Alfredo Carosella con “A casa io e te” ci conduce attraverso un labirinto di emozioni e speranze, immergendoci nelle strade tortuose e affascinanti di una Napoli intrisa di storia, cultura e umanità. Il romanzo si apre con il terremoto del 1980, un evento che segna l’inizio del percorso di Mario.
Mario, portando con sé il peso di quel tragico evento, si trova a navigare tra due famiglie: quella di origine e quella dello zio Carmine e della zia Angela, da Posillipo al campo Bipiani, dove gli sfollati del terremoto trovarono rifugio temporaneo, per poi trasformarlo in casa permanente, Mario si muove tra zone contrastanti, cercando disperatamente un senso di appartenenza.
La trama si sviluppa con una delicatezza che rispecchia la cura con cui Mario prepara il suo caffè, una routine che diventa simbolo della quotidianità e della ricerca di normalità nelle situazioni più difficili. Il romanzo ci conduce attraverso le strade di Napoli, descritte con dettagli vividi e realistici, immergendo il lettore nell’atmosfera della città, quella più difficile e pericolosa.
«Pensi davvero che qui si possa avere “una vita normale?” Siamo solo dei poveri cani al guinzaglio. Puoi avere illusione di fare qualche passo ma se ti allontani troppo il collare ti strozza, e la lunghezza della catena non la decidi tu. Il fatto è che siano nati con il guinzaglio e quindi pensiamo che faccia parte di noi e a nessuno viene in mente che si potrebbe vivere anche senza. Pensa alle vacche che negli allevamenti intensivi e passano una vita intera guardando solo la mangiatoia, sempre uguale. Non lo immaginano nemmeno che fuori ci siano splendidi prati fioriti dove potrebbero vagare libere e mangiare quando hanno fame. Se una cosa non l’hai mai vista non la puoi neanche sognare.» (pag 138)
L’approdo di Mario, dopo la morte del padre, nel “Chiodo” con una speranza di cambiamento e di migliorare la sua esistenza e quella della madre si rivelerà non del tutto veritiera. Il “Chiodo”: questa costruzione in cemento grigio, con una piccola forma quadrata ma alta otto piani e finestre strette come feritoie, si mostrerà ostile e pericoloso. È un luogo che imprime sulla pelle il freddo dell’indifferenza e la durezza della vita.
Ma c’è Luigi, l’amicizia vera, in un posto desolato, quella che ti protegge, ti salva e ti dà sostegno. Luigi è la speranza che anche in un ambiente ostile ci possano essere persone che vogliono solo vivere una vita dignitosa, che cercano un raggio di luce tra le crepe del cemento.
E poi c’è l’amore, la speranza nell’amore, la tristezza dell’errore e la nascita di un figlio autistico che riempirà il cuore di Mario di sfumature nuove, di emozioni profonde. La solidarietà di chi soffre nella porta accanto ma è pronta a tutto pur di aiutare chi è in difficoltà.
E infine, quel segreto di famiglia che si ripresenta continuamente nella mente di Mario, anche di fronte a uno specchio dove si ha riflessa la propria immagine. Un segreto che si annida tra le pieghe del passato e che, forse, contiene la chiave per comprendere se stessi e il mondo intorno.
Riconosciuto con il premio “Talenti Vesuviani 2023” nella sezione “legalità”, il romanzo si distingue anche per il suo impegno sociale, rivelando la capacità di andare oltre la narrazione di una singola storia, contribuendo a una riflessione più ampia sulla società e sulla giustizia.
Carosella ci offre un ritratto vivido di Napoli e delle complesse sfaccettature delle relazioni umane, in ambienti difficili, rendendo questo libro una lettura interessante e piena di speranza. Questo libro non solo ha soddisfatto, ma ha superato di gran lunga le mie aspettative, è stato un viaggio emozionante, carico di speranza e rivelazioni sorprendenti. Lo consiglio vivamente!
“A casa io e te” è una lettura che non potete permettervi di perdere!
Titolo: A casa io e te
Autore: Alfredo Carosella
Prezzo copertina: € 15.00
Editore: La Bottega delle Parole (3 luglio 2023)
Lingua: Italiano
Copertina flessibile: 204 pagine
ISBN-10: 8894393143
ISBN-13: 978-8894393149
Citazioni tratte da: A casa io e te di Alfredo Carosella
Adesso so che le fotografie raccontano una verità parziale perché fermano nella memoria solo i momenti felici. (pag 44)
C’è qualcuno che è stato prezioso per me e che però ho accantonato troppo in fretta pensando di poter tornare a prenderlo quando volevo, che c’è sempre tempo, l’occasione giusta. Quando ho provato a farlo non sono riuscito a provare le emozioni di una volta, perché il tempo stende una patina grigia che, se non viene pulita, spegne ogni luce. (pag 58)
Ogni lavoratore ha il diritto di vivere in una casa decente, costruita come se fosse un tempio dove celebrare la sacralità della famiglia. (pag 78)
…non capisco come si possa trascorrere una vita intera portandosi dentro un giudizio inappellabile contro qualcuno che ha fatto del male molti anni prima, senza considerare che le persone crescono, possono cambiare e diventare migliori. Senza offrire a se stessi la possibilità di godere del piacere del perdono. (pag 82)
È difficile dirsi la verità quando senti che può ferirti in modo insopportabile. (pag 97)
La verità ci fa sentire nudi, ma non è la nudità dell’essere libero: è quella dell’essere che si vergogna perché è stato scoperto. (pag 112)
Mi sentivo come un piccolo fiore che spunta da un manto di neve solo perché ha sentito il calore di un raggio di sole, incurante del pericolo di essere colto o calpestato, pronto a fare la propria parte per offrire al prato gelato il suo contributo di calore e profumo, a ristorare un’ape e ad annunciare il ritorno della primavera. (pag 134)
Cosa si fa quando si prova la felicità? Si decide di festeggiare con le persone care, mangiando bene e brindando con un buon vino, provando a dimenticare le avversità della vita. (pag 172)
Katia Ciarrocchi
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