Un punto di riferimento essenziale non solo per tutti i milanesi e gli abitanti della città metropolitana, ma per qualsiasi cinefilo. Un programma sbalorditivo, per qualità e quantità, di proiezioni e di eventi. Un’attività portata avanti da innumerevoli anni con immutata cura filologica, amore e passione. Un’entità straordinaria, una Fondazione oltremodo preziosa. Non altrimenti si può dire quando si parla della Cineteca Milano, con le sue quattro sedi, fra cui l’ultima acquisizione del Cinema Arlecchino, restituito alla comunità meneghina e a tutti gli amanti della settima arte, la fucina dei sogni.
La chiusura del vecchio anno, nonché l’anniversario dell’invenzione del cinema (28 dicembre 1895, prima proiezione pubblica dei fratelli Auguste e Louis Lumière al Salon Indien du Grand Café a Parigi), è stata celebrata con un’autentica perla: Go and Get It, un film del 1920, un gioiello dell’era del muto, un prototipo del cinema hollywoodiano capace di coniugare vari generi in un incredibile e avventuroso scintillio. Il restauro della pellicola è stato opera della stessa Cineteca Milano e ha ottenuto il prestigioso Premio Label all’ultima edizione del Festival Lumière dell’Istituto Lumière di Lione.
90` di una godibilità estrema, fra colpi di scena, acrobazie – spettacolari le scene su quei primitivi aeroplani a solcare il cielo d’America –, il topos della battaglia fra buoni e cattivi, con il tema della buona e della cattiva stampa, il thriller e l’horror, la romantica storia d’amore fra lo scalcinato coraggioso reporter a caccia della verità e la misteriosa bella che piomba in redazione, sua compagna d’avventura. E, ancora, il trapianto di cervello da un condannato a morte a uno scimmione – ergo, l’eticità della scienza, per quanto la ricerca del brivido fosse il primo ed essenziale elemento – una serie di caratteristi fenomenali. Registi Marshall Neilan (agli esordi un semplice autista) e Henry Roberts Symonds (aiuto regista il ventiquattrenne Howard Hawks, un gigante del cinema), sceneggiatura di Marion Fairfax. Fra gli interpreti Pat O’ Malley, Agnes Ayres (al fianco di Rodolfo Valentino ne Lo sceicco, poi un tragico destino) e Wesley Barry. Una curiosità… L’uomo-scimmia fu interpretato da Bull Montana, atleta del wrestling che lavorò anche nel film Il mondo perduto, sempre del 1925 e sempre sceneggiato da Marion Fairfax.
Ad accrescere la meraviglia della serata, oltre all’accompagnamento dal vivo, nel corso della proiezione della pellicola principale, per opera del pianista Antonio Zambrini (una misura jazz), è stato proiettato il cortometraggio restaurato Il Natale dei sei piccoli ricchi e dei sei piccoli poveri (Francia 1910, 6`). Il restauro di questo rarissimo filmino è il frutto della tesi di laurea di Giulia Marsella, studentessa del Corso di Conservazione e Management del Patrimonio Audiovisivo del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Questo per il recentissimo passato. Per quel che concerne il presente, invece, alla Cineteca Milano Arlecchino si proietterà sino all’8 gennaio il capolavoro di Ingmar Bergman Fanny e Alexander (anno 1982). Un film di una sontuosità e accuratezza senza pari per quel che concerne la ricostruzione degli ambienti, esterni o interni che siano, una parabola, un monumento al ricordo e alla memoria, una rivisitazione nostalgica e, nel contempo, terribile/gioiosa – inevitabile dicotomia – del processo di crescita esistenziale. Un film mosaico, “un film-mondo”, “la summa poetica ed estetica” del Maestro svedese, con tutti i temi a lui cari: la convivenza di commedia e tragedia nel rotolare dei giorni; il conflitto fra verità e menzogna; la solitudine e il fanatismo ideologico di certa religione; l’incursione nella realtà da parte del sogno e della magia, ovvero il gioco di scatole cinesi che la realtà è; l’intrusione di altre presenze nel quotidiano; la diversità e i differenti volti dell’amore: tormento, estasi, abbandono, nel sottile confine fra eros e thanatos; le convenzioni e i pregiudizi sociali, che si rispettano e di cui ci si può far beffa; la gioia del piccolo mondo che un teatro è, mimesi di quello grande, furioso e vorace, là fuori; il miracolo delle marionette (oggetti metaforici) e della lanterna magica, segno di una vocazione/predestinazione.
Maestose sovente le scene, anche quelle nella austera, squallida, canonica del vescovo. I colori vengono gestiti magistralmente, con una fortissima valenza simbolica. La fotografia di Sven Nykvist è qualcosa di indicibile per la perfezione raggiunta. Gli interpreti sono tutti di eccelsa caratura: Pernilla Alwin, Bertil Guve, Ewa Fröling, Börje Ahlstedt, Harriet Andersson, Gunnar Björnstrand, Erland Josephson. Invero sono decine i personaggi nello straordinario affresco che si svolge a Uppsala, e splendida è la galleria delle donne. Si potrebbe discettare per ore intorno a questa pellicola-capolavoro.
La saga – tale potremmo definirla, nonostante la brevità del periodo: fra il Natale 1907 e la primavera 1909 – è suddivisa in 5 capitoli (1. il Natale; 2. il fantasma; 3. il commiato; 4. i fatti dell’estate; 5. i demoni), un breve prologo e un lungo epilogo. “Congedo e testamento di Bergman, uomo di cinema, è una dichiarazione d’amore alla vita e, come la vita, ha molte facce: commedia, dramma, pochade, tragedia, alternando riti familiari (lo splendido capitolo iniziale), strazianti liti coniugali alla Strindberg, cupi conflitti di tetraggine luterana che rimandano a Dreyer, colpi di scena da romanzo d’appendice, quadretti idillici, intermezzi di allegra sensualità, impennate fantastiche, magie, trucchi, morti che ritornano. Un film dove tutto può accadere“ (Morando Morandini).
Quattro furono gli Oscar attribuiti a Fanny e Alexander: miglior film straniero, migliore fotografia, migliore scenografia, migliori costumi. Di elevatissimo livello anche la colonna sonora.
La proiezione in pellicola 35MM prevede il caricamento in due fasi. Peraltro il film supera le tre ore di lunghezza, ma prende talmente la storia che non ci si accorge. Si esce dal cinema con il cuore e la mente illuminati. E una folla di domande, insieme con lo stupore.
Il calendario delle proiezioni: 2 e 5 gennaio, ore 17,30; 3, 7 e 8 gennaio, ore 14,30; 4 gennaio, ore 20,15.
Appuntamento in via San Pietro all’Orto 9 (Milano-MM 1 o 3 Duomo o MM1 San Babila), Cineteca Milano Arlecchino (info: tel. biglietteria 0245479033, tel. uffici 0287242114, e-mail info@cinetecamilano.it, sito Internet www.cinetecamilano.it).
Biglietti: intero 7 euro; ridotto con Cinetessera 5 euro; Under 25 e Over 70, 5 euro. La Cinetessera 2023 (15 euro) è disponibile presso tutte le sedi di Cineteca Milano.
Alberto Figliolia