ArteRecensione: Cézanne/Renoir. Capolavori dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay


Nessun quadro dipinto all’interno, in un atelier, potrà mai valere quanto le cose fatte en plein air. (Paul Cézanne)

Per fare progressi non c’è che la natura, l’occhio si educa nel rapporto con lei. (Paul Cézanne)

Studio ogni giorno sulla natura, e mi sembra di progredire troppo lentamente […]; ho giurato a me stesso di morire dipingendo. (Paul Cézanne)

L’arte tocca le emozioni. Se ha bisogno di essere spiegata, non è più arte. (Pierre-Auguste Renoir)

La pittura è prima di tutto un lavoro manuale e bisogna farla come un buon artigiano. (Pierre-Auguste Renoir)

Due vite parallele. Un’amicizia feconda a legarli e pur nella diversità stilistica e nell’esplicitazione formale, nelle differenti personalità, un’influenza reciproca e non pochi punti di contatto ed elementi in comune: in primis, la pittura en plein air e la devozione alla Natura. Pierre-Auguste Renoir e Paul Cézanne, due giganti dell’arte. Se il primo pare coinvolgere subito, di primo acchito, gli spettatori della sua opera grazie a un potente riversamento emozionale, e se il secondo pare maggiormente vocato a una ricostruzione più ragionata e razionale, geometrica, della realtà, l’afflato è il medesimo. È un’arte vibrante quella di PAR (1841-1919), nativo di Limoges, ma presto trasferitosi a Parigi, figlio di un umile sarto e padre del famoso regista Jean, gran viaggiatore, e del provenzale PC (1839-1906), il quale ebbe per compagno di classe Émile Zola. Paul, trasferitosi a Parigi, fu respinto all’esame di ammissione all’Accademia di Belle Arti; tornò nella città natale per lavorare nella banca di famiglia. Ma all’orizzonte si palesava il movimento impressionista, alla cui prima mostra l’artista espose tre opere (Renoir ne portò sei e ne vendette tre).
La dedizione all’arte dei due era totale: Renoir, rottosi nel 1897 il braccio destro, continuò a dipingere con la mano sinistra, e nel 1905, finito sulla sedia a rotelle e con le dita rattrappite a causa dell’artrite reumatoide, si fece legare i pennelli alla mano per poter dipingere. Dalla sua Cézanne soffriva di una grave forma di diabete. Lo spirito di entrambi era tuttavia invincibile.
Il Palazzo Reale di Milano dedica sino al 30 giugno una magnifica mostra alla celeberrima coppia, la cui frequentazione, come detto, fu assidua nel segno della vicendevole ammirazione e foriera di influenze nei confronti di altrettanto famosi artisti che sarebbero venuti dopo (uno fra tutti, Pablo Picasso, di cui sono esposte due tele). Cinquantadue capolavori, da lustrarsi gli occhi, raccolti dal mercante d’arte Paul Guillaume e dalla moglie Domenica e poi confluiti nelle meravigliose collezioni del Musée de l’Orangerie e del Musée d’Orsay di Parigi.
“Cézanne focalizzava l’attenzione sulla struttura compositiva più rigorosa e geometrica e sulla forza della pennellata, Renoir si concentrava sull’armonia, sulle atmosfere delicate, sulla resa delle forme tramite il colore”… ma, come detto, i momenti d’incontro non sono pochi, compresi i generi praticati: natura morta e paesaggio, figura umana fra ritratti e nudi. “L’allestimento, che segue un criterio tematico, consente di apprezzare la loro evoluzione stilistica, che li porterà a soluzioni estetiche assai diverse, un dialogo in cui la calda espressività di Renoir si contrappone alla precisione analitica di Cézanne.”
Si sfila con stupore e commozione davanti al Paesaggio innevato (1875, Renoir), a Fiori in un vaso e Pesche (1898 e 1881, Renoir), Il vaso blu e Vaso impagliato, zuccheriera e mele (1889-1890 e 1890-1894,  Cézanne), Claude Renoir en clown (1909, Renoir),  Ritratto di Madame Cézanne (1885-1895, Cézanne), Nudo femminile disteso (o Gabrielle, 1906-1907, Renoir), oltre che alle spettacolose o minute, ma sempre deliziose e delicate, bagnanti, uno dei temi prediletti da ambedue gli artisti.
“Paul Cézanne non venne mai in Italia – ha dichiarato L’Ambasciatore di Francia Martin Briens – ma la sua opera ha, nella luce della sua Provenza, molto della luce dell’Italia che è stata di profonda ispirazione per gli artisti italiani del Novecento. Renoir invece disse, dopo il suo viaggio in Italia, di avere capito qui “che cos’è la pittura”. Mi auguro che i numerosi visitatori di questa mostra possano scoprire, o riscoprire, la luce particolare di questi due pittori, sempre così potente a 150 anni di distanza.”
In mostra, di Cézanne, anche La barca e i bagnanti (circa 1890), un olio su tela dalla forma stretta e allungata, un formato strano per una visione eccentrica: probabilmente doveva fungere da sovrapporta; diviso in tre parti, forse per motivi commerciali, è stato successivamente riunito. E ci si perde nella vista di Yvonne e Christine Lerolle al piano (circa 1897, Renoir), Gabrielle e Jean (1895-96, Renoir), come ne La roccia rossa (circa 1885-90, Cézanne) o una specialissima  interpretazione de Le Déjeuner sur l’herbe (1876-77, Cézanne).
Sinuoso (e insinuante), morbido e curvilineo, sfumato ed evanescente,  ma anche monumentale, Renoir; “spigoloso”, architettonico, terroso e volumetrico, a tratti però quasi stilizzato,  Cézanne. Vedi la Marina del 1883 di PAR e La strada di villaggio del 1872-73 di PC. O Gabrielle in giardino (Renoir, 1905) e Madame Cézanne in giardino (Cézanne, 1880 circa).
Classico moderno e il principio dell’astrazione.  Concrezioni di vaporosità o etereo che si fa carne. Luce e materia. La qualità tattile dell’aria. Il fatto serio che l’esistenza è, ma anche la joie de vivre che si libera da una  profonda, acuta e serena osservazione della Natura, semper Mater nostra. La Bellezza…
Renoir e Cézanne: nel segno del genio.

