Luchino Visconti e il neorealismo


A cura di Augusto Benemeglio

1. Ossessione
Quando Luchino Visconti fece “Ossessione”, nel 1941, in piena epoca fascista, nel periodo delle commedie rosa e dei telefoni bianchi , Vittorio Mussolini , che era anche critico cinematografico, andò a vederlo a Roma, e alla fine esplose facendo pollice verso: “Questo film è una porcheria, non è questa l’Italia”, e il film fu bandito, oppure tagliato, mutilato, presentato in forme diverse a seconda delle regioni, delle città, dell’influenza del fascismo di lì fino alla sua caduta definitiva , dopo Salò, nel 1945. Visconti aveva letto il libro di Cain, “Il postino suona sempre due volte”, in francese, tradotto da Duvivier, nel periodo in cui viveva in Francia ed era amico e assistente alla regia di Jean Renoir. Se ne era subito innamorato pazzamente e lo mise in cima ai propri pensieri nel caso in cui fosse riuscito a farne un film. E lo fece, il film, girato nella bassa Padania, aiutato un poco da organizzazioni di filocomunisti, ma praticamente senza mezzi veri e propri, e anche gli attori gli vennero incontro azzerando o quasi le loro pretese economiche, soprattutto la “diva”dell’epoca, Clara Calamai, a cui Luchino tolse tutti i bamboleggiamenti che ne avevano contrassegnato la carriera , le lavò la faccia con sapone autarchico, la spettinò, le mise addosso un vestitino da donnetta qualunque della Bassa , e lei si guardò allo specchio e gridò atterrita: Sonoun mostro!, mi hai ridotto ad un mostro, Luchino . E pianse disperatamente. No , ora sei una donna , una donna vera, quella che voglio, disse Visconti, e l’abbracciò affettuosamente . Ora sì che la Calamai era come le donne dei film di Renoir , il suo maestro dichiarato , ora sì che il cinema italiano cominciava ad avere una sua propria fisionomia , un suo valore, una sua storia vera , un suo stile che fu chiamato “neo-realismo” . Infatti , con “ Osssessione “ Visconti crea il “neorealismo” , termine che contrariamente a quel che si pensa non fu una corrente o un movimento culturale , ma un cinema di fatti , che nacque spontaneamente con propria forte autonoma personalità dei singoli autori ; il termine non è stato inventato dai letterati , o critici cinematografici dell’epoca , ma fu coniato da un “ montatore”, Maro Serandrei, a cui Visconti aveva mandato le” pizze” del film . “Mi mandò un biglietto su cui scrisse : Luchino , questo tuo film mi sembra neo-realismo.

2. La terra trema
E così fu dapprima neorealismo visconti ano , che si accentuò con “La terra trema“, che venne girato qualche anno dopo , nel 1946, sulle macerie di un’Italia devastata dalla guerra , ad Aci Trezza, il paese de “I Malavoglia” di Verga a cui Luchino pensava già da diversi anni . Decise di farlo con attori dilettanti del posto che parlavano solo il siciliano, perché l’”itagliano” – dicevano – è la lingua dei ricchi, e loro erano quasi tutti poverissimi piscaturi. Visconti fa i Malavoglia senza scrivere neppure un rigo di sceneggiatura . Lui spiega le situazioni, le scene , agli attori improvvisati e i dialoghi vengono creati direttamente da loro ( in fondo – dirà – è così che dovrebbero fare anche gli attori professionisti , avere il sentimento di quello che dicono). Però, però – dice Rondi – , andiamoci piano con la spontaneità, Visconti ci mette dentro “i fiamminghi” , ci mette dentro Modigliani”, ci mette dentro la sua cultura aristocratica , anche se lui nega e dice, Erano tutte cose del paese, le cornici erano così, un po’ barocche ; si sa che i siciliani assumono atteggiamenti o aspetti un po’ figurativi, sono essi stessi attori nati , quadri viventi, prendi due ragazze che stanno alla finestra, sembrano messe in posa da un pittore di fine ottocento.

