Capita a volte che la mente
non possieda la capacità
di accettare terribili realtà.
Essa mente spudoratamente
costruisce con la sua energia
Una realtà assai meno dura
scevra di tormento e paura
un inganno della fantasia
per non morire di dolore
qualcuno la chiama follia
O è solo allungare la via
dell’incontro con l’orrore.
Sino a quale punto una mente può arrivare ?
Questo è un interrogativo difficile da svelare!
S.M.
Il canto di una mamma amorevole, si spandeva nell’aria in tutta la dolcezza di una struggente ninna nanna.
La contessa Dubois, cantava mentre le sue braccia si muovevano in un movimento ritmico:
Fate la nanna coscine di pollo:
la vostra mamma v’ha fatto il gonnello
e ve l’ha fatto con lo smerlo in fondo;
fate la nanna coscine di pollo.
Ninna nanna, ninna nanna
il bambino è della mamma,
della mamma e di Gesù:
il bambino non piange più.
Fate la nanna e possiate dormire:
il letto sia fatto di rose e di viole
e la coperta di penne di pavone;
fate la nanna begli occhi di sole.
Ninna nanna, ninna nanna
il bambino è della mamma,
della mamma e di Gesù:
il bambino non piange più.
Al termine di quel tenero canto, appreso dalla balia italiana, la marchesa si alzò dalla poltrona in cui sedeva, e con delicatezza depose la piccola nella sua culla. Dopo aver appoggiato le sue labbra sulla fronte della bambina, uscì dalla cameretta, felice di aver assolto al suo compito di brava madre.
Si diresse verso la sua camera con l’intenzione di coricarsi.
“ Non mi piace che mia figlia sia addormentata dalla servitù” disse al marito, che era già disteso da poco sul letto:
“ Voglio che ella si addormenti fra le mie braccia”
“Domani la porterò a giocare nel parco”
Il marito assorto nei suoi pensieri, non ascoltava minimamente il farneticare della donna.
Maria invece di prepararsi per la notte, si sedette su lo sgabello di velluto rosa,aprì un cassettino e come di consueto estrasse la foto della piccola Blanche.
“ Tesoro mio domani ti condurrò nel parco e ci divertiremo a raccogliere le viole, proprio come piace a te”
“Non mi sottrarrò mai più alla tua compagnia”
Dopo aver fatto la sua promessa alla piccola Blanche, la marchesa, ripose la foto della bambina nel cassetto e si preparò per la notte.
“ Preparate la carrozza per domani, alle dieci in punto voglio partire ordinò Auretta al cocchiere, voglio recarmi a Cascina a Villa Dubois”
Auretta, arrivò alla Villa dell’amica, verso le undici, la servitù accompagnò la contessa nel grande parco della Villa, in una piccola radura dove Maria era intenta a raccoglier le viole.
“Blanche ce n’è una accanto al trifoglio, ecco, ecco, ce ne sono ancora proprio dietro la siepe di bosso.”
La marchesa indaffarata come era non si accorse di Auretta, fino a che non fu chiamata dall’amica, che salutò con un sorriso.
“ Vieni cara, aiutiamo la piccola Blanche a comporre il suo mazzolino” disse Marie rivolgendosi ad Auretta.
Raccolti i fiori, le dame rientrarono in villa. Dove li deposero in un vaso con l’acqua, Marie invitò la contessa, ad entrare nella cameretta della figlia.
“ E’ così contenta Blanche, oggi, perché ha molta compagnia, vieni andiamo a giocare con lei.”
Marie, mise la piccola sul suo cavallo a dondolo e loro si sedettero sul canapè.
“ Blanche, piccolina fai una cavalcata sul tuo cavallo bianco” disse Marie, alla figlioletta Auretta seduta accanto a Marie, la guardò negli occhi con dolcezza e inquietudine stava per dirle qualcosa quando, la marchesa si mise a cantare a Blanche la canzone del cavallino.
“ Cavallino arrò arrò prendi la biada che ti do’ te la do’ perché tu vada cavallino prendi la biada”
La marchesa giocava con la sua tenera Blanche, come non aveva mai fatto, ed i suoi occhi erano così luminosi, come non lo erano mai stati. Auretta la guardava, non aveva mai visto negli occhi dell’amica una luce così intensa. Marie sembrava una madre felice. Rinunciò allora a parlarle, lasciandola nella sua serena incoscienza.
Marie fissava il cavallino, e cantava ancora alla sua piccola Blanche la filastrocca:
“ Cavallino arrò arrò prendi la biada che ti do’ te la do’ perché tu vada, cavallino prendi la biada “
Auretta si alzò, con l’intenzione di salutarla, ma rimase impietrita, davanti al cavallino che aveva iniziato a dondolare, nonostante nessuno l’avesse mosso, prima piano poi sempre più forte.
Fino a fermarsi.
“ Sei stanca piccolina, forse è meglio fare un riposino” sentì dire dalla voce di Marie, mentre lei con le gambe di burro, si accinse ad uscire. Cercò la balaustra delle scale dove si aggrappò, come un naufrago alla deriva.
Marie, non si accorse che l’amica era uscita, forse non si era nemmeno resa conto della sua presenza.
Immersa nella sua follia, si chinò sul il cavallino, prendendo in braccio Blanche.
Una risata argentina, risuonò nelle stanze afone della villa. Il maggiordomo e la cameriera si guardarono rabbrividendo. Quella risata gli aveva fatto gelare il sangue.
Negli ultimi tempi a Villa Dubois, accadevano fatti sempre più inquietanti.
Marie, ripetè alla figlioletta con tutta la dolcezza di cui era capace, l’antico rito della ninna nanna, fino a che Blanche non si addormentò.
Il maggiordomo accompagnò Marie nella sua camera, sperando che la povera donna, con il passare del tempo, riuscisse a trovare la ragione, ed accettare la morte di Blanche.
Serenella Menichetti
il delicato realismo che descrive con maestria un dramma umano