Comunicato stampa
Agata nel paese che non legge (NEM Editore, dicembre 2021) è un romanzo che parla di grandi libri, piccole librerie e coraggiose libraie.
Un brano dal libro:
Dunque, come ho già detto non mi hanno mai attraversato aspirazioni di natura artistica o in generale narcisistica. Lo dico, anzi, lo sottolineo perché tra coloro che ho incontrato negli anni a Lettere, perfino in un indirizzo come quello che ho scelto, orientato verso il lavoro specifico sui testi a discapito del proprio ego, ho trovato una percentuale di individui con aspettative estremamente elevate sulla propria affermazione pubblica.
La cosa non mi ha urtato più di tanto, poiché credo più nella condivisione dei sentimenti che delle aspirazioni. Anche se su queste ultime se ne può sempre discutere, sui primi no. Ma sono opinioni, certo.
Questo però non vuol dire che la cosa non mi abbia sorpreso, ecco, e la ragione è semplice. Non ho mai considerato l’eventualità di iscrivermi a corsi di laurea dove l’obiettivo finale non è cosa hai appreso, ma ciò che diventerai, preferibilmente con tutte le lodi del caso. Mi riferisco agli ingegneri, avvocati o anche chirurghi. Dove prima del nome contano i titoli e gli ordini professionali. Ecco perché all’annosa domanda su cosa avrei fatto da grande o chi avrei voluto essere domani, ho sempre risposto che mi sarebbe bastato continuare a fare ciò che facevo ieri; e che se fossi pure rimasta la stessa, sarei stata la donna più felice al mondo.
Non so, forse mi sbaglio, ma il vero trionfo non è arrivare in cima alla vetta più alta, ma non lasciarsi guastare dal viaggio. D’altra parte, io su un monte ci sono nata, e per realizzarmi ho compiuto il tragitto inverso, quindi c’è una certa coerenza nel mio approccio.
Invece, fin dai primi anni all’università, ho come avuto l’impressione che la maggior parte dei miei coetanei desiderasse essere qualsiasi cosa tranne ciò che eravamo in quel preciso momento.
Inoltre, non mi aspettavo arrivismo e competitività anche nella mia facoltà. Mi riferisco a un numero incalcolabile di aspiranti scrittrici e attori in erba, futuri critici letterari e drammaturghe dalla penna fertile; tutta gente che un giorno sarebbe stata famosa e ammirata, secondo i loro piani.
Alcuni sostengono che questa fissazione con la popolarità sia conseguenza della televisione degli anni novanta e che internet non abbia fatto altro che amplificare a dismisura il delirio collettivo di diventare famoso.
Non sono una sociologa e non mi affascinano particolarmente le scienze che si occupano di questi fenomeni. A me interessa la narrativa, fin dal giorno in cui è sbocciata la vocazione di cui sopra. Ma non come strumento per affermarsi o per sembrare migliore di ciò che sono.
Amo i romanzi come farebbe una madre con i propri figli. Ecco perché a suo tempo ho capito che in quel periodo avrei dovuto tenere le mie passioni per me e, soprattutto, che sarebbe stato necessario prepararmi ad affrontare ogni ostacolo. Poiché per amare disinteressatamente qualcosa che non sia davvero frutto del tuo grembo ci vuole coraggio, al giorno d’oggi.
Se poi si tratta di libri, be’, devo essere stata eccezionalmente testarda a sceglierli come pupi nel bel mezzo del Paese che non legge.
Titolo: Agata nel paese che non legge
Autore: Alessandro Ghebreigziabiher
Prezzo copertina: € 18.00
Editore:NEM
Collana:Le falene
Data di Pubblicazione:dicembre 2021
EAN:9788888903637
ISBN:8888903631
Pagine:276
Un estratto da uno spettacolo di presentazione del libro: https://www.youtube.com/watch?v=TbieKot_0Mc
Il Booktrailer: https://www.youtube.com/watch?v=MOoEBv1wucY
L’autore, che è anche attore teatrale specializzato nel teatro di narrazione, è al suo nono romanzo.