Angela Caccia – Nel fruscio feroce degli ulivi


Nel fuscio feroce degli uliviA cura di Renzo Montagnoli

Un’umiltà che è anche grandezza
Il titolo mi ha lasciato un po’ perplesso, poiché sono abituato a riconoscere negli ulivi, nelle loro forme contorte dovute anche alla forza del vento, un albero che nel dimostrare l’attaccamento alla vita infonde anche un senso di serenità, di pace. Come può essere allora feroce il fruscio di queste foglie, sospinte magari anche da una folata impetuosa? Ma la domanda che mi sono posto è sbagliata e leggendo le poesie che compongono questa silloge ho capito il perché, e di questo intendo parlare, discettando sul significato di quel feroce fruscio che è poi un compendio sintetico del pensiero di questa autrice.
Uomo e natura, ma anche natura e uomo, un essere vivente che ne è parte integrante, immerso nella stessa, regolato al pari di alberi, fiumi e perfino di inerti materiali come i sassi da una legge perfetta, per noi del tutto incomprensibile e che perciò ci intimorisce.
E’ per questo motivo che il fruscio diventa “feroce”, quasi apocalittico, con la speranza tuttavia che questo vento ci possa essere amico e di motivi di dubitarne ce ne sono parecchi, visto come l’uomo si atteggia a essere superiore e perfetto, oltraggiando la natura stessa.
Ma sarebbe semplicistico ridurre questa silloge solo a un rapporto con il mondo che ci circonda, poiché gli svolgimenti interessano temi diversi, ma al cui fondo c’è un’intensa vocazione di trascendenza che accompagna la innata spiritualità a una matura religiosità.
E tutto, anche analisi introspettive, si uniformano a questa sostanza, senza la quale tutto scorrerebbe senza che ce ne accorgessimo, ma tutto invece ha un senso e nulla accade per caso, ogni cosa sembra scritta in un libro ignoto, in una commedia della vita di cui siamo protagonisti, interagendo con gli altri, ponendoci quesiti di cui anche la poesia non ha e non avrà mai risposta.
Lo stile è semplice, ma, attenzione, ciò non vuol dire che sia elementare, bensì che  Angela Caccia sa perfettamente ciò che vuol dire e questo è esposto in modo chiaro, senza forse virtuosismi, ma anche senza ombre, quelle ombre di cui spesso i versi di altri autori sono infarciti, oscure per loro e ancor più buie per i lettori.
Oggi troppo spesso si producono poesie la cui ermeticità, più che frutto di un’ attenta elaborazione del proprio sentire, è il risultato di un mancato approfondimento, di una cura superficiale, che non offre scampo ai lettori, costretti a interpretazioni dissimili e per lo più astruse.
Non è il caso questo di Angela Caccia, che si propone limpida in un’umiltà che è la sua grandezza.
Nel fruscio feroce degli ulivi è una silloge eccellente, capace di portare a continue riflessioni, ma che s’addentra in punta di piedi nell’animo lasciando un corroborante senso di serenità.
Da leggere, quindi, senza alcun dubbio.

Angela Caccia si condensa in tre verbi che per lei focalizzano quell’agire reiterato che aggettivizza: curare, giocare, viaggiare.
Amare è voce del verbo curare, e Angela ha un piccolo grande mondo di affetti; un gioco non è mai fine a sé stesso, è un topos che riflette una precisa visione: negli scacchi allena logica e creatività, la prima la lega alla terra, la seconda la slancia; pigra ma col pallino di viaggiare – si addentra fuori per ritrovarsi dentro – ama gli orizzonti ampi della poesia:una stufetta appassionata / quattro ante di nuvole e di cielo / cicche a metà dimenticate// e poi / ampiezze crinali precipizi / ali di parole… // non sono qui / cercami altrove(sulla sua lapide in sintesi: visse felice nei suoi verbi). Abita nella conchiglia dove è nata, dov’è il calco dei suoi pensieri: Cutro in provincia di Crotone. Tra i concorsi vinti: Piazzetta (Salerno), Siracusa, Feile Filiochta International Poetry Competition 2003 (Dublino), Fiurlini (Olanda), Colapesce 2011, medaglia Presid. Repubblica al premio Insanamente 2012 (Rimini), Convivio 2012 (Giardini Naxos). Ha pubblicato Il canto del silenzio (ICI, Napoli, 2004).

Renzo Montagnoli Sito

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