A casa di Jo il caffè non finisce mai
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Il campanello: arriva Giovanna
Un solo tocco, asciutto e deciso… era arrivata anche Giovanna. Volitiva, determinata, ambiziosa: era l’amica che tra tutte rappresentava la concretezza della forza di volontà, dei sogni che non conoscono alibi, dei traguardi da raggiungere e subito superare. Giovanna era anche la generosità fatta persona, l’amica che si spoglia di tutto pur di renderti felice, che ascolta i tuoi desideri e cerca il modo di realizzarli. Riuscendoci, il più delle volte.
“Avete cominciato senza di me?” si lamentò con tono da bimba imbronciata di fronte al vassoio con le tazze già sporche. “Se non facevo il caffè Betty sveniva… adesso metto su un’altra macchinetta.” la tranquillizzò Sara.
Giovanna si accoccolò su un grosso pouf arancione, incrociando le gambe e poggiando il mento sulle mani giunte a coppa. Mani lunghe, sottili, morbide.
Con unghie corte, lucide, quasi trasparenti.
“Un po’ di smalto, no?” la stuzzicavano le altre, ma lei raramente cedeva. Al massimo un bianco latte o un rosa chiarissimo che si confondeva con il colore della pelle sotto l’unghia.
“Nel mio lavoro devo tenerle cortissime, e poi non mi sembra il caso di visitare i pazienti con unghie laccate rosse o marroni o fucsia. E poco elegante.”
Giovanna era medico, uno di quelli che non conoscono orari né onorari.
“Sono come gli anargiri dell’antichità.” si prendeva in giro da sola, ma in effetti spesso non chiedeva compenso, per i più diversi motivi: difficoltà economiche dei pazienti, o quando si trattava di conoscenti o amici degli amici, o ancora quando si trovava di fronte a regali e piccole attenzioni.69
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