta la sua poetica, la sua umanità, la sua spiritualità, che è l’unica cosa che conta nella nostra vita: il suo amore per la poesia, per la musica, per l’arte , per la donna, per la sua terra d’adozione, la Calabria. Queste , dice Emilio, sono le scusanti dell’esistenza.
5. Le frequentazioni letterarie
Ma l’amore , sia in senso lato che in senso stretto, – l’amore per la sua donna – , costituisce la sua vocazione più autentica e viene costantemente celebrato nei due libri pubblicati ( “Il canto semplice”, edizione Ellemme Roma, 1989, e “Bentornata poesia”, 2013 ) . Infatti, Emilio ha cantato quest’amore in moltissime liriche, (in versi liberi, ma con architetture grafiche musicali, che scandiscono il respiro, la pausa, la cesura ) , con diverse tonalità, diversi registri, diverse scansioni, ma uguale intensità, nella assoluta originalità dei suoi versi. E tuttavia la poesia si nutre di altra poesia , e i richiami alle sue frequentazioni letterarie di grandi autori sono evidenti. Andiamo da versi nerudiani (“Ti arrampichi /verso la mia bocca/ Ha radici terebranti/il mio albero/con bocche assetate//Sei il pane dell’anima”) fino a riecheggiare il testamento dello stesso poeta cileno, che voleva essere sepolto con la sua Matilde: (“Donna creatura spezzata/Io voglio /che le nostri ceneri/nella stessa urna/ siano poste in fondo al mare), a quelli dannunziani di “Nel cavo di un maroso”( Presa/nel cavo di un maroso,/che s’impenna,/tutto si erge/ e si raccoglie in alto,/ arruffato, rugghiante,/ poi/sull’inerme spiaggia /fragoroso frana/irrompendo) o quelli prevertiani de “Il sorriso” ( “Quel nostro amore/sotto gli occhi di tutti/eppure sconosciuto/perché innocente) , con passaggi surrealistici lorchiani ( “Domani /porterò a spasso/il mio cappello nuovo”) , ungarettiani (“Sto bene / come nell’utero di mia madre”) e leopardiani ( “E sull’onde / vi si appende il cuore/ e si dondola /e dolcemente /naufraga) , fino alla stupenda poesia della “Giovane tessitrice” dal sapore dichiaratamente pascoliano: “Scesa la sera/ma sulla trama/volano ancora le agili dita/tra fili variopinti//occhieggia/la tua testina bionda/dondola stanca/ Se questa è un’arpa/le esili note/ sol giungeranno/all’Angelo /che tesse in cielo/il tuo destino/ A notte /seriche vesti/tu sognerai/ e un lungo/ candidissimo velo/ che da lontano/ agita il vento”
6. Saremo comunque eterni
Ci sono moltissime altre poesie di Emilio Belli degne di un commento specifico e approfondito, poesie che scandiscono il tempo delle sue stagioni e delle sue fatiche di uomo fragile e pieno di triboli , eventi drammatici , a partire dalla sua tristissima infanzia, fino a momenti vissuti sul crinale della morte , poesie che oscillano tra passato e avvenire , tra speranze e disperazioni, ma che non cancellano mai gli scorrimenti del tempo e della memoria e le continue esigenze di perfezione, insite nell’uomo; ciascuno di noi ha il dovere di cercare l’eterno, il dovere di oltrepassarsi, di ascoltare la propria crepuscolare storia, povera che sia , che chiede sempre amore libertà, dignità, e non un mero saluto di sufficienza. Che il nostro non sia un addio definitivo, ma un ciao eterno, questa è la speranza di ogni poeta.
Persi tra spazio e tempo/ ci è dato una sola volta di vivere e di assistere/ alla nostra indelebile sostanza/ materia di uomini/ che ciascuno porta nel suo sangue/ e ricompone nella totalità di un tratto/, un gesto, in una carezza, in un’anima e in un corpo che per tutti sarà comunque un sigillo eterno.
Roma, 20 dicembre 2016 Augusto Benemeglio