Recensione film “Elle” di Paul Verhoeven
Quando il thriller è nella mente
NEL titolo, “lei”, c’è l’esclusivo fuoco del film: un racconto su corpo e anima femminili, ma in una irripetibile, ambigua, personalità, allineata, si direbbe, a corpo e anima dell’interprete. Senza la Huppert, sfinge quasi irritante, tante reazioni e omissioni di Michelle, imprenditrice aggredita e stuprata in casa da un uomo mascherato, sarebbero inverosimili. Alla fine è lei il vero “giallo”. Verhoeven è abilissimo a declinare il mistero di un personaggio nel personale thriller “basic instinct” della sessualità, accumulando informazioni psicologiche più importanti dei colpi di scena, in un flusso di tensione cucito alla cinepresa. L’intreccio va taciuta, ed è in fondo fatto di convenzioni. Diciamo soltanto che dopo la violenza carnale Michelle, sangue freddo, bagno caldo, nessuna denuncia, riprende la sua vita, lavoro, amante noioso e figlio tormentato. La parte bruciante dell’enigma-Michelle preme… Nonostante la permanente sensazione di trovarsi al limite di un nichilismo non plausibile, questa donna vibra di glaciale sofferenza. Sharon stava nel cinema. Isabelle nella vita.
Silvio Danese
Titolo originale: Elle
Nazione: Francia, Germania, Belgio
Anno: 2016
Genere: Drammatico
Durata: 130′
Regia: Paul Verhoeven
Cast: Isabelle Huppert, Virginie Efira, Christian Berkel, Alice Isaaz, Anne Consigny, Laurent Lafitte, Jonas Bloquet, Vimala Pons