A cura di Augusto Benemeglio
BALTHUS E LE SUE FANCIULLE IN FIORE
1.LA RUE
Sono stato a vedere la mostra di Balthus, presso le Scuderie del Quirinale, insieme ai miei amici Alfonsina e Cesare. Quest’ultimo è una specie di alter Balthus , o, forse, meglio ancora , l’ombra di Balthus, nel senso che ne conosce i recessi , i sentieri e i paesaggi più reconditi dell’anima , conosce la genesi delle sue opere e la musica che fanno i suoi dipinti ( e di musica se ne intende, costruisce violini alla Stradivari) , in quella luce dorata da cui emergono giovani corpi di divinità femminili , conosce il passaggio segreto in cui il corpo si rivela uscendo dall’infanzia , per cui è in grado di guidarti nelle stanze del museo come fosse la sua dimora naturale ; per lui quell’interregno dell’arte e della cultura è una finestra aperta alle sue antiche reminiscenze, ai suoi presagi, alle sue intuizioni , alla intima corrispondenza della gloriosa ed effimera identità di uno stregone , o satiro, come Balthus , costantemente innamorato di fanciulle che sembrano emergere da una luce dorata , divinità bambine che vengono colte nel momento del passaggio in cui il corpo si rivela uscendo dall’infanzia . Insomma, se tu vuoi sapere il perché o il percome di certe atmosfere, di certi gesti sospesi , la disposizione dei personaggi , il colore, l’aria, la ritualità , la tensione che permea lo spirito dei personaggi , il loro gioco sottile di seduzione , lui ti spiega tutto per filo e segno , e ti dice anche com’era un’opera simbolo dell’arte di Balthus come “La Rue” , – il grande olio su tela (195×240) sul quale ci soffermiamo almeno una mezzoretta, – prima di essere accettato dal Museo dell’arte moderna di New York. “ Vedi ad es . la mano del ragazzo, sull’estremità sinistra della tela che cerca di trattenere la ragazzina ?, beh, quella mano . caro Augusto , stava un po’ più in basso di dove ora la vedi, mi fa Alfonsina, con un po’ di malizia. E ne abbiamo le prove certe, basta esaminare la tela e si vede il rifacimento della mano. Mani che , peraltro, -dice Cesare, – Balthus non seppe mai fare veramente bene.
Io parlo di un che di surrealismo, simbolismo, o, meglio, iconologia , e anche metafisica , con quelle marionette messe in mezzo a strade che per costruzione prospettica e teatrale, schema geometrico, densità e ordine matematico, somigliano alla pittura toscana del quattrocento , così come il volto della bimbetta con al racchetta da tennis sembra realizzato da Piero Della Francesca. Sì, questo è vero, – dice Cesare -, del resto sappiamo tutti che Balthus nel 1927 venne in Italia e scoprì i pittori della sua vita, Piero e Masaccio ( che lo rivedi nel volto tondo del ragazzo , al centro) , ma non parlarmi di surrealismo. Qui non c’è niente di surreale. Se mai parliamo di realismo magico. Ti dirò che , se mai , lui iniziò con un debito verso gli impressIonisti , e ciò lo puoi vedere meglio nel riferimento luministico (me lo mostra, sul computer) della prima versione di questo quadro , che è del 1929 . Del resto i suoi primi maestri furono Bonnard e Derain, e lui era innamoratissimo di Cezanne, anche perché gliene parlava spesso “zio” Rainer Maria Rilke, l’amante di sua madre, Baladine, un’altra pittrice.
2.LES ENFANTS
La prima mostra personale di Balthus, alla Galerie Pierre, nel 1934, fu un mezzo fiasco , nonostante “La rue” e altre opere come “La toilette de Cathy” , “La Fenetre” , “Alice” e “La lezione di chitarra”, che poi avrebbero contrassegnato l’arte del giovane pittore parigino (Era nato nella capitale francese nel 1908) , con tutta una serie di giudizi critici talora contrastanti ( non è esente da influenze metafisiche, simb…oliste e surreale, i suoi temi riguardano soprattutto le sottili perversioni quotidiane , altri invece affermano che pè uno che resiste alla trivialità pubblicitaria,è schivo, appartato, la sua aspirazione è verso una grandezza anonima la sua arte è legata ad un tempo senza data e al mondo dell’infanzia.
