A cura di Gordiano Lupi
Armiamoci e partite è una divertente commedia bellica girata con inconfondibile stile surreale da Nando Cicero che utilizza comicità slapstick citando a piene mani le comiche del cinema muto. L’incipit è un momento memorabile della pellicola, sceneggiato e girato stile vecchia comica, con Franco e Ciccio inservienti di un bar gestito da un irascibile Dante Cleri. Vediamo Martine Brochard nei panni di una sexy cameriera, alcuni avventori truccati come Oliver Hardy e Charlie Chaplin e un pugile suonato che tira cazzotti a ogni suono di campanello. Franco è un cameriere imbranato che per errore strappa le tovaglie, le usa come fazzoletti e tovaglioli, imitando Stan Laurel in un’identica interpretazione. Da vedere e rivedere queste sequenze iniziali per come sono girate e interpretate, mentre il resto del film è brillante, ma non raggiunge mai questi livelli.
Siamo a Parigi, nel 1914, Franco e Ciccio acquistano la cittadinanza francese ma non fanno in tempo a gioire che vengono chiamati sotto le armi per combattere nella Grande Guerra. L’ambiente delle trincee è ricostruito bene con grande uso di comparse e molti effetti speciali. Nando Cicero descrive una comica guerra di trincea in cui Franco e Ciccio ne combinano di tutti i colori, si offrono volontari per missioni perché la truppa fa dietrofront e loro restano in prima fila, finiscono per doversi liberare del corpo privo di vita di un generale inglese, rischiano di finire davanti a un plotone di esecuzione e travolgono con un incredibile umorismo verbale e mimico. Martine Brochard è la sexy spia che si finge ballerina, droga il generale inglese per farlo sembrare morto, ma viene sconfitta dai due soldati pasticcioni che senza volerlo portano in salvo l’ufficiale alleato. La parte in cui entra in scena la Brochard per irretire il generale anticipa la commedia sexy, che Cicero frequenterà negli anni successivi, con alcune sequenze calde e l’immancabile serratura per spiare la ragazza che si spoglia. La bella attrice francese, alla prima pellicola italiana di una certa importanza dopo aver fatto un po’ di televisione, compare seminuda in diverse sequenze, la vediamo con il vestito lacerato e subito dopo sotto il letto con il generale. Franco e Ciccio stemperano la tensione erotica con una parte comica ispirata al cinema muto. I due maldestri soldati rovinano l’incontro amoroso perché devono collegare una linea telefonica e a un certo punto credono di aver ucciso il generale che invece è solo drogato. Comincia una parte di pellicola che prevede un viaggio paradossale verso il fronte con un cadavere al seguito, nascosto nei modi più incredibili. Franco e Ciccio rischiano più volte la vita e alla fine si rendono conto che il generale è vivo, ma quando si risveglia, al rumore delle pernacchie, per poco non rischia di finire impallinato dal nemico. Il plotone di esecuzione grazia i nostri eroi perché il generale riconosce in tempo di essere stato salvato.
Un film interessante, soprattutto per le esplicite citazioni al cinema muto e al periodo delle comiche, ricco di trovate che vanno oltre le battute, ma sono soprattutto fisiche e mimiche. Il francese Philippe Clay è perfetto nella parte del generale, eccessivo come un personaggio dei fumetti, anche perché il suo vero mestiere è quello del mimo e ben si presta al ruolo del finto morto. Nino Terzo che butta il finto morto dalla finestra del treno perché pensa di averlo ucciso con un colpo di valigia è irresistibile. Gino Pagnani che conduce la fucilazione e fa l’occhiolino ai condannati perché ha un tic nervoso è un altro bel momento di comicità fisica. La barella double face con il generale sul fondo e un soldato sopra è un’altra trovata geniale. La caccia al corpo del generale che cade da ogni parte, si perde, ma non muore mai e viene sempre ritrovato è il leitmotiv del film. Franco ci regala anche una parte onirica sognando la Brochard e alcuni doppi sensi divertenti quando la sexy spia gli offre del denaro ma prima vuole vedere il corpo. Franco appare nudo (mostra persino il sedere), coperto da un ramo d’olivo, non ha capito che la spia vuole solo il corpo del generale. Una battuta in chiaro stile Franco Franchi va citata. “Signora, lei è mai stata a San Marino?”. Brochard: “No”. Franco: “Nemmeno io. Sarà stata un’altra coppia”. I bombardamenti sono da cartone animato, ma anche molte sequenze ricordano un tipo di comicità fanciullesco e genuino. Ricordiamo un aereo che precipita perché non riesce a mirare un centro disegnato dai nostri eroi. Sembra di vedere le Sturmtruppen di Bonvi che forse Cicero conosce, ma in ogni caso trama e sceneggiatura sono solide e senza sbavature, scritte da professionisti come Benvenuti, Steno, Vianello e De Bernardi. La fotografia nitida di Aristide Massaccesi (in arte Joe D’Amato) completa un’opera originale, ancora oggi godibile a livello di comicità surreale.
Nando Cicero (1931 – 1995) è un regista soprattutto di western (Il tempo degli avvoltoi) e commedie comico – erotiche (Il gatto mammone, L’insegnante, L’assistente sociale tutto pepe, W la foca!) dallo stile ben definito, caratterizzate da umorismo surreali, quasi da cartone animato. La sua scomparsa viene ignorata da mass media, addetti ai lavori e critica. Soltanto Marco Giusti su Il Manifesto gli dedica un articolo commemorativo intitolato Nando Cicero, morte di un re della commedia. Nel pezzo Giusti ricorda che rispetto a Mariano Laurenti, che all’epoca era un piccolo Lubitsch, Cicero era più autore, capace di grandi follie e stranezze, sempre molto spinto sul sesso e sui rumori di fondo. La critica non è così negativa nei confronti di Armiamoci e partite. Paolo Mereghetti concede una stella e mezzo, giudicando il film “uno dei più famosi capitoli dell’interminabile saga dei due comici”. Marco Giusti parla di un “grandissimo Franco & Ciccio movie” e non ha torto. Il critico romano argomenta la sua tesi: “In mano a Cicero, il film sembra una vera commedia di guerra, con un cast fenomenale. Sceneggiatura fantastica. Franco mostra persino il sedere”. Riportiamo per dovere di cronaca la leggenda che nella copia francese del film Franco Franchi mostrerebbe il membro in erezione, invece che nascosto dal ramo di ulivo. Due stelle per Morando Morandini: “Novantaseiesimo film della coppia – e uno dei dieci del 1971 – della copia Franco & Ciccio, scritto da sei sceneggiatori, tra cui Raimondo Vianello. Il modello da parodiare è vagamente Uomini contro (1970) di Francesco Rosi. Ridanciano e arruffato”. Non condividiamo. Pino Farinotti fa di peggio, perché assegna una stella e si limita a raccontare la trama.
Regia: Nando Cicero. Soggetto: Giulio Scarnicci, Enzo Tarabusi. Collaboratore al trattamento: Steno. Sceneggiatura: Giulio Scarnicci, Leo Benvenuti, Piero De Bernardi, Raimondo Vianello, Nando Cicero. Ispettore di Produzione: Enrico Pili. Aiuti Registi: Roberto Parlante, Luigi Oliviero. Montaggio: Lina Caterini. Effetti Speciali: Gino Vagniluca. Scenografia: Amedeo Mellone. Fotografia. Aristide Massaccesi. Costumi: Luciano Sagoni. Musiche: Carlo Rustichelli, dirette da Bruno Nicolai, canzone cantata da Gianna Spagnuolo. Direttore di Produzione: Renato Panetuzzi. Interpreti: Martine Brochard, Anna Maestri, Alfonso Tomas, Renato Pinciroli, Dante Cleri, Gino Pagnani, Nino Terzo, Alberto Sorrentino, Aldo Bufi Landi, Philippe Clay, Alfredo Adami, Fortunato Arena, Renato Baldini, Aldo Barberito, Luigi Bonos, Stuart Brisbane Colin, Efisio Cabras, Armando Carini, Pietro Ceccarelli, Consalvo Dell’Arti, Gildo Di Marco, Giorgio Dalfin, Angelo Giusto, Gipo Leone, Ignazio Leone, Renato Malavasi, Furio Meniconi, Eleonora Morana, Corrado Olmi, Stefano Oppedisano, Gennaro Palumbo, Vito Pecory, Jean Rougeul, Giuliano Sbarra, Luca Sportelli, Luigi Tasca, Liliana Terribile, Amedeo Timpani, Nino Vingelli, Richard Watson. Una coproduzione Goriz Film spa (Roma) e Francoritz Produzione sarl (Parigi) realizzata da Luigi Rovere. Interni: Studi De Paolis Incir (Roma).
Alcune sequenze del fantastico incipit: http://www.youtube.com/watch?v=SW5f7y78U9A
Gordiano Lupi
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