Qualunque sia il vostro maestro preferito, non deve essere per voi che un orientamento. Altrimenti sarete solo un imitatore. (Paul Cézanne)

Se la mia tela è carica di questa indefinita religiosità cosmica che mi emoziona, che mi rende migliore, emozionerà anche gli altri toccando un punto della sensibilità che loro forse ignorano. (Paul Cézanne)

Per me un quadro deve essere qualcosa di amabile, felice e piacevole. Il mondo è pieno di cose sgradevoli, non è certo il caso di fabbricarne altri. (Pierre-Auguste Renoir)

Lo stato di grazia viene dalla contemplazione della più bella creazione di Dio: il corpo umano. La sofferenza passa, la bellezza resta. Io sono perfettamente felice. (Pierre-Auguste Renoir)

Alberto Figliolia

Cézanne/Renoir. Capolavori dal Musée de l’Orangerie e dal Musée d’Orsay. Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano. Fino al 30 giugno. Mostra promossa da Comune – Cultura, con il patrocinio del Ministero della Cultura e dell’Ambassade de France en Italie, e prodotta da Palazzo Reale, Skira Arte e Museum Studio, in collaborazione con Musée de l’Orangerie e Musée d’Orsay, nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026. A cura di Cécile Girardeau, conservatrice al Musée de l’Orangerie di Parigi, e Stefano Zuffi, storico dell’arte, con la collaborazione di Alice Marsal, responsabile degli archivi e della documentazione al Musée de l’Orangerie.

Catalogo: Skira Arte.
Orari: da martedì a domenica ore 10-19,30; giovedì chiusura alle 22,30; lunedì chiuso; ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.
Info: siti Internet www.palazzorealemilano.it e www.mostracezannerenoir.it

Dalla curatrice Cécile Girardeau: “Molti sono i punti di contatto tra le opere dei due maestri. Paesaggi, nature morte, ritratti, nudi, così come le grandi bagnanti dipinte in età matura, sono stati campi di sperimentazione comuni per i due pittori. L’osservazione del modello e della natura, unita all’aspirazione di raggiungere un’essenza senza tempo, ha permesso a entrambi di incarnare una forma di modernità classica. Il legame tra Cézanne e Renoir, a prima vista così diversi, può oggi sorprendere. Si tratta infatti dell’incontro di due approcci radicali: il maestro di Aix affermava che La natura deve essere elaborata partendo dal cilindro, dalla sfera, dal cono e Renoir desiderava fare della pittura una cosa piacevole, gioiosa e graziosa. Questo confronto tra i due artisti considerati come due grandi pietre miliari della storia dell’arte è stato tuttavia uno degli argomenti più dibattuti dalla critica modernista del primo Novecento. Nel 1905, ad esempio, il critico Gustave Geffroy sottolineava che “la natura, gioiosa e tranquilla nell’opera di Renoir, diventa solenne ed eterna in Cézanne. Dal plein-air allo studio, dalla conquista del paesaggio alle nature morte, dai ritratti intimi alle bagnanti, il viaggio attraverso le opere dei due uomini continua a mettere in discussione la nostra visione del mondo.”

Dal curatore Stefano Zuffi: “Renoir non perderà mai l’anima affettuosamente popolare dai gusti semplici e sinceri: dipinge per mestiere e per necessità, ma la sua pittura è un grande canto d’amore per la vita, la bellezza, la gioia. Amico di colleghi impressionisti, Renoir, tra tutti loro, è forse il più sereno, amabile e diretto: contrappone l’inesauribile vitalità delle persone alle ricerche analitiche sulla luce e sul colore di Monet; confronta la semplicità di un pomeriggio all’aria aperta con la raffinata cultura museale di Manet; preferisce la ricchezza del colore imbevuto di luce al lucido disegno di Degas. È affascinato dall’universo femminile: dalle bambine nella prima infanzia fino alle ragazze nel fiore degli anni, dalle madri di famiglia alle luminose stelle del teatro parigino, fino alle generose e bionde bagnanti, i suoi quadri sono pieni di sorrisi, di sguardi accesi, di capelli vaporosi. […] Figlio di un banchiere, libero da necessità economiche, Cézanne sceglie la pittura con risoluta determinazione, contro il parere della famiglia, contando soprattutto sulla volontà e sull’ostinazione, e non certo su un talento spontaneo. Gli autoritratti fanno comprendere il suo carattere tenace e determinato. Si affaccia su Parigi, ma non l’ha mai amata, preferendo uno stretto e sobrio circuito di luoghi familiari intorno ad Aix-en-Provence. In questa rocciosa solitudine, fuori dai circuiti del mercato artistico e dall’attenzione dei critici, Cézanne è tuttavia il più grande e consapevole pittore della sua generazione. […] Insistendo tenacemente su alcuni soggetti – il nudo, la natura morta, un particolare scorcio del paesaggio, i rami regolari degli alberi – Cézanne trova una nuova interpretazione per la luce e il colore, la forma e il disegno, la prospettiva e la libertà. In una vita inquadrata entro il tranquillizzante confine della agiata borghesia di provincia, Cézanne getta le fondamenta per l’arte del XX secolo.”

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