ArteRecensione: Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia


Albrecht Dürer, il Maestro venuto dal Nord. Il tedesco di Norimberga imbevuto di cultura rinascimentale, capace di una formidabile sintesi fra mondi culturali così diversi e distanti. Pittore sublime il Dürer, di un’intensità sentimentale potentissima, e magister dell’incisione, abilissimo a render dettagli nelle proprie visioni.
Ancora sino al 24 giugno è possibile visitare (e ammirare) la mostra “monstre”, dal prezioso e intelligente allestimento, che Palazzo Reale ha dedicato a un artista di valentia individuale senza pari, testimone (se non capostipite) di un’era-cerniera, artefice di istanze e riflessioni, le più disparate, in una società artistica e civile in rapidissimo mutamento, inquadrandolo peraltro nel mobile contesto che egli abitava e influenzava con le proprie suggestioni, esiti e risoluzioni.
Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia è difatti il titolo della spettacolare esposizione, promossa e prodotta dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e 24 ORE Cultura-Gruppo 24 ORE e curata da Bernard Aikema con la collaborazione di John Martin: 130 opere fra pittura, disegno e grafica, del Dürer e di artisti germanici e italiani suoi contemporanei.
Estremamente innovativo fu il grande tedesco e nel contempo di modernissima sensibilità, quanto mai recettivo nel cogliere umori eterni e riproporli non solo con un tecnica superiore, bensì con geniale sensibilità. Che dire de La Melancolia (Melencolia) del 1514? Chi non si rivede in quell’essere raccolto, le ali ripiegate, in cupa meditazione su cose e destini umani? E lo struggente Gesù fra i dottori del 1506 (da Madrid) con la sua sapiente costruzione geometrico-prospettica, innumerevoli volti dalle insulse o volgari o stranite espressioni a circondare la serena figura del divino adolescente? Ma davvero ci si perde fra disegni, dipinti e incisioni: il Granchio, i ritratti di giovani donne, L’Adorazione dei Magi, il Cavaliere, il Paesaggio alpino, le dodici stampe della Grande Passione, il Ritratto di fanciulla con berretto rosso, la Testa di San Girolamo, la Battaglia del mare, Le quattro streghe, La famiglia del satiro, Il Cavaliere, la morte e il diavolo, persino una lettera autografa con caricatura di donna. E ogni lavoro reca il segno dell’eccezionalità. Non è azzardato dire che  Dürer sia stato il più grande faber incisore di tutti i tempi.
Ma il visitatore può anche meravigliarsi innanzi al Ritratto di vecchia del Giorgione (dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia), così come di fronte ad altre opere di Lucas Cranach, Albrecht Altdorfer, Hans Baldung Grien, Andrea Mantegna, Leonardo da Vinci, Tiziano, Andrea Solario, Giovanni Bellini, Lorenzo Lotto.
Mentre ci si aggira nelle varie sale, fra la successione di capolavori, si viene colti da uno stato di rapinosa, ma piacevole, vertigine: tutto quel bello… Stato che permane anche molto dopo che si è usciti.
Ah Albrecht  Dürer o Alberto Duro o Durero… 57 anni di splendida vita, la sua arte un dono eterno ai posteri.

Alberto Figliolia

Dürer e il Rinascimento tra Germania e Italia. Fino al 24 giugno. Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano.
Info e prenotazioni: tel. + 39 02.54913-ticket24ore.it; siti Internet palazzorealemilano.it e mostradurer.it

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