Maria Estella Bocchini entrò nell’ufficio privato del Leader intorno alle ventidue.
Lui non c’era ancora, o forse era di là, in bagno. Quotidianamente il capo si iniettava sostanze “rivitalizzanti”, e non di rado integrava il suo dooping con una buona scorta di pillole blu e polvere bianca… soprattutto quando sapeva di dover incontrare una signora.
Maria Estella Bocchini pensò che quel giorno anche lei, che aveva quasi quarant’anni in meno del suo presidente, non avrebbe rifiutato un po’ di quelle medicine. Era stanca.
Quella era stata forse la giornata più importante della sua vita, il punto di partenza di una carriera che, ne era certa, da quel momento in poi non si sarebbe più fermata.
Era stato il giorno dell’insediamento del nuovo governo del Bottananga, penisola del nord africa estremo; e lei aveva da poche ore giurato nelle mani del presidente: Maria Estella Bocchini era ora il nuovo ministro della pubblica istruzione.
Il Leader, la sua guida, il suo benefattore, il suo mentore, il mecenate della sua ascesa istituzionale, l’aveva scelta personalmente. L’aveva chiamata a una nuova missione,
Finalmente ! Dopo tanti anni di gavetta politica, di rinunce, di compromessi; anni di servilismo, di cieca obbedienza. Anni di ambizione e carte false per ottenere un traguardo, per salire un gradino in più, per emergere a qualsiasi costo.
Prima la laurea in giurisprudenza ottenuta cambiando sede di esame, poi la lenta scalata di conoscenze sempre più influenti, per arrivare in alto, dove c’era lui, con il suo potere, la sua ricchezza, la sua… luminescenza.
Il segreto è non vergognarsi mai di nulla. Non dire mai di no.
Essere pronta a tutto.
Mentre recitava mentalmente il motto, il comandamento fondamentale, l’inno segreto suo e di tutti i politici appartenenti al parlamento del Bottananga, la porta secondaria dello studio si aprì e comparve, sorridente, il Leader.
– Presidente…
Impeccabile nel suo doppio petto, preciso nel maquillage, prezioso nell’atteggiamento, il Leader la accolse con un abbraccio.
– Mia cara… Congratulazioni.
Lei si lasciò stringere, si lasciò baciare sulle guance.
– Grazie, io… sono pronta, non la deluderò.
Il Leader la prese per mano e la accompagnò vicino a un sofà. Si sedette, sempre tenendole la mano. Lei gli rimase di fronte, in piedi.
Udirono provenire dai corridoi esterni uno scalpiccio di passi veloci; funzionari, giornalisti. O la scorta, pensò lei.
Dalla piazza sottostante urlò breve una sirena.
Maria Estella Bocchini gettò una fugace occhiata alla luna schiacciata contro le sbarre di una finestra, poi si voltò di nuovo e la mano di lui stringeva più forte.
– Mia cara… Mia cara… Confido molto in te. Il tuo è il compito più delicato.
Vedi, come sai, il nostro è un progetto antico, un obiettivo importante per mantenere saldi i valori su cui si poggia questo paese… Ci sono interessi enormi in gioco. Il Gran Maestro ha progettato per decenni questo passaggio, siamo a una svolta storica.
Maria Estella Bocchini tacque,
Lui si passò l’altra mano sul mento, come se stesse cercando le parole.
– In questi ultimi anni ho raccontato a questo popolo la mia favola. Ho dato alle televisioni il compito di diffonderla. Perchè questo, Maria Estella, è un popolo che crede alle favole. Ci crede, sì, però (come dice spesso il Gran Maestro) è un popolo dagli anticorpi massicci. Ha centinaia e centinaia di anni di storia, arte, cultura che lo proteggono. Possiamo dominarlo, ma mai fino in fondo. Per poterlo gestire appieno come vorremmo, dobbiamo distruggere il suo sistema immunitario, dobbiamo massacrare i suoi anticorpi e far sì che i giovani siano i primi ad assimilare la nostra favola.
In una parola, mia cara – e qui sospirò, quasi il terminare la frase fosse per lui un sacrificio – Ci vuole l’ignoranza.
Maria Estella Bocchini non disse nulla. Si inginocchiò.
– Ecco perchè tu sei il ministro più importante. Da te partirà l’opera di evangelizzazione finale. Seguendo i dettami del Gran Maestro renderemo la scuola del Bottananga un’istituzione povera di mezzi e di valori. Faremo in modo che sia in grado di forgiare, in edifici fatiscenti, una gioventù formata su ciò che già da anni nelle televisioni diffondiamo: il nulla.
Lei non parlò.
Lui le pose la mano sul capo avvicinandola a sè.
L’orologio era sulle ventitrè.
– Il nostro problema sono gli intellettuali, gli artisti, gli scienziati, gli uomini formati sullo stato di diritto e la coscienza civile. La tua riforma scolastica eliminerà alla radice questi elementi e impedirà la nascita e la crescita di nuovi oppositori. Toglieremo alla scuola le risorse, faremo in modo che ci siano pochissimi insegnanti malpagati e precari, a fronte di moltissimi studenti rincoglioniti. E creeremo disoccupazione nel corpo docente, e impediremo la ricerca scientifica… Incrementeremo la scuola privata che genererà profitti e insegnerà quello che noi vogliamo… quello che il Gran Maestro vuole…
Il Leader abbassò gli occhi per un secondo, il tempo di scorgere i capelli di Maria Estella Bocchini che si disperdevano tra le sue ginocchia. Gemette.
– E… cresceranno… cresceranno giovani che penseranno che la vita sia quella della pubblicità… o dei reality… Giovani dalle coscienze sedate, dormienti… che non si faranno più domande… perchè a loro comunque le risposte non interesseranno…
Il Leader sospirò.
– Sei pronta… p-per questo importante compito… c-che ti attende ?
Maria Estella Bocchini di nuovo restò in silenzio.
Ma stavolta ne aveva motivo.
Non si può parlare
con la bocca piena
Thomas Pistoia
Thomas Pistoia è nato a Torino nel 71 e vive tra Presicce (LE) e Empoli (FI). Dopo aver gestito per anni il portale letterario viaoberdan.it, ha trasformato lo stesso in un blog su cui pubblica periodicamente i suoi racconti, poesie e canzoni. Spesso i suoi scritti vengono pubblicati su riviste letterarie online e cartacee.