E ci risiamo col surrealismo!, dice Cesare. Devi sapere che quando i suoi amici Breton ed Eluard lo vanno a trovare nel suo studio di rue Furstenberg , rimasero fortemente delusi delle sue opere che considerarono “banalmente realiste” e lui stesso ci ha sempre tenuto a ribadire che non aveva niente a che fare con quel movimento. L’unico a capirlo fu lo scultore Giacometti, che rimase invece piacevolmente sorpreso dai suoi dipinti . Chi si ostina a vedere in Balthus uno specialista ossessivo di ninfette non capisce un cazzo. Lui stesso dichiarò, Penso che l’erotismo che si trova nei miei quadri sia nell’occhio , nella mente e nell’immaginazione di chi li guarda. “ Le fanciulle in fiore e i gatti di Balthus sono le cifre del silenzio, la natura restituita alla sua essenza primaria , i precipitati alchemici di immagini di un sacro possibile concepito dentro una dialettica fra la verità e bellezza in cui risuonano gli echi insopprimibili di un patrimonio teoretico ed esperienziale per il quale l’arte è rima di tutto una devozione , un mistero mimetico. Insomma il suo dipingere è quasi una specie di preghiera , tipo “Les enfants Blanchard” , rielaborazione in pittura di un’illustrazione a china di “Cime tempestose”, in cui s’avverte la nostalgia dell’infanzia in una calda luce evocativa. E’ forse la stessa nostalgia che avvertì quando si trovò da solo di fronte all’opera di Piero della Francesca: “Essere solo con lui era quasi surreale, ero immerso nel cuore della pittura , nel cuore di quella che sapevo confusamente essere la più geniale delle pitture , Mi sembrava quasi di penetrare il segreto del mondo”.
Sì, ma col Gatto del Mediterraneè, come la metti, caro Cesare? E Alfonsina sorride, ammiccando, in attesa della prossima puntata.
3.IL GATTO DEL MEDITERRANEE’
Come fai a non dire che questo quadro non sia surrealista?
Ma no, ma no, – fa Cesare -, c’è tutto un equivoco; in questa circostanza , la grande tela (127×185) fu realizzata per il ristorante “La Méditarrenèe che si trovava in Place de l’Odéon , a Parigi, Balthus in quel periodo era impegnato nella realizzazione dei costumi e delle scene per un balletto di Boris Kochno dal titolo Le Peintre et son modéle , probabilmente influenzato dalle composizioni dell’amico illustratore Cassandre, concepì il quadro come insegna pubblicitaria , utilizzando un episodio realmente accaduto nella propria vita per illustrare le qualità del ristorante.
E quale sarebbe questo episodio?
L’incontro con Laurence, la figlia dello scrittore Georges Bataille, durante una cena estiva nel 1947, nel sud della Francia. Francoise Gilot, la compagna di Picasso presente alla cena, raccontò nelle sue memorie l’episodio . La ragazza, stanca degli sguardi insistenti di Balthus e delle chiacchiere che facevano tra loro gli artisti, si allontanò dal tavolo del ristorante verso il molo del Golfo Juan e poi scappò con una barchetta a remi. Da allora in poi, Balthus, che si era separato da poco dalla moglie , Antoinette de Watteville, dopo l’ennesima burrascosa lite , farà coppia con la giovanissima Laurence, che gli farà da modella in diverse opere fino al 1951, anno in cui troncarono i loro rapporti e la ragazza se ne andò definitivamente da Parigi dietro una compagnia teatrale e poi divenne comunista, sostenitrice dell’indipendenza dell’Algeria. Morì molto prima di Balthus nonostante avesse diversi anni di meno..
Nel dipinto, al centro della composizione , c’è un grosso gatto dalle sembianze umane, seduto al tavolo mentre impugna coltello e forchetta , e sulla tavola imbandita arrivano nel piatto pesci proiettati dall’arcobaleno La scena è ambientata in un porticciolo ; tra i flutti una ragazza su una piccola imbarcazione scossa dalle onde saluta maliziosamente in direzione del molo. Balthus è quindi il gatto e Laurence la ragazza-sirena che nel dipinto diventa una possibile preda del famelico felino? E così?
Sì, potrebbe essere anche così, se vogliamo ridurre un’opera d’arte nella banalità di un racconto nel contesto di un’inattesa iconografia che potrebbe essere interpretata – come dici tu – per surrealismo; ma, ripeto, il quadro aveva intenti pubblicitari, tant’è che rimase appeso per molti anni all’ingresso del ristorante La Mediterranée. Quando si parla di Balthus è difficile dare esatte definizioni. Balthus – disse uno scrittore – è indefinibile . Guardiamo ad esempio i suoi ritratti, sono tutti dei capolavori, prendi quello di Andrè Derain, quel corpo, quella vestaglia, quel volto corrucciato; o quello di Mirò e sua figlia ,sono due imperiali fragilità . Nei nostri anni non esistono dei ritratti così, di questa altezza, come non esisteva la straordinaria capacità di inventare adolescenti col solo intento di creare un’atmosfera magica, in cui ciascuna di loro si trova in un sogno, a un passo dall’estasi e dal risveglio . E’ per questo che parlo di realismo magico
E’ proprio così – interviene Alfonsina – io credo che tutta l’arte di Balthus sia volta alla ricerca della magia che si esprime in una situazione di passaggio, in un momento che si potrebbe rivelare tragico, un momento sospeso in cui l’artista riesce a far intravedere nella realtà rappresentata quella sorta di magia che lui stesso definisce “fessura” o “crac”. Nelle sue memorie scrive: Basta guardare, osservare , ed entrare. Soprattutto, basta amare. E in realtà se uno ama davvero l’arte, come me, ha la mente sgombra, libera da pregiudizi e allora anche tutto ciò che vi è di oscuro, di lontano, di profondo , ti si svela, ti si concede. Balthus portava con se sempre una lettera che gli aveva scritto Rilke, che diceva: A ogni mezzanotte tra il giorno che finisce e quello che inizia si forma una minuscola fenditura e qualora una persona molto abile giunga a introdurvisi essa uscirà fuori dal tempo per trovarsi in un regno libero dai mutamenti che noi subiamo.
