Recensione film “Civiltà perduta” di James Gray
Esploratori spericolati
Vita spericolata di rischi e scoperte, quella del colonnello Fawcett della Royal Geographical Society britannica. Diventò celebre nella storia delle esplorazioni per la mappatura di zone estreme di Brasile, Perù e Bolivia tra i primi ‘900 e il 1925, quando scomparve durante una spedizione col figlio seguendo un’ossessione: la città perduta di Z. Fatica, pericolo, cieca fiducia, l’ostilità mortale degli indigeni, la diplomazia dei doni, i tradimenti della ciurma, le immense foreste e i fiumi in panorama e al dettaglio di frecce e animali, esiste materia più cinematografica?
Da un lato Gray (“I padroni della notte”, “Two lovers”) raffredda l’avventura cercando nella ricostruzione dei particolari una vera emozione del tempo mori da semplificazioni di spettacolo, dall’altro ci tiene vicini al sogno di Fawcett, eroe dei limiti della conoscenza condannato a partenze verso il futuro. Risultati discontinui, perché è una combinazione difficile, sotto l’ala protettiva di Herzog e dell’amato Coppola, e per qualche fuga melodrammatica. Hunnam è un condottiero egotico quasi convincente. Presentato all’ultimo Berlino.
Titolo originale: The Lost City of Z
Nazione: U.S.A.
Anno: 2016
Genere: Azione, Avventura, Drammatico, Biografico
Durata: 140′
Regia: James Gray
Cast: Charlie Hunnam, Robert Pattinson, Sienna Miller, Tom Holland, Edward Ashley, Angus Macfadyen, Ian McDiarmid, Clive Francis, Franco Nero, Pedro Coello, Matthew Sunderland