3. Rocco e i suoi fratelli
Poi verranno Rossellini, De Sica, Zavattini, De Santis, Germi, Lizzani, ecc, ma l’iniziatore fu lui, Luchino Visconti, con “Ossessione”, che rappresenta tuttora un bel pezzo della storia del cinema italiano : Poi , nella “Terra trema” , Visconti sostituisce la fatalità dei vinti verghiani con il problema civile, la coscienza sociale, la storia come storia della lotta di classe di matrice marxista, ,il tutto poi troverà una sinfonia corale in Rocco e i suoi fratelli, epica dell’emigrazione interna, dove tutto è ancora pù teso e drammatico ,e si concentra sullo scontro fra la cultura del Sud e quella del Nord , sulla morte dei valori contadini a favore di quelli della nascente società industriale , nonché sullo scontro di caratteri che inevitabilmente ne deriva. “A Milano, lo scontro tra il sud e il nord e tutta una tematica che ne consegue , è qualcosa che perdura , disse Visconti nel 1976, alal vigilia della sua morte. Ma per me è con “La terra trema” che si conclude il ciclo neorealistico; dopo nessuno ha fatto più un film così , con gente così vera. Il neorealismo è stato per me una posizione morale che alcuni di noi avevamo assunto nei riguardi del potere , nei riguardi della situazione italiana , del disordine del dopoguerra, per chiarire dei problemi , o almeno denunciarli, è stata anche una corrente estetica.

4. La televisione e Proust
Avrei voluto fare Pirandello (questa sera si recita a soggetto), Puccini, poi Zelda Fitzegerald (ci vedo un tipo alla Mia Farrow), la bellissima giovane donna, la creatura scatenata , quasi presaga del suo destino, a fianco di un uomo complicato come Scott Fitzegerald, infine pazza, malata, sopraffatta dagli avvenimenti, e poi il mio Mann con la Montagna incantata, il progetto che mi sento crescere dentro ogni giorno di più. E Proust, il tuo amato Proust? Alla ricerca del tempo perduto? No, è troppo tardi ormai quelle città descritte da Proust non esistono più e non credo alla utilità poetica di ricostruirle. Proust però rimarrà un altro dei miei sogni , vorrei rirproporre uan galleria di ritratti prousticani , Odette, Swann, la Madre , tutta roba per la televisione, ma la televisione italiana è un disastro burocratico, non si riesce mai a combinare niente , lo farò magari con la televisione inglese.

5.D’Annunzio e la morte
Il 17 narzo 1976 , mentre sta finendo di girare “ L’Innocente “(perché D’Annunzio, gli chiedono? E perché no, D’Annunzio? Ormai lo si può riabilitare. Lasciamo stare le stupidaggini di contorno, il Vittoriale, l’impresa di Fiume , il fascismo. Pensa all’Alcyone , pensa al Notturno , sono due libri di sublime poesia), Luchino Visconti viene colpito da una forma grave di trombosi , e muore a Roma il 17 marzo 1976, trentacinque anni fa, quasi all’inizio della primavera, che in fondo era la stagione che maggiormente detestava. Le sue ceneri sono conservate , dal 2003, sotto una roccia sull’isola di Ischia , , nella sua storica residenza estiva della “ Colombaia”, assieme a quelle della sorella Uberta. Sulla sua tomba c’è soltanto una targa e due date, QUI RIPOSA LUCHINO VISCONTI (1906-1976). Nient’altro che questo , per un uomo colto e raffinato come lui che amava la scenografia , gli arredi sfarzosi , gli ornamenti estetizzanti e ricercati. Aveva capito , da sempre , che la morte è “ ‘na livella” e ad essa conviene l’arredo della più nuda semplicità.

Augusto Benemeglio

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