4. Lelia Caetani
E siamo davanti a uno dei c.d. “testoni” di Balthus, il ritratto di Lelia Caetani ( Giovane donna in un parco), che è del 1935. Balthus aveva superato la delusione del flop (di pubblico ed economico, soprattutto, le critiche positive non erano di certo mancate) della prima mostra personale alla Galerie Pierre di Parigi, si dedicò al teatro, e su invito di Antonin Artaud disegnò le scene e i costumi dello spettacolo “I Cenci”, scritto dallo stesso Artaud.
I due artisti – dice Cesare – percorrevano strade parallele , e cioè la ricerca di una nuova espressività. In questo periodo il pittore , attraverso il genere del ritratto, propone figure di uomini e donne nelle quali svela mediante un gesto , una caratteristica fisica, uno sguardo, l’universo più intimo delle emozioni, restituendo così attraverso pochi elementi una verità simbolica, iconica del soggetto ritratto. Tra i molti ritratti che in quel periodo eseguì su commissione si distingue quello di Lelia Caetani, che era una principessa italiana , l’ultima discendente di Papa Bonifacio VIII , una delle tre grandi famiglie feudali di Roma (insieme agli Orsini e ai Colonna) , aveva sposato un duca inglese, Hubert Howard , e frequentavano il mondo artistico e intellettuale ( la stessa Mrs. Howard, come preferiva essere chiamata fonderà due tra le riviste più importanti in Europa, Commerce, a Parigi e Botteghe Oscure a Roma) , era molto amica di Derain, uno dei maestri di Balthus, che certamente favorì l’incontro fra i due. Anche Lelia, figlia di un musicista e di un’intellettuale americana , era a sua volte una pittrice , non di genio, certamente, ma neppure una dilettante, e ammirò subito l’arte di Balthus, tanto da chiedergli un ritratto. Il pittore , pur concependo il dipinto in maniera moderna , non rinunciò all’espressione del significato legato al rango sociale al quale la giovane donna apparteneva (con la sua morte, nel 1977, si estinse la famiglia Caetani) . Infatti , l’ambientazione invernale del dipinto e la figura dallo sguardo malinconico sembrano quasi allusioni alla storia illustre della sua famiglia.
A quel tempo – continua Alfonsina – la principessa di Bassiano , donna Lelia , erede di una grande fortuna , risedeva in uno degli hotel più esclusivi di Parigi, nei pressi degli Champs Elysèes e la sua frequentazione di artisti e intellettuali era di massimo livello. Balthus , – uomo e artista di estrema e assoluta eleganza – così lo definì Gianni Agnelli , che era un suo grande estimatore , e, per inciso , acquistò proprio Le chat de La Mediterranée di cui abbiamo discusso ,- entrò subito in sintonia con lei e la ritrae così com’era, una ragazza dalle braccia conserte che sembra appartenere ad un altro mondo. Il corpo si erge oltre la cima degli alberi e tutto alle sue spalle sembra appartenere ad un universo in miniatura. Il volto serio e la posizione curva, caratteristica comune nelle persone di alta statura , ci lasciano un po’ stupiti e sorpresi. A vederla così non si direbbe che la principessa era una donna molto attiva, piena di iniziative. Oltre a fondare e dirigere riviste letterarie importanti, frequentare il mondo dell’arte, aiutava la madre, Marguerite Chapin, nella cura del parco della Ninfa, uno dei giardini più belli e importanti del mondo. E fu in qualche modo antesignana di Italia Nostra per contrastare la devastazione (ormai senza tregua) del patrimonio artistico e salvaguardare il paesaggio italiano
Ma com’era per l’artista questa aristocratica italiana, il cui quadro si trova al Metrpolitan Museum di New York? Balthus la descrive in una lettera alla fidanzata Antoinette come “una spilungona , molto più alta di me, poco aggraziata ma dal viso non privo di un certo stile, abbastanza sedicesimo secolo italiano.
5.THERESE
“Nessun artista ha mai percorso una linea di demarcazione tra il lecito e l’illecito come il principe Balthus. Nessuno. Teresa ha undici anni ed è la sua modella preferita. Anzi, l’ha eletta a simbolo dei primi turbamenti sessuali dell’infanzia. Nessuno prima di lui aveva osato tanto. Ed è un tanto che schiera due fazioni contrapposte, che la pensano in maniera diametralmente opposta. Eppure…eppure vada come vada, Balthus, è un grande, anzi un grandissimo. La prova? Unico pittore vivente ad entrare al Louvre, quando agli altri viene chiesto almeno di…morire, poi si vedrà”
E’ uno scritto di Santiago pubblicato su “Arte e non Arte”, chiedo a Cesare che cosa ne pensa.
Mah…è vero che ci possono essere ancora oggi dei “guardoni” ipocriti e falsi
moralisti dell’arte di Balthus, ma non certamente due schiere contrapposte. E’ una esagerazione. Ormai dovunque l’arte di Balthus è riconosciuta come tale in assoluto. E poi in realtà non esiste alcuna scienza della c.d. perfidia anorosa, come scrisse qualcun altro. Nel ritrarre le adolescenti , Balthus non ha avuto altro fine , o altro mezzo nella vita, che farle riposare ad un passo da quella via di mezzo che sta tra l’estasi e il risveglio , tra l’infanzia e l’adolescenza, una sorta di guado metafisico. Se tu ci fai caso, anche quando le ragazze stanno diritte in piedi davanti a te , o appena uscite dal letto, e si guardano senza sorprendersi della loro nudità, davanti a una specchio , o affacciate , tutte vestite, alla finestra, quelle ragazze sono Balthus stesso, uniche e sole al mondo, con la loro profonda solitudine e il mistero dell’esistenza”.
Forse ognuno di noi vorrebbe essere loro, -prosegue Alfonsina,-
ogni donna è celata in quel mondo femminile di Balthus. Sono lì, ma – vedi? – stanno per conto loro , non danno confidenza, non ammiccano; e se tu potessi parlare loro e chiedessi a una di esse di dire una mezza parola, non avrebbero né tempo né voglia di risponderti e di rivelarsi. Così come ha fatto il loro padre Balthus, sempre schivo a qualsiasi intervista, esse potrebbero risponderti con un sorriso, o con il misterioso suono che sta nella mente di chi sta per uscire all’aria aperta come se avesse sognato di dormire nel proprio dominio adolescente. Ti direbbero come Balthus: vieni, e guarda. Ma che il tuo sguardo sia scevro da ogni pregiudizio.”
E allora veniamo a “Thérèes”, amici miei. Il quadro che ci sta davanti, e che è l’ultimo ritratto che l’artista dipinse prima di raggiungere il fronte alsaziano, dove fu ferito gravemente.
Dove siamo?
Siamo nello studio di Balthus – dice Cesare – e si è compiuta una cerimonia, il rituale della messa in posa della modella e la sua trasformazione in figura. Il pittore ha collocato Therese su una poltrona in una posa che poitrebbe essere intesa con malizia ,ma l’espressione seria della ragazza fuga ogni tracccia di abbandono lascivo. La modella – se guardi bene – non è semplicemente un corpo : lo sguardo di Therese informa lo spettatore sul contrenuto del dipinto.
E cioè?
Lo spirito che anima la ragazza – continua Alfonsina – è tra gli elementi indagati dal pittore, il grande tema dell’adolescenza è centrale . Balthus è consapevole della femminilità innata delle sue modelle , che predilige proprio perché non hanno ancora contraffatto artificiosamente i loro atteggiamenti. Dentro di loro si cela ancora l’infanzia che come sappiamo non si nasconde dietro falsi pudori. Il compito dell’artista è quello di riportare alla luce il breve periodo della vita in cui a fatica si abbandona: il mondo meraviglioso dell’infanzia.
Nel dipinto – riprende Cesare – , Balthus giunge all’espressione più autentica della propria visione: nel giovane corpo che traspare in filigrana la maturità, la padronanza di sè. Lo sguardo della ragazza ricorda lo sguardo misterioso di un felino, l’animale preferito dall’artista, il re dei gatti.
Chi era la giovane Therese, che fu modella in molti suoi quadri?
Therese Blanchard era la figlia di un suo vicino di casa, quando Balthus abitava a Parig, e l’aveva già ritratta insieme al fratello ne ” I bambini Blanchard”, una elaborazione in pittura di una tavola presene nelle llustrazioni a china di Cime tempestose.
Augusto Benemeglio
Grazie della esauriente spiegazione. Ho rivalutato l’arte di Balthus che avevo sempre considerato un voyer impenitente