Recensione film “Agadah” per la regia di Alberto Rondalli
IL MANOSCRITTO PORTA AL MISTERO
Armi e fanciulle, mostri e cabala, gitani e scheletri, tante storie una nell’altra ossessionano notti e veglie del viaggio del capitano vallone van Worden, sogno o realtà tra Calderon e Borges. Con questa traduzione dell’ingannevole e famoso “Manoscritto trovato a Saragozza” (1814) di Potocki un cineasta appartato, sensibile, fuori norma, non ignaro del maestro De Oliveira, ci accompagna in un suo mondo di cappa e fate che sopravvive, romantico e orrido, nella fede illuminista, e trasforma il brand del romanzo “decamerone nero” in un sentiero di incontri col mistero in surplace tra
sostanza e credenza. Cast di corale centratura, qualche difficoltà di governo sull’enorme mole di spettacolo non convenzionale, ma tra i filmarelli e le gomorrate nostrane è un anello d’oro.
Silvio Danese
Titolo originale: Agadah
Nazione: Italia
Anno: 2017
Genere: Avventura, Fantastico
Durata: 126′
Regia: Alberto Rondalli
Cast: Nahuel Pérez Biscayart, Pilar López de Ayala, Jordi Mollà, Caterina Murino, Alessandro Haber, Umberto Orsini, Alessio Boni, Valentina Cervi, Ivan Franek, Marco Foschi, Flavio Bucci, Antonio Buil Puejo