Café Express di Nanni Loy


A cura di Gordiano Lupi

Café Express (1979) è uno dei capolavori di Nanni Loy, come afferma la critica più avveduta. “Amaro spaccato di una piccola umanità cinica e cialtrona che si arrangia e sopravvive vendendo abusivamente caffè sui treni” (Canova). “Un film dal sapore neorealista interpretato da un inarrivabile Nino Manfredi nei panni di un povero venditore di caffè abusivo sui treni” (Poppi). La sceneggiatura è del regista che si avvale della collaborazione di Nino Manfredi ed Elvio Porta. Interpreti: Nino Manfredi, Vittorio Caprioli, Vittorio Mezzogiorno, Adolfo Celi, Gigi Reder, Lina Sastri, Luigi Basagaluppi, Tano Cimarosa, Maurizio Micheli, Clara Colosimo, Leo Gullotta, Silvio Spaccesi, Marzio Honorato, Marisa Laurito, Antonio Allocca, Nino Vingelli, Nino Terzo, Giovanni Piscopo e Franca Scagnetti. La musica – suggestiva e d’atmosfera – è della cantautrice Giovanna Marini. Gli elementi da commedia sexy si limitano al fugace incontro tra Marisa Laurito e il suo amante, consumato a bordo del treno grazie a Manfredi che sorveglia lo scompartimento. Il film è grande commedia all’italiana, di costume, impegnata a raccontare la vita di un venditore abusivo di caffè sul treno Palermo – Napoli, che vive con un figlio malato e l’handicap di un braccio di legno. Le avventure del venditore mostrano la sua lotta con i ferrovieri e i carabinieri che lo perseguitano ma anche con i borsaioli che lo vorrebbero reclutare nella banda. Adolfo Celi è un terribile ispettore del ministero dei trasporti che alla fine mostra il suo lato più umano. Vittorio Mezzogiorno è un borsaiolo dal coltello facile che mette nei guai il venditore di caffè subendone la reazione coraggiosa e rabbiosa. Vittorio Caprioli è il borsaiolo più elegante, un truffatore in guanti bianchi, mellifluo e intrigante. Lina Sastri è una suora molto intensa che accudisce i suoi orfanelli con tenerezza. Marisa Laurito si esibisce in un’insolita interpretazione sexy, condita di molta ironia, ma mette in mostra anche le lunghe gambe. Gigi Reder è un infermiere che procura le medicine per il figlio di Manfredi e interpreta il solito personaggio eccessivo con diligenza. Leo Gullotta è un patetico strabico che rimpiange di non aver coronato il piccolo sogno di fare il carabiniere. Maurizio Micheli è un bauscia milanese che beve il caffè adulterato dal borsaiolo e denuncia il venditore abusivo. Molte le macchiette irriverenti e persino alcuni momenti volgari (il borsaiolo orina nel caffè che viene servito ai passeggeri), ma il film non ne risente, perché diverte e fa pensare. Il treno è un microcosmo sociale interessante e Nanni Loy indaga su una serie di tipologie umane che frequentano la seconda classe fumatori, usando molta camera a mano e sfruttando l’esperienza acquisita nelle candid camera di Specchio segreto. La macchina da presa cattura luci e odori indelebili, racconta la vita di borsaioli, contrabbandieri, ricchi milanesi, suore in compagnia degli orfani, pendolari, piccoli truffatori e amanti che si danno appuntamento a bordo del treno.
Café Express è una pellicola sull’arte di arrangiarsi che Michele Abbagnano, venditore abusivo di caffè, esercita per sopravvivere. I racconti che Manfredi propina ai singoli avventori per giustificare la mano di legno, diversi per ogni incontro e adattati alla psicologia del personaggio, sono il leitmotiv ironico del film. Alla fine veniamo a sapere che la mano non è di legno, ma si tratta di un trucco per nascondere un arto paralizzato che spaventerebbe le persone. Lo stile di Nanni Loy è realistico – si ricordano le sequenze iniziali tra vento inclemente, pioggia e cigolare d’imposte -, il racconto del dramma umano è intenso e partecipe, la regia senza difetti. Per concludere dobbiamo accennare al rapporto di complicità che si crea tra padre e figlio, dopo che quest’ultimo è scappato di collegio per vivere con il genitore. Nel commovente finale il figlio finge un malore per salvare il padre dalla prigione. Nessuno se la sente di firmare la denuncia, neppure l’ispettore Adolfo Celi, tanto meno il carabiniere che è figlio di povera gente. Michele Abbagnano viene lasciato libero e può tornare a  vendere caffè sui treni. Un grande film che racconta la vita quotidiana, alternando commedia e tragedia, melodramma e ironia.

Gordiano Lupi
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