Un artificio che scandisce il tempo (un placido inganno?). In tal modo si potrebbe definire il calendario, termine di origine latina. Potrebbe ben chiamarsi anche almanacco. Il calendario è un diario dei giorni, delle settimane e dei mesi, che corrono a segnare cicli, più o meno brevi, del nostro esistere, e fasi lunari, richiami onomastici… Vi sono calendari composti di fogli-giorni/mesi staccabili, ancora più effimeri e volatili, o altri in forma più conservativa. A questi ultimi di certo appartiene il Calendario poetico-fotografico del Laboratorio di lettura e scrittura creativa attivo ormai da ventisei anni nella Casa di reclusione di Opera-Milano. Un’opera fatta, al di là dell’inesorabile scorrere delle lancette, per rimanere (e, capirete perché, sedimentarsi).
Ogni anno difatti le persone detenute partecipanti al Laboratorio, creato da Silvana Ceruti tanti anni or sono, e il gruppo di volontari che asseconda la creatività di costoro produce questo magnifico prodotto, in cui le poesie si accostano alle preziose immagini donate dalla fotografa Margherita Lazzati. E ogni anno si sceglie uno specifico argomento, che (in)segue non solo la cronaca, ma anche la storia o fondamentali temi esistenziali, talora mescolando, con grande intelligenza e versatilità, tutti questi elementi, e sempre suggerendo suggestioni e offrendo stimoli alla riflessione, poiché da una profonda meditazione intorno all’essere e ai casi del mondo i versi sono stati suscitati.
Il 2021 del Calendario del Laboratorio, erede del movimentato anno del Covid-19, è stato contrassegnato dal titolo Distanze… Orizzonti… Infinito. Non poteva essere altrimenti. E va sottolineato il miracolo della sua uscita – non era così scontata – frutto, nonostante la momentanea sospensione dell’attività, della previdenza messa precedentemente in campo da parte dei volontari e dai membri del gruppo. Un lavoro di assemblaggio, di composizione, di cucitura – un ricamo, un grido di solidarietà, una mano tesa, un ponte fra il “dentro” e il fuori” – ora accessibile anche al pubblico.
Dalla prefazione di Anna Maria Di Brina: “Cos’è per l’uomo l’orizzonte? È solo un concetto geografico o anche una dimensione psicologica ed esistenziale? Cosa significa anelare all’infinito? Cosa vuol dire coltivare libertà e spazio dall’angustia della reclusione? Sono domande antiche su cui poeti e filosofi non hanno smesso nei secoli di interrogarsi, ma che si ripropongono oggi con nuova impellenza e che imprevedibilmente hanno avvicinato l’esperienza quotidiana di intere città al vissuto carcerario, solitamente lontano e poco conosciuto. La letteratura ha avuto per molti, in questo strano tempo, un ruolo importante nell’indicare strade, suggerire cammini di resistenza. Nel suo Viaggio intorno alla mia stanza, scritto nel XVIII secolo durante un periodo di confino forzato, l’autore francese Xavier de Maistre riflette sulla finitezza umana e sull’infinito appena intuito nello spazio di cielo attraverso la sua finestra. Com’egli racconta, il raggio di sole che lo colpiva dall’alto di quell’apertura gli faceva sapere «che esiste una relazione tra lui e l’immensità»”.
I versi del Calendario sono di un doloroso splendore: un “mare di ferro”, la “morte della distanza”, un aquilone nella musica del vento, un’esplorazione nei canyon dell’anima, un viaggio nel cuore segreto delle cose o nell’altrove, il confronto con il mistero, fra estasi, paure e slanci. Coprire le distanze e sorpassare i confini per conquistare, senza superbia, gli orizzonti; nuovi orizzonti e dimensioni… invocando la fraternità umana, cercando la comunanza fra viventi, ascoltando la voce profonda della Natura, quell’eco benefica cui così sovente ci siamo negati o proseguiamo a negarci…
Diamo ora spazio a una scelta di versi:
“Guardo l’universo con amore/ mi fermo a contemplarlo./ Non lo trascuro/ Non lo disprezzo./ L’universo mi parla” (A.N.)
“Cammino tra i merli/ e i cani/ tra le carcasse d’umanità/ e quelle dei tram/ tra i templi di chi non/ ci poté salvare/ né con le croci/ né col denaro.” (A.B.)
“Si raggiunge l’infinito/ prima o poi” (M.A.S.V.)
“La distanza svanisce il tempo/ come il profumo del giorno prima” (J.C.S.)
“Sguardi di immemore storia/ che abbracciano il mio essere/ sul finire del giorno/ in un fremito di vita/ che si lascia vestire/ come addobbo/ per la festa di tutti.” (A.V.)
“L’orizzonte fa capolinea/ alla mia inutile e sprecata vita/ per l’odio accumulato nelle vicissitudini/ del quotidiano, l’anima ormai satura/ di tutto, ma all’orizzonte la distanza/ infinita mi dà speranza” (V.S.)
“Ho inciampato spesso e sono anche caduto/ franando rovinosamente sugli innocenti/ per raggiungere e impadronirmi/ del mio orizzonte,/ per diventare orizzonte,/ per inebriarmi di ipocriti orizzonti. […] Il tempo tra il desiderio e il bacio,/ i passi tra il timore e la mano sicura di una madre e un padre,/ il tempo determinante tra un sì e un no,/ il tempo di dare ad una mano l’ordine/ di impugnare la spada o di dare una carezza,/ il tempo prezioso di sussurrare una preghiera/ tra un orizzonte incerto/ e un infinito certo.” (F.V.)
“Sveglio nel cuore della notte/ Ascolto il canto del vento/ Che sussurra contro la finestra/ Il lento ticchettio della pioggia/ Che scivola sui vetri/ Come se questi suoni/ In un solo coro/ Volessero parlarmi/ Nel silenzio della stanza/ Superando le distanze/ Superando i ricordi.// Nel mio domani/ Nasce la speranza/ Cerco una traccia/ Voglio misurarmi con il tempo/ Dell’età non conosciuta/ Guardarla in faccia/ Quell’età degli anni persi/ Dove non vedevo ancora/ Con gli occhi dell’innocenza” (G.N.)
“L’infinita distanza/ non ha orizzonte…/ Avere fiducia ridà vita./ Celato tra le tue pagine,/ aggrappato come l’ippocampo/ al fluorescente corallo,/ sfuggo ai predatori/ che vivono in me./ Mimetizzato fra altri 366/ il mio nome…/ Provo a ritrovare l’uscita/ da quest’ingorgo intricato/ senza storia./ Confido in te, nella posizione/ ove vuoi pormi,/ fra gli astri della sfera celeste” (C.D.E.)
“La stanza il cancello, un letto stretto,/ dove compongo le poesie,/ mentre gli sguardi
si appendono/ agli sciami di nubi.” (C.C.)
“Lasciatemi qui/ dove le fiamme dell’inferno/ bruciano ciò che io rifletto/ e il buio irrompe nei miei occhi/ con spazi vuoti./ Mi fermo qui/ dove il caldo fa svanire/ la speranza, l’illusione/ e il futuro./ Sbatto le ciglia/ e rimangono intorno a me/ il passato e il presente/ di un sogno cupo.” (B.S.)
“Sono tornato dalla guerra/ prigioniero del mio corpo/ chiedo aiuto, nessuno ascolta/ c’è chi mi guarda con disgusto/ chi si allontana con paura/ giudicano dall’apparenza/ forse non tutti crediamo/ a ciò che gli occhi vedono/ non si ascolta più il cuore che piange/ o la storia che pesantemente portiamo sulle spalle/ io sono tornato dalla guerra!/ Io sono prigioniero del mio corpo, io!/ […] Ora non faccio più paura e mi guardate/ mi custodite gelosamente/ e io… sono confuso/ ho tanta gente vicino e sono
sempre emarginato/ come il marinaio che scrutava la vigliacca solitudine/ i conti non tornano/ vivo ma sono morto/ sogno ma non dormo/ mi esprimo con i pensieri ma non parlo/ vedo il giorno rincorrere la notte/ e la notte addormentarsi abbracciata al giorno/ io guardo ammiro e odo/ niente è più come prima/ la distanza si accorcia/ l’aria intrisa dal profumo di ruggine/ ricorda accanto a me il vuoto assordante/ di un mondo piccolo/ forse sbaglierò/ ma io… vedo ancora l’utile nella disperazione” (M.C.)
Una miscellanea che colma mente e cuore.
L’attuale difficoltosa situazione impedisce le presentazioni dal vivo e gli incontri in presenza. Chiunque desiderasse avere questo prezioso “segnatempo” – ma conservabile come un prodotto d’arte e cultura, testimonianza di resilienza del pensiero, panorama di emozioni, idee e ideali – può richiederlo all’editore (www.lavitafelice.it). Il ricavato della vendita (a offerta libera, utilizzando il conto corrente bancario con le seguenti coordinate: IT29H0306909606100000133795) andrà, per il funzionamento delle proprie attività e la gestione dei progetti secondo i fini statutari, all’Associazione Laboratorio di lettura e scrittura creativa della Casa di reclusione di Milano-Opera.
Alberto Figliolia