«Julian non è un eroe, non è un ribelle. […] Probabilmente per Julian il giusto riferimento letterario non sarebbe Amleto. Non esiste un giovane Amleto qui tormentato dai dubbi, che si interroga sull’“essere o non essere”. Julian rappresenta un figlio piegato dal passato e dal presente dei padri capitalisti, è più il figlio Osvald Alving (Spettri, Ibsen) che sta per ereditare dal dissoluto padre una malattia, Julian non fa altro che rifiutare questa contaminazione e muore come in un’eutanasia». (pag.174)
Pier Paolo Pasolini è stato uno dei più grandi artisti e intellettuali del Novecento. Grazie alla sua versatilità, si distinse in diversi ambiti del sapere umanistico, lasciando contributi come poeta, scrittore, regista, sceneggiatore, giornalista, cineasta e drammaturgo.
A pochi mesi dal centenario della nascita di Pier Paolo Pasolini (avvenuta il 5 marzo 1922), un nuovo volume nella collana Essai delle Edizioni Metauro, approfondisce il tema del Potere nel teatro pasoliniano, mettendo in luce lo spazio che occupa il corpo nelle rappresentazioni del potere.
Tra le varie letture alle quali si presta l’opera di Pasolini è possibile individuare anche una dimensione performativa del fascismo che si concretizza nel corpo.
All’opera di dissacrazione messa in atto dal nuovo Potere, Pasolini oppone la realtà del corpo e l’energia che questo sprigiona sulla scena con la sua materialità, il suo farsi e disfarsi. A questo si deve aggiungere l’osservazione-trasfigurazione del proprio corpo che subisce una crescita di importanza nel tempo, con la grande svolta della metà degli anni ’60 in cui Pasolini dichiara di voler “gettare il mio corpo nella lotta”, proprio in concomitanza con l’ingresso potente nel teatro.
Katsantonis si sofferma sul modo con cui il potere si esercita, si consolida e si definisce sulle tragedie Orgia, Porcile e Calderón.
SINOSSI
L’attraversamento del corpo nel teatro di Pasolini presenta una caratterizzazione in più rispetto agli altri linguaggi: la “parola” e il “corpo” sono di fatto una coppia sinonimica. Il nodo tematico, problematico e critico, non è tanto definire la centralità del corpo nel teatro di Pasolini, quanto capire come essa si esprima e quali segni emetta. Georgios Katsantonis elegge un canone breve ma esatto, comprendente tre testi che riguardano «il corpo in preda al desiderio sadomasochistico (Orgia), il corpo con la sua viscerale motivazione erotica che sconfina nella zooerastia (Porcile), il corpo imprigionato, tra scissione e visionarietà (Calderón)». Tali scavi monografici tengono comunque conto del complessivo macrotesto pasoliniano e inoltre si rifanno a vari riferimenti comparatistici: Sade, Spinoza, Goffman, Calderón de la Barca, Strindberg, nonché alle teorie tardonovecentesche sul «divenire animale».
Le tre opere selezionate in questo studio illustrano un tentativo di lettura del potere nelle sue varie declinazioni simboliche: l’erotizzazione del fascismo (Orgia), la fine della polis (Porcile), la trasformazione della società in un universo concentrazionario, in diretta continuità con il sistema del Lager (Calderón). Lo scopo è di far risaltare la concezione filosofica e l’impegno politico che si nascondono dietro le drammaturgie pasoliniane, per vedere fino a che punto i connotati di quei poteri sono riconducibili al nostro mondo contemporaneo.
Titolo: Anatomia del potere. Orgia, Porcile, Calderón. Pasolinidrammaturgo vs. Pasolini filosofo
Autore: Georgios Katsantonis
Prezzo copertina: € 22.00
Editore:Metauro
Collana:Essai
Data di Pubblicazione:2021
EAN:9788861561946
ISBN:8861561942
Pagine:298
Georgios Katsantonis è studioso di teatro e letteratura. Ha recentemente conseguito il dottorato di ricerca in Letterature e Filologie Moderne con lode presso la Scuola Normale Superiore di Pisa. Si è laureato in Studi Teatrali presso l’Università di Patrasso (Grecia). Si è specializzato in Letteratura, Scrittura e Critica teatrale, Università di Napoli “Federico II”. È stato relatore invitato a numerosi convegni in Italia ed Europa. Oltre a numerosi saggi in italiano e in greco, è autore della monografia “Le opere di Eduardo de Filippo sul palcoscenico greco”. Le sue ricerche sono volte allo studio del teatro otto-novecentesco, con particolare riferimento alla filologia testuale, ai rapporti intertestuali e interculturali, all’analisi e alla lettura critica dello spettacolo contemporaneo, al lavoro dell’attore e alla regia. Su Pasolini ha pubblicato Lessico e rituali di internamento nel Calderón di Pasolini : La società come istituzione totale? con la rivista internazionale “Studi pasoliniani” e L‘epifania estatica dell’Eros secondo Pasolini: “Orgia”, “Teorema” e “Petrolio” sulla rivista culturale “Scenari”. Nel 2017 ha vinto il premio Quinto della Fondazione Premio Internazionale Galileo Galilei di Pisa, dedicato a giovani studiosi stranieri che si sono distinti nel campo degli Studi sulla cultura